2025-09-28
La studiosa che ama i palestinesi ma agli italiani dice: «Siete nemici»
Maria Elena Delia (Getty Images)
Chi è Maria Elena Delia, portavoce dei naviganti. Esondò sui social per il trionfo di Salvini.Il Manuale di San Remo e l’Onu sarebbero con Israele, ma i giuristi si dividono Il precedente del 2010, in cui ci furono 10 morti, suggerisce comunque prudenza.Lo speciale contiene due articoli.«Io avevo un lavoro assai remunerativo che però mi costringeva ad essere ingranaggio dello sfruttamento. Il privato deve diventare anche politico e questi sono tempi in cui è richiesta coerenza con i propri valori. L’indignazione fine a sé stessa lascia il tempo che trova, oggi siamo chiamati a rendere conto di ciò che pensiamo con la pratica, con la costruzione di un’alternativa concreta». Così spiegava la sua «diserzione» personale pro Pal l’attuale portavoce italiana del Global Movement to Gaza. Ospite d’onore dell’evento organizzato a Sassari nel dicembre del 2023 dal titolo «Disertare è lottare. Disertare per combattere. Un nuovo internazionalismo per la Palestina», Maria Elena Delia dava «un senso» agli orrori compiuti in territorio israeliano appena pochi mesi prima. «Certo è stato un fatto traumatico e molto di quello che c’è dietro al 7 ottobre ancora non lo sappiamo», diceva, «ma ha costretto il mondo a guardare in faccia la brutalità rappresentata dall’occupazione israeliana e ha gettato le basi per la possibilità di un nuovo internazionalismo che, partendo dall’appoggio alla Palestina, possa approdare ad una generale battaglia per l’autodeterminazione di tutti i popoli», ne riportava l’intervento MediterraNews. Torinese, 55 anni, laureata in fisica, un master in digital marketing alla London business school, su Linkedin si presenta come esperta in Digital marketing and communication strategy, social media management. Tra i soci fondatori del Team torinese X.0 Communication, (sviluppo e gestione di progetti di comunicazione in ambito culturale) si è occupata di strategia e social per il Centro conservazione restauro La Venaria, ma anche della promozione di un caseificio pugliese. Dal 2017 fa parte della giuria per la sezione Diritti umani del Life After Oil International Film Festival, contro l’uso delle risorse naturali utilizzate per la produzione di combustibili fossili.A favore della Palestina combatte da anni. Dal 2012 è consigliere all’interno del board della Fondazione Vittorio Arrigoni, «Vick», l’attivista rapito e ucciso a Gaza nel 2011 da una cellula di al Qaeda e al quale era legata anche affettivamente. «Pensare che dietro all’omicidio vi siano il Mossad o la Cia è l’ultimo oltraggio all’utopista che credeva di fare del bene», commentò Fausto Biloslavo, uno dei migliori reporter e corrispondenti di guerra. Nel 2008 Arrigoni riuscì a entrare a Gaza via mare con due barche del Free Gaza Movement di cui Delia era portavoce. «Noi c’eravamo fin dall’inizio, quindi essere coinvolta in un progetto che di nuovo porta delle barche verso Gaza rappresenta senza dubbio per me anche una questione molto personale», raccontava ad agosto su Altreconomia.it.A settembre postava sui social una sua foto con il libro Quando il mondo dorme di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, mostrando «Come passare il tempo in barca». Pochi giorni prima la sua dedica era per l’attore spagnolo Javier Bardem che si era presentato agli Emmy Awards 2025 con una kefiah al collo per invocare una Palestina libera. «Non amarlo non è possibile», commentava entusiasta l’attivista.Odia la Lega. Il 27 maggio del 2019, dopo il successo del partito di Salvini alle elezioni europee, Delia scriveva un post infuocato affermando che avrebbe ricordato quella data «come il giorno in cui aprimmo gli occhi all’alba della consacrazione di una destra folle e violenta, sregolata, senza alcun rispetto nei confronti dei più basilari diritti umani, incompetente, capace solo di un buon marketing elettorale a suon di slogan da nuovo ventennio». Seguivano parole durissime verso gli italiani che avevano votato Lega: «Oggi muore quel che ancora restava del mio rispetto, del mio affetto, della mia pazienza, della mia folle comprensione nei confronti di quei connazionali che hanno lasciato che il mio Paese arrivasse a toccare il fondo. Da oggi, per me, sarete estranei, stranieri. Nemici». Proseguiva: «La vostra pigrizia, il vostro ingurgitare come oro colato tutta la m… che vi viene fatta digerire facendovela passare per caviale, la vostra incapacità di giudizio, l’aggressività che covate nei confronti dei più deboli, la vostra nauseabonda visione fascista e razzista del mondo, vi si ritorceranno contro come un boomerang. E io vivrò in attesa di quel giorno. Proprio qui. Sono la vostra vicina di casa, sono in coda dietro di voi al supermercato, sono seduta di fianco a voi sull’autobus, sono quella che non vi perderà mai di vista. E farà in modo che quel boomerang non tardi ad arrivare». Minacce singolari, da parte di un’attivista per la pace.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/maria-elena-delia-2674048260.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-acque-della-striscia-un-rompicapo" data-post-id="2674048260" data-published-at="1759047757" data-use-pagination="False"> Le acque della Striscia: un rompicapo La Global Sumud Flotilla si sta avvicinando a Gaza, ma resta aperta la questione delle acque territoriali di fronte alla Striscia. Israele aveva imposto forti limitazioni già degli anni Novanta, una serie di limiti messi per scritto con gli accordi di Oslo II del 1995. All’indomani dell’attacco del 7 ottobre Israele ha imposto però un blocco totale, anche ai pescherecci gazawi che uscivano tutti i giorni nonostante il blocco parziale imposto dal 2009. Il blocco totale viene contestato da molte organizzazioni umanitarie e da diverse nazioni, ma Tel Aviv si rifà al Manuale di San Remo sul diritto internazionale applicabile ai conflitti armati in mare del 1995, che codifica il blocco tra i mezzi consentiti. Questo manuale però scrive anche che il blocco non deve avere l’effetto di ridurre una popolazione alla fame e che le imbarcazioni neutrali non possono essere attaccate al di fuori delle acque territoriali, a meno che non sia certa la volontà di violare il blocco. La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare sancisce che debba essere garantito il passaggio delle imbarcazioni che portano aiuti umanitari e affermano la giurisdizione esclusiva dello Stato di bandiera quando la nave si trova in acque internazionali, vietando qualsiasi intervento armato a bordo. Infine ci sarebbe la Convenzione di Ginevra, a cui Israele però non aderisce, che prevede il libero passaggio di materiale sanitario e viveri indispensabili. Alcuni esperti di diritto internazionale considerano il blocco imposto da Tel Aviv come illegittimo, perché non c’è nessun conflitto armato marittimo in corso, mentre altri sostengono che quelle acque appartengono comunque ai Territori palestinesi su cui Israele non avrebbe una reale giurisdizione. Nel 2011 una commissione d’inchiesta Onu definì il blocco «legittimo» nel contesto di un conflitto internazionale, ma è la pertinenza di quest’ultima condizione che appare controversa. Tutto mentre il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha lanciato un avvertimento alla Global Sumud Flottilla di evitare di cercare di forzare il blocco israeliano, perché l’Italia non avrebbe potuto garantire la sicurezza. Una fregata della nostra marina sta infatti accompagnando il convoglio dopo l’attacco del 24 settembre ed è anche previsto un cambio di guardia con un altro mezzo navale a bandiera italiana. La Alpino ha sostituito la Fasan, ma senza che nessuno delle due navi agisca da scorta, come ha ribadito il responsabile degli Esteri, ma se ci fosse un attacco non rivendicato in acque internazionali, potrebbero agire con le stesse regole d’ingaggio contro la pirateria. Ogni miglio nautico percorso avvicina la Global Sumud Flottilla ed è difficile capire cosa possa accadere, anche perché nel 2010 la Mavi Marmara, una nave con a bordo 500 passeggeri, salpata per rompere il blocco, fu attaccata da Israele in acque internazionali e nell’assalto morirono dieci persone e oltre 50 rimasero ferite.
Un momento della manifestazione pro pal di Torino (Ansa)