2022-08-21
Il mandarino dem dallo spintone facile inventato da Rutelli
Roberto Gualtieri e Albino Ruberti (Imagoeconomica)
Albino Ruberti ha lavorato sotto 4 sindaci. Gianni Alemanno lo voleva all’Atac Al via le indagini all’Asl Frosinone. Roberto Gualtieri sceglie Alberto Stancanelli.La nomina a stretto giro del nuovo capo di gabinetto del Campidoglio segna probabilmente il tramonto della stella di «Rocky» (così lo chiamano gli amici) Albino Ruberti, dimessosi dall’incarico due giorni fa dopo la pubblicazione di un video girato in una strada del centro di Frosinone che lo ritraeva mentre minacciava di morte il fratello di Francesco De Angelis, ex assessore regionale del Pd. Ieri infatti il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che aveva accettato le dimissioni di Ruberti «in attesa che venga chiarita l’effettiva dinamica dei fatti» affidando i poteri al vice capo di gabinetto, ha rotto gli indugi e nominato il suo nuovo braccio destro. A prendere il posto di Ruberti sarà Alberto Stancanelli, consigliere della Corte dei conti, attuale capo di gabinetto del ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini, ruolo che aveva ricoperto anche con la ministra Paola De Micheli. Nel frattempo gli esponenti del Pd romano si interrogano sul vero fattore scatenante della scena da far west che ha portato anche al ritiro della candidatura al Parlamento di De Angelis, a vantaggio del consigliere regionale viterbese Enrico Panunzi. A tenere banco finora è stata l’ipotesi, smentita dagli interessati, di una richiesta da parte di Vladimiro De Angelis, assicuratore e fratello dell’ex assessore, della sottoscrizione di polizze tramite la sua agenzia da parte del Comune di Roma, in cambio del sostegno elettorale alla compagna di Ruberti, Sara Battisti, consigliere regionale del Pd eletta a Frosinone. Ma un esponente della prima ora del Pd capitolino, spiega alla Verità di non ritenere questa ipotesi più verosimile di quella della diatriba calcistica fornita dai protagonisti: «Non credo a questa storia delle polizze. Avrebbe potuto dirgli sì e prenderlo per il culo», dando ad intendere che gli accordi politici spesso si basano su clamorosi bluff. La nostra fonte pensa che ci sia «dell’altro» e ricorda anche che a giugno non si parlava di elezioni anticipate alla Regione Lazio, dove senza la candidatura in Parlamento di Nicola Zingaretti si sarebbe dovuto votare tra aprile e maggio del 2023. Sarebbe quindi poco credibile una trattativa serrata al punto tale da arrivare a una rottura così violenta. Inutili i nostri tentativi di farci dare la ricostruzione del fatto dallo stesso Ruberti, il cui telefono ieri squillava a vuoto. A fare chiarezza sarà forse il lavoro della Procura di Frosinone che ha già disposto l’acquisizione del video, sempre che ravvisi ipotesi di reato perseguibili d’ufficio. Mentre sul fronte delle polizze, dopo che è circolata la notizia che l’agenzia di De Angelis sarebbe fornitore della Asl di Frosinone (dove la moglie dell’assicuratore eserciterebbe la professione di psicologa) , l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha disposto una verifica. In una nota diffusa ieri la Asl ha dichiarato la sua disponibilità a fornire alla magistratura la documentazione sulle gare espletate, evidenziando che nell’ultima, risalente al 2021, «sono stati assegnati vari lotti ad altrettante compagnie primarie europee». Al momento, quindi, l’unica certezza è che l’intemperanza di Ruberti, non nuovo a certi comportamenti, segna una battuta di arresto in una carriera iniziata nel 1998, sotto l’egida di Francesco Rutelli, quando Ruberti viene nominato amministratore delegato di Zetema, la municipalizzata romana che si occupa di cultura e turismo. Poltrona che il figlio dell’ex ministro socialista ed ex rettore dell’Università La Sapienza Antonio occuperà ininterrottamente fino al 2017, attraversando indenne l’avvicendamento di quattro sindacature. Compresa quella di Gianni Alemanno, durante la quale, nel 2012, Ruberti si trovò letteralmente ad un passo dall’essere nominato ad di Atac, decidendo di rinunciare alla proposta mentre era in attesa di essere ricevuto dal primo cittadino. La trasversalità di Ruberti, incaricato da Rutelli, confermato da Walter Veltroni, da Alemanno e da Ignazio Marino, probabilmente è stata agevolata dal ruolo di segretario generale dell’associazione Civita (nel cui organigramma sono presenti Gianni Letta e Nicola Maccanico, solo per citarne alcuni) ricoperto dal 2009 al 2018. Non bisogna dimenticare anche il fugace passaggio di Ruberti a Laziocrea, in qualità di presidente dove percepiva un compenso di 80.000 euro. Nulla rispetto a quanto incassato con Civita, dove la somma degli emolumenti percepiti dall’associazione e dalle controllate Civita cultura holding srl e Opera laboratori fiorentini spa ammontava a 361.000 euro, ai quali andava sommato lo stipendio pagato da Zetema, superando così lecitamente, grazie ai compensi percepiti dall’associazione, il tetto massimo dei 294.000 euro fissato nel 2012 dal governo Monti per i manager pubblici.Nel cursus honorum di Ruberti l’incarico di maggior prestigio è quello di capo di gabinetto del presidente della Regione Lazio, Zingaretti, ricoperto dal marzo 2018 al novembre 2021. E proprio nell’autunno 2018, in concomitanza con la candidatura di Zingaretti alla segreteria nazionale del Pd, durante una kermesse elettorale, c’è la prima intemperanza pubblica di Ruberti. Il quale respinge tra urla, spintoni e mani addosso un gruppo di animalisti, al grido di «Te gonfio…». Episodio raccontato all’epoca dalla Verità con tanto di pubblicazione del video dello scontro. All’epoca inoltre Ruberti era finito al centro del critiche per non aver mai conseguito la laurea. Un vulnus che da una successiva versione del suo curriculum risulta sanato con una triennale da «operatore dei beni culturali».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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