
Manca persino una bozza, ma la Cgil ha già deciso che non va bene e merita una risposta da «fine del mondo» che non ci fu neppure coi massacri di Mario Monti. Bankitalia: «Il Pil si ferma a +0,8%, rischi sul sistema pensioni».Se, in vista della manovra finanziaria, a qualcuno cominciava a dare un po’ fastidio il battibecco tutto interno alla maggioranza (pro banche, contro banche, accise sì o accise no) ecco che a tagliare la testa al toro ci si è messa la Cgil. La quale con una sola seduta di assemblea generale è riuscita a garantire al centrodestra i diritti d’autore sul buon senso. Il sindacato guidato da Maurizio Landini in assenza di un testo di legge e persino di idee chiare da parte del governo, ha già deciso che farà sciopero generale. A prescindere. Non è la prima volta. Già lo scorso inverno si era pensato di applicare il medesimo schema. Stavolta c’è però del pepe in più. «La prossima legge di bilancio inaugurerà una lunga stagione di rigore e tagli alla sanità, a istruzione e ricerca, alla previdenza, ai contratti collettivi nazionali di lavoro pubblici, agli enti locali, agli investimenti», riporta una nota che a sua volta sintetizza l’ordine del giorno dell’assemblea che ha dato mandato alla segreteria nazionale «di verificare e definirne con le altre organizzazioni sindacali confederali le modalità e i tempi, utili a contrastare le scelte del governo in vista della manovra di bilancio». Ovviamente si tratta di una delega in bianco, dal momento che per leggere un primo scheletro del disegno di legge di bilancio bisognerà aspettare il prossimo 20 ottobre.La Cgil già sa che chiederà alcuni interventi, a suo dire, imprescindibili. Riforma fiscale alternativa e fondata sui principi previsti dalla nostra Costituzione: progressività, equità, capacità contributiva, lotta serrata all’evasione, conferma delle misure sul cuneo fiscale e contributivo in scadenza, restituzione del fiscal drag, incremento delle imposte su profitti, rendite e grandi ricchezze. «In alternativa a un’insostenibile riduzione della spesa pubblica che il governo ha annunciato, serve aumentare il gettito fiscale per investire nel Servizio sanitario nazionale, nel welfare pubblico e universalistico, nell’istruzione, nel diritto allo studio, in ricerca e innovazione, nella riconversione ambientale e nella transizione digitale del nostro sistema produttivo, nella salvaguardia dell’occupazione e nella creazione di nuovo lavoro stabile, nella prevenzione e messa in sicurezza del territorio, in interventi a sostegno delle politiche abitative e alloggi universitari». Premesso che chiunque vorrebbe avere più fondi per sanità, scuole, infermieri e alloggi universitari, suonano strane le richieste sul cuneo fiscale, sui temi della progressività fiscale visto che sono già presenti nel piano strutturale di bilancio, così come la lotta serrata all’evasione. Questo governo è il primo che utilizza la Guardia di finanza per sequestrare i gioielli di chi parte o decolla da Orio al Serio e ha 50.000 euro di debiti in via definitiva con lo Stato. In quanto poi a una eventuale tassa patrimoniale non stiamo nemmeno a commentare. Così come preferiamo sorvolare sul desiderio di innalzare la pressione fiscale sulle rendite finanziarie. In Italia siamo già al 26% e il capitale arriva a essere investito dopo una pioggia di tasse e imposte. Ma ciò che colpisce maggiormente della decisione aprioristica di indire uno sciopero generale è l’avversione all’austerity. Con una reazione che manco ai tempi delle forbici deleterie di Mario Monti.La Cgil ha più volte incontrato Enrico Letta incaricato dal Consiglio Ue di redigere un report sul mercato comune europeo. Dagli incontri è sempre risultata empatia reciproca. Lo stesso Letta e quindi il suo report si basano su un piedistallo che di nome fa «nuovo Patto di stabilità», esattamente il meccanismo che guiderà in modo rigido la prossima manovra del governo. È il nuovo Patto di stabilità che impone una dozzina di miliardi di tagli e nuove tasse. E questo avveniva mentre Landini era impegnato a rilasciare interviste su Repubblica in merito a temi non molto afferenti al lavoro. Quali l’autonomia differenziata e il premierato. Il tutto condito dal pericolo «fascismo». Un impegno così intenso che ci sono voluti oltre tre anni al sindacato a capire che la transizione green impostata dai socialisti avrebbe portato disoccupazione e povertà. Più o meno lo stesso tempo necessario per decidersi a scioperare contro Stellantis. Insomma, con questa opposizione il governo sembra poter dormire sonni tranquilli. Tanto più che i dati macroeconomici sembrano gonfiare le vele. Ieri si è scoperto che il saldo primario risulta in surplus dello 0,1% rispetto al deficit dello 0,4 previsto nel vecchio Def. Unico elemento da valutare con attenzione sono le osservazioni rese pubbliche ieri da Bankitalia. «Il Piano strutturale di bilancio include importanti riforme, ma presenta lacune riguardo le informazioni dettagliate sulla loro attuazione», ha sentenziato il capo del dipartimento di statistica. La stessa Bankitalia segna con la penna rossa la mancanza di stime sui conti strutturali per gli anni 2028 e 2029. Ma soprattutto lancia un messaggio sul lungo periodo. Con il Pil fermo a 0,8% e una massa di incentivi al lavoro il sistema pensionistico rischia di essere in pericolo. Forse la Cgil dovrebbe concentrarsi su questi temi. Sarebbe un bene anche per il dialogo democratico.
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Ansa
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