2025-03-23
McGregor sfida l’immigrazione
Conor McGregor (Getty images)
Il lottatore si candida alla presidenza dell’Irlanda: «Il governo vuole firmare leggi sui flussi che dovrebbero passare da un referendum: salviamo il nostro Paese». Oggi su Instagram si fa davvero qualsiasi cosa, anche candidarsi alla presidenza del proprio Paese. È l’operazione compiuta ieri dal dublinese Conor McGregor, trentaseienne ex campione di arti marziali miste e oggi imprenditore (produce articoli disparati, dal whisky agli spray antidolorifici), il quale, appunto su Instagram, ha annunciato di voler partecipare alle prossime elezioni presidenziali irlandesi, fissate a novembre. «L’Irlanda si è impegnata ad attuare in ogni sua parte, entro il 12 giugno 2026, il Patto sulla migrazione e l’asilo nell’Unione europea», ha scritto l’ex lottatore in un post, «motivo per cui, di qui al giugno dell’anno prossimo, vari atti legislativi dovrebbero essere approvati e firmati dal presidente irlandese. Le elezioni presidenziali si svolgeranno entro l’11 novembre 2025: ebbene, chi altri si opporrà all’attuale governo e a questa legge? Lo farò io! Come presidente, proporrò che il disegno di legge sia sottoposto a referendum. Ma anche se io mi oppongo a un simile accordo, non spetta né a me né ai governi decidere: tocca al popolo irlandese. Con me come presidente, il futuro dell’Iranda sarà questo: tutti i cittadini dovranno avere la possibilità di esprimersi e di scegliere riguardo al proprio futuro!». Per poi chiudere con un canonico «Dio benedica il nostro popolo! Vota McGregor e fai sentire la tua voce!». Il suo punto di vista - radicalmente negativo - sulla gestione del fenomeno migratorio attuata dall’Irlanda, lo sportivo lo aveva del resto già espresso a chiare lettere qualche giorno fa a Washington, quando, gradito ospite del presidente americano Donald Trump in occasione della festa di San Patrizio, aveva dichiarato: «Stati Uniti e Irlanda sono fratelli e gli americani devono sapere che quello irlandese è un governo farsesco che non fa nulla per i suoi cittadini: l’immigrazione illegale, nel mio Paese, è a livelli record». Al momento non è ancora dato di sapere se i propositi politici di McGregor si tradurranno in qualcosa di concreto, ma intanto si può dire che questa sua autocandidatura rappresenta un sicuro salto di qualità, sul piano della cronaca, rispetto alle performance con cui il nostro si è fatto notare negli ultimi anni. Si va dal cazzotto rifilato, senza apparente ragione, al malcapitato Francesco Facchinetti nel corso di un party in un lussuoso hotel di Roma (ottobre 2021) all’aggressione nei confronti dell’uomo che vestiva i panni della mascotte della squadra di pallacanestro dei Miami Heat prima di una gara delle finali Nba tra gli Heat e i Denver Nuggets (giugno 2023) fino alle molestie verbali - nel senso che lo ha letteralmente rintronato di chiacchiere generando perfino dei meme - nei confronti di un attonito Cristiano Ronaldo, suo vicino di posto, durante un evento di boxe tenutosi a dicembre del 2023 alla Kingdom Arena di Riyad, in Arabia Saudita. Senza ovviamente dimenticare l’episodio di gran lunga più grave, ossia la condanna che l’Alta corte di Dublino gli ha di recente inflitto - 248.000 euro di risarcimento da versare alla vittima - avendolo ritenuto colpevole di aggressione sessuale nei confronti di una donna, Nikita Hand (Conor ha fatto appello). In attesa di apprendere se l’ex campione concorrerà davvero alla presidenza dell’Irlanda, fossimo nei suoi potenziali antagonisti non saremmo troppo tranquilli: non è infatti da escludere che, dopo essere stato un mancino letale sul ring, McGregor si riveli in grado di tirare botte da orbi - politicamente parlando - pure come destrorso.
Simona Marchini (Getty Images)