2022-10-07
Ocse, Davos, Big tech Il sistema (in)visibile che governa il mondo
Marcello Foa (Imagoeconomica)
Nel suo ultimo libro, Marcello Foa spiega che mentre eleggiamo un nuovo governo, le scelte per le nostre vite si prendono altrove.Cosa c’è dietro? Ce lo domandiamo infilando la forchetta nello spaghetto al ragù all’ora del Tg, mentre passa la notizia che due esplosioni hanno distrutto il gasdotto Nordstream. Cosa c’è dietro? È il quesito che aleggia su certe cene fra amici, perplessi dalla lunare agenda politico-sociale dell’Occidente: genderfluid, cancel culture, transizione ecologica da completare in fretta e a qualunque costo. Il sistema (in)visibile, sottotitolo Perché non siamo più padroni del nostro destino (editore Guerini e Associati) ce lo spiega e ci aiuta a interpretare una realtà sempre più misteriosa.Con il suo ultimo saggio, da oggi nelle librerie, Marcello Foa ci fa capire qual è il filo conduttore, quali sono le forze che determinano scelte sociali, decisioni politiche che vanno a impattare con le nostre vite, i nostri valori. E ultimamente anche con le nostre bollette della luce. Continuiamo a eleggere parlamenti e governi ma le decisioni che contano vengono prese altrove; assistiamo impotenti alla distruzione della classe media; le crisi della nostra epoca (dal Covid allo shock energetico) sembrano imporre nuovi poteri e nuove sovranità. «È come se vivessimo immersi in una bolla», spiega l’autore, montanelliano di ferro, ex caporedattore Esteri de Il Giornale ed ex presidente della Rai, oggi docente universitario.I condizionamenti più evidenti sono quelli delle sigle sovranazionali. Essere esclusi dallo Swift bancario domattina significherebbe non poter più accedere al proprio conto (come accade in Cina in modo selettivo); seguire il dettato dell’Oms significa appiattirsi su scelte decise da un’élite riguardo a cure e vaccini (l’abbiamo sperimentato durante la pandemia); aderire all’Ocse vuol dire incaricare un arbitro - con composizione e finalità sconosciute- di prendere decisioni strategiche al posto dei parlamenti sovrani. La Svizzera ha rinunciato al segreto bancario sotto l’impulso decisivo dell’Ocse, che si è dimenticata di chiederne lo smantellamento per Stati americani come il Delaware, il Wyoming e il Nevada, di fatto i primi paradisi fiscali del mondo. «La galassia delle organizzazioni internazionali è vasta e riguarda tutti gli ambiti: industriale, farmaceutico, tecnologico, agricolo», approfondisce l’autore. «Studiarle significa essere consapevoli della loro capacità di condizionamento sempre più esteso e avvolgente. E queste strutture non contemplano il bilanciamento dei poteri preconizzato da Montesquieu. Agiscono come guardiani delle dighe di montagna, che determinano il flusso d’acqua dei fiumi e le cui turbine generano elettricità. In condizioni normali nessuno presta loro attenzione ma in tempi di crisi sì, perché se le paratie restano chiuse le pianure inaridiscono e la rete elettrica si spegne. Allora l’atteggiamento del guardiano della diga può essere indulgente oppure ostile, di certo è imprescindibile».A condizionare le scelte politiche è anche lo strapotere dei Big tech della Silicon Valley. Monopolisti assoluti in regime di libero mercato, Bill Gates, Jeff Bezos, Elon Musk, Larry Page e Sergey Brin (Google) hanno fatturati superiori rispetto al pil di molte nazioni e orientano la società più di quanto riuscissero a fare negli anni Settanta Cia e Kgb con la propaganda durante la Guerra Fredda. I nuovi padroni stanno a Washington, a Bruxelles, soprattutto a Davos. Sono i ragazzi del Wef (World economic forum). Lì si è iniziato a parlare di sviluppo sostenibile, di uguaglianza di genere, di decarbonizzazione, ovvero di tutti i temi di cui hanno riferito insistentemente i media fino a farli diventare priorità per l’opinione pubblica.«È più di un think tank», scrive Foa. «È anche una scuola che fa crescere le élites di domani. Vi aderiscono 1.400 membri di 120 nazionalità. Tra di loro ci sono il premier finlandese Sanna Marin, il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern, la leader dei Verdi tedeschi Annalena Baerbock, la cofondatrice di BLM Alicia Garza, la vicepresidente di Pfizer Vasudha Vats. E poi Emmanuel Macron, Matteo Renzi, Mark Zuckerberg, i cofondatori di Google. È interessante notare come gli alfieri dell’agenda globalista siano i partiti della sinistra moderata (dai democratici Usa al Pd italiano, dal Labour alla Spd), più ancora di quelli della destra liberal-conservatrice che, promuovendo anche l’identità, mostrano maggiori resistenze». In nome del pensiero unico, gli scettici vengono tacciati di «sovranismo», neologismo intriso di negatività affibbiato a chiunque contesti la narrativa dominante. Ne Il sistema (in)visibile, che verrà presentato martedì 11 ottobre a Milano alla libreria Rizzoli con Maurizio Belpietro e Peter Gomez, si legge che «la manipolazione semantica è traslata da una tecnica inventata dalla Cia ai tempi dell’omicidio Kennedy per screditare coloro che contestavano la versione ufficiale stabilita dalla Commissione Warren. Da allora è diventata un metodo: quando vuoi screditare qualcuno, lo accusi di essere cospirazionista o complottista». La character assassination oggi è la norma nel mondo politico e giornalistico. Foa approfondisce: «Ne so qualcosa. Quando nel 2018 fui nominato presidente della Rai, fui oggetto di una campagna di stampa furibonda, partita dalle colonne grondanti livore di molti media italiani e ripresa paro paro dalla stampa internazionale che, senza verificare nulla, mi ritrasse come un troglodita, perfino omofobo. Semplicemente non appartenevo all’establishment. Quando un giornalista come Gianni Riotta si arroga il diritto di redigere liste di proscrizione additando come no-vax e/o putiniani intellettuali tutt’altro che eversivi come Barbara Spinelli, Massimo Cacciari e Sergio Romano, si certifica la cultura dell’intolleranza». Lo stesso meccanismo vale per chi mostra perplessità sul predominio delle minoranze. Da Black lives matter alla Cancel culture, dal Me Too alla consacrazione del genderfluid: un modo alternativo per arrivare a globalizzare il pensiero. O ti allinei o sei fuori. Illuminante la vicenda di Blm, organizzazione definita cripto-terroristica ed emarginata quando alla Casa Bianca c’era Barack Obama, ma tornata al centro della piazza globale con un ruolo trainante (e corposi finanziamenti) durante gli anni di Donald Trump. In tutto questo il sistema mediatico si è trasformato in custode del potere. I giornalisti hanno smesso di seguire il motto di Dino Buzzati: «Racconta, non fare il furbo». Allora a chi dobbiamo credere? Poiché la verità non può essere controllata da un algoritmo, la risposta è in una battuta amara di Groucho Marx: «Il segreto del successo è la sincerità, se riesci a fingerla ce l’hai fatta».
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Dario Franceschini (Imagoeconomica)