2020-04-25
Mascherine sparite. Ora la Eco Tech incolpa il fornitore
Ancora nessuna traccia del carico da Shanghai. I Mondin accusano la Exor: la società è gestita da un sospetto evasoreLa Regione ha i dipendenti in telelavoro, ma sottrae a Protezione civile e altre categorie a rischio migliaia di protezioni. Serviranno al governatore pd, al suo vice e ai loro staff.Lo speciale contiene due articoliE anche il trentaduesimo giorno di attesa dell'avvento delle mascherine è passato senza l'epifania dell'aereo con il carico atteso da Shanghai: anche ieri la speranza di vedere atterrare i 7,5 milioni di protezioni per cui la Regione Lazio ha versato a metà marzo oltre 15 milioni di anticipo è rimasta tale. Il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori, lunedì aveva annunciato: «Con l'email del 20 aprile 2020 il consolato oltre a dare evidenza dell'effettiva esistenza delle mascherine rappresenta che allo stato attuale le stesse partiranno per l'Italia il giorno 23 aprile». Ieri sera non c'era però ancora traccia del volo e né in Regione, né alla Eco tech, la ditta a cui era stata affidata la fornitura, avevano notizie del cargo atteso dalla Cina.A dire il vero Ludovica Murazzani, il console aggiunto commerciale a Shanghai, aveva scritto nella mail summenzionata a Carlo Tulumello, capo della Protezione civile del Lazio: «Abbiamo parlato con lo spedizioniere locale (la comunicazione non è stata facile perché parla male l'inglese e non parla cinese) che ci ha rassicurato che la procedura burocratica per la spedizione è stata completata: dovrebbe partire con un volo cargo questo giovedì 23 aprile) per l'esperienza accumulata in queste settimane (…) se vi fossero problemi seri in dogana lo spedizioniere avrebbe già richiesto l'assistenza del consolato, cosa che non ha fatto». La spedizione è stata gestita dalla Exor sa, società svizzera, per conto della Eco Tech. L'avvocato della società al centro dell'intrigo, Giorgio Quadri, ritiene che la scelta della Exor come fornitore dei 7,5 milioni di Ffp3 e le Ffp2 sia stata «un errore», soprattutto in considerazione del fatto che la ditta italiana ha un socio cinese che «non appena è stato coinvolto è riuscito a far arrivare 2 milioni di mascherine chirurgiche», l'unica fornitura fino a oggi consegnata alla Protezione civile del Lazio dalla Eco Tech. Quadri ieri appariva scoraggiato: «Anche oggi l'aereo non è arrivato. Se arriva, lo farà da domani (oggi, ndr) in poi». Quindi ha commentato le notizie di giornata: «Dai quotidiani abbiamo appreso dell'esistenza di un fascicolo presso la Procura della Repubblica. Per questo nella mattinata di lunedì il signor Sergio Mondin e la signora Anna Perna (rispettivamente amministratore di fatto e rappresentante legale della Eco Tech, ndr) chiederanno di essere ascoltati dai pm titolari del procedimento al fine di chiarire ogni aspetto della complessa e articolata vicenda». Il legale, mentre gli parliamo, per l'ennesima volta sta entrando in Regione: «La Eco Tech ha agito in assoluta trasparenza con tutti i suoi interlocutori a partire dalla Protezione civile e dagli uffici della Regione Lazio. Se i miei clienti avessero voluto frodare la Regione sarebbero già spariti con gli anticipi. Ogni movimentazione finanziaria è tracciata e se truffa c'è stata questa è stata commessa nei confronti della Eco Tech». Il riferimento è ovviamente al distributore che avrebbe dovuto fornire le mascherine targate 3M, la Exor. «Gli abbiamo già inviato una diffida per la restituzione dei soldi che la Eco Tech ha anticipato per le protezioni, ma per ora le somme non sono state riaccreditate sul conto dell'azienda che rappresento. Nelle prossime ore verrà notificata una ulteriore diffida. Ovviamente la società ora risulta inadempiente nei confronti della Regione Lazio, ma si confida ancora nella possibilità di ottenere le mascherine e quindi di poter onorare il contratto. Purtroppo la Eco Tech non è più al volante della macchina, soldi e mascherine non sono in mano ai miei clienti».Adesso al volante c'è l'imprenditore milanese Paolo Antonio Balossi, classe 1975, che il 19 marzo aveva proposto alla Regione Lazio le sue mascherine a un prezzo molto più basso di quello proposto dalla Eco Tech: 2,53 euro per le Ffp3 e le Ffp2, contro i 3,9 e i 3,6 euro chiesti dalla ditta di Perna e Mondin. La Regione non aveva accettato e dopo circa venti giorni la Exor era ritornata in pista come fornitore della Eco Tech e «distributore ufficiale della 3M». Ma la multinazionale americana aveva smentito il legame.Balossi è indagato a Brescia per il reato di indebita compensazione, non avendo pagato tasse per 430.000 euro con una sua vecchia società, la Intimax Srl, di cui è stato amministratore unico e liquidatore sino al fallimento (avvenuto un anno fa), grazie all'utilizzo di crediti Iva fittizi, un reato tributario che comporta pene da 18 mesi a 6 anni. Con l'operazione denominata «evasione continua» la Guardia di finanza e la Procura di Brescia hanno individuato presso lo studio della commercialista Stefania Franzoni una «vera e propria fabbrica di evasione fiscale», dove venivano prodotti crediti fittizi e fatture false per operazioni inesistenti. L'indagine ha portato all'arresto di 22 persone e all'iscrizione sul registro degli indagati di un centinaio di fruitori dei servizi dello studio, tra cui Balossi. Si parla di false operazioni per un valore di mezzo miliardo di euro che avrebbero portato a 80 milioni di euro di illeciti guadagni.La Franzoni, arrestata a metà febbraio con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, è stato sindaco di una delle società controllate da Balossi, la BI international, la stessa che ha capitalizzato la Exor. Uno dei sodali dell'organizzazione di cui faceva parte la Franzoni, era l'avvocato Roberto Golda Perini, anche lui in affari con Balossi. Quest'ultimo nel 2017 aveva ceduto al legale finito in manette il 37,5 per cento della Intimax di proprietà della sua Bi international al prezzo di 225.000 euro. L'obiettivo era quello di traghettare la traballante Intimax e i suoi debiti in Ungheria. Ma l'operazione, come rivelato dal sito Etrurianews, non va a buon fine e allora viene disposta la cancellazione della cancellazione dal registro delle imprese italiane e viene risolto consensualmente anche il contratto di cessione delle quote. Nel febbraio del 2019 la società fallisce e Balossi se ne libera cedendola a un ottantottenne, tal Mario Terenzio.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/mascherine-sparite-ora-la-eco-tech-incolpa-il-fornitore-2645826143.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pero-zinga-fa-lo-stesso-incetta-di-dpi" data-post-id="2645826143" data-published-at="1587757370" data-use-pagination="False"> Però Zinga fa lo stesso incetta di Dpi Nella fase di distribuzione dei dispositivi di protezione, Nicola Zingaretti è riuscito a fare man bassa di mascherine. Nonostante le difficoltà di reperimento tramite società che hanno ottenuto gli affidamenti ma non sono riuscite a consegnare quanto promesso (questione finita nel mirino della magistratura), la Protezione civile laziale ha tolto degli scatoloni dal magazzino della Regione (quello in cui 30 volontari si occupano delle consegne) per riempire le stanze della presidenza della Regione Lazio, della vicepresidenza e della Giunta regionale. I dipendenti sono quasi tutti in smart working ed è difficile immaginare chi in quegli uffici potrà consumare tutte quelle mascherine. I numeri: la presidenza della Regione Lazio ha ottenuto 500 mascherine chirurgiche tre strati (quelle che hanno del materiale traspirante che funge da filtro tra due strati di tessuto non tessuto) e 7.000 mascherine monovelo (quelle usa e getta). Per un totale di 7.500 mascherine. Tutte a disposizione del governatore dem e di qualche collaboratore. Nello stesso elenco, ma qualche voce più sotto, è riportata la consegna alla polizia penitenziaria di Rebibbia, non poco esposta al contagio (le mancano perfino i termometri), alla quale, però, sono state assegnate solo 310 mascherine, tra Ffp2 e chirurgiche. L'altro carico da 90 è per la vicepresidenza della Regione Lazio, ufficio guidato da un altro dem, l'ex presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori, con 1.000 mascherine chirurgiche tre strati. Solo 1.300 in meno rispetto a quelle consegnate al Comando provinciale di Roma dei vigili del fuoco, che si sono sentiti dire dal ministero dell'Interno di usare il sottocasco d'ordinanza nel caso in cui la carenza di mascherine avesse colpito anche loro. Altre 1.800 mascherine reperite dalla Regione Lazio sono state assegnate dalla Protezione civile alla Giunta regionale. Nel documento depositato giovedì alle commissioni regionali che si stanno occupando delle spese messe in campo dall'amministrazione Zingaretti per reperire il materiale sul mercato, la Giunta regionale è riportata su ben due voci del report di consegna. Alla prima voce si attesta una consegna di 100 mascherine Ffp2, quelle più ricercate da sanitari e personale delle forze dell'ordine, di 400 mascherine chirurgiche e di 300 mascherine chirurgiche a tre strati. Per un totale di 800 mascherine. Alla seconda voce si attesta una consegna da 1.000 mascherine chirurgiche tre strati. Alla fine, quindi, gli assessori della Regione Lazio possono contare su 1.800 introvabili dispositivi di protezione. Poco meno di quelli consegnati alla Croce rossa laziale: 2.320 dispositivi. O alla Caritas, i cui volontari sono esposti al rischio contagio soprattutto nel centro di accoglienza messo a disposizione dei senza fissa dimora della capitale o durante le consegne dei pasti alle famiglie bisognose. Per loro solo 300 Ffp2 e 2.000 monovelo. Ovvero 500 dispositivi di protezione in meno rispetto a quelli per la Giunta regionale. «Dopo l'auto fornitura della presidenza del Consiglio dei ministri», commenta la consigliera regionale leghista, Laura Corrotti, «arriva anche l'auto fornitura della presidenza e della vicepresidenza della Regione Lazio. Il lupo perde il pelo ma non il vizio». Alla fine anche Zingaretti sembra aver fatto come Giuseppe Conte: non è riuscito a resistere alla tentazione di avere a sua disposizione scatoloni di dispositivi di protezione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)