2020-12-16
L'asse Masi-Letta congela le nomine in Consap
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Gianni Letta e Mauro Masi (Ansa)
La piccola concessionaria assicurativa pubblica continua nel suo stallo. Prima dell'incontro previsto tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte si parlava di un accordo sul nome Vincenzo Cirasola, molto vicino a Ettore Rosato, coordinatore di Italia viva ma con un passato nelle assicurazioni Generali. Ora invece come nuovo amministratore delegato si fa il nome di Vincenzo Federico Sanasi D'Arpe. Da almeno due mesi una piccola società quotata dello Stato italiano tiene in scacco la politica e blocca le nomine ai vertici di partecipate ben più importanti. Si tratta di Consap, la concessionaria assicurativa pubblica, 200 dipendenti e un utile nell'ultimo di bilancio di 3,1 milioni. Eppure questa piccola realtà è più che mai strategica, non solo dal punto di vista nazionale ma anche geopolitico, per i rapporti con i grandi gruppi assicurativi italiani da tempo ormai sul mercato europeo. Capita così che martedì scorso, poco prima dell'appuntamento tra il leader di Itali viva Matteo Renzi e Giuseppe Conte, i giochi sembravano fatti per i nuovi vertici. In pratica come nuovo amministratore delegato sarebbe dovuto arrivare Vincenzo Cirasola, agente delle Generali a Bologna, nonché rappresentante sindacale degli agenti sempre delle Generali, ma con il rischio di essere incompatibile.A portarlo è stato Ettore Rosato, capogruppo di Italia Viva, da anni sempre molto attento alle dinamiche in Consap (lavorava in Generali come impiegato da qui la sua passione o esperienza per il mondo assicurativo), da momento che uno dei membri del consiglio di amministrazione è Daniela Favrin, sua storica collaboratrice, da maggio anche consigliere di Poste Italiane. Rosato sostiene anche l'attuale direttore generale di Consap, Vittorio Rispoli, che come molti altri confida di mantenere l'incarico dopo la buriana di questi mesi. Nell'accordo "Rosato" ci sarebbe dovuta essere anche la conferma come presidente di Mauro Masi, ex direttore generale Rai, sponsorizzato da Gianni Letta e Luca Lotti, simbolo di un Nazareno 2.0. L'incontro tra Renzi e Conte però salta. L'accordo non si trova. E così l'assemblea viene di nuovo rinviata. In barba anche all'emendamento di Valeria Valente che aveva concesso una proroga fino al 15 dicembre ai vertici delle società in house, non accontentandosi neanche della sanatoria per gli atti amministrativi portati avanti in questi mesi: i vertici infatti sono scaduti da aprile. Consap rimane così congelata, come un bastoncino findus» qualsiasi nel banco frigo di un supermercato. E tutto questo accade senza che il ministero dell'Economia, azionista di maggioranza e quello dello Sviluppo Economico, controllante, possano fare nulla. Ma a giovare di questa situazione è sempre Masi che continua a puntare i piedi per restare altri 3 anni nella concessionaria assicurativa, nonostante sia già in pensione e nonostante sia presidente di ben due banche e nonostante sia in Consap da 10 anni. Nelle scorse settimane come possibile nuovo amministratore delegato si era fatto il nome anche di Donato Iacovone, attuale presidente di Webuild (la nuova Salini Impregilo), un passato in Ernst Young nonché considerato molto vicino a Massimo D'Alema. Sarebbe stato proprio l'ex presidente del Consiglio a caldeggiare la candidatura per sbrogliare una matassa che continua a tenere in stallo le altre centinaia di nomine nei comparti elettrico (Gse, Gme e Acquirente Unico) e ferroviario (Trenitalia, Rfi e Busitalia). Ora le carte in tavola sono cambiate e in vista di venerdì, quando ci saranno forse prese le ultime decisioni a palazzo Chigi, il nome forte per Consap è quello di Vincenzo Federico Sanasi D'Arpe, già consigliere dell'ex senatore Dc Emilio Colombo, con un passato da presidente delle Assicurazioni di Roma, posto da cui se ne andò non senza polemiche. A sponsorizzare il nome di questo avvocato di Lecce è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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