2020-06-11
Mancata zona rossa, i pm interrogano Conte
Il premier sarà sentito domani : «Non sono preoccupato». Toccherà anche ai ministri Lamorgese e Speranza. Pronte altre 150 denunce dei familiari delle vittime del Bergamasco per i ritardi nell'applicare il blocco. Salvini: «Chi ha sbagliato deve pagare».La Procura di Bergamo da ieri ha deciso d'interrogare come «persone informate dei fatti» il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il ministro della Salute, Roberto Speranza, e quello dell'Interno, Luciana Lamorgese. Gli interrogatori dovranno svolgersi negli uffici del governo a Roma, come richiesto dagli interessati, ed entreranno nell'inchiesta per il reato di epidemia colposa aperta dai primi d'aprile dal procuratore di Bergamo, Maria Cristina Rota. Le audizioni dovrebbero svolgersi in tre giorni. Assieme a premier e ministri, e agli esponenti della Protezione civile, già sentiti ieri in mattinata, potrebbe essere interrogato anche Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità. Conte, che dovrebbe essere sentito domani, ieri ha dichiarato: «Non sono affatto preoccupato. Riferirò doverosamente tutti i fatti di mia conoscenza».NEMBRO E ALZANODa due mesi, con i due sostituti Paolo Mandurino e Fabrizio Gaverini, il procuratore Rota indaga sulla ritardata istituzione della «zona rossa» che ai primi di marzo avrebbe dovuto isolare Nembro e Alzano Lombardo: i due Comuni bergamaschi dove a fine febbraio era stato individuato uno dei primi focolai di coronavirus in Lombardia. La nuova tornata d'interrogatori segue quella già avvenuta il 28-29 maggio a Bergamo, quando il procuratore Rota aveva ascoltato - sempre come persone informate sui fatti - il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l'assessore al Welfare, Giulio Gallera. Uno dei punti centrali dell'inchiesta penale punta a stabilire a chi, tre mesi fa, spettasse il compito d'isolare i Comuni bergamaschi più colpiti dal coronavirus: se alla Regione o al governo. Fontana e Gallera si sono detti certi che la scelta toccava a Roma. L'assessore Gallera, in particolare, ha dichiarato che la richiesta ufficiale di creare una «zona rossa» attorno ad Alzano e Nembro era stata presentata dalla Regione la sera di martedì 3 marzo a Busaferro, e al telefono il capo dell'Istituto superiore di sanità gli aveva confermato che la richiesta lombarda sarebbe stata immediatamente inoltrata al governo.scontro stato-regioniA quel punto, però, mentre la situazione del contagio a Nembro e Alzano stava già precipitando, tutto inspiegabilmente si era bloccato: il 4 marzo era trascorso invano; la mattina del 5 marzo nei due Comuni erano poi arrivati i camion dell'esercito, e Gallera ricorda che quella mossa aveva convinto tutti che l'isolamento fosse imminente. Al contrario, ancora per tre giorni non era accaduto nulla. Alla fine, il lock-down a Nembro e Alzano era arrivato soltanto l'8 marzo, quando il governo aveva deciso che tutta la Lombardia dovesse trasformarsi in «zona rossa». Ma i quattro giorni in più d'attesa, purtroppo, avrebbero trasformato Bergamo in un terribile focolaio di morte. Il governo centrale contraddice questa lettura dei fatti, e scarica tutte le responsabilità del ritardo sull'ente locale: «La Regione Lombardia», ha sottolineato più volte Conte, «non è mai stata esautorata dalla possibilità di adottare proprie ordinanze, anche più restrittive, in base alla legge 833 del 1978». Quella norma in effetti attribuisce alle Regioni la potestà d'intervenire in casi d'emergenza sanitaria. Lo stesso Gallera ha ammesso che «effettivamente la legge l'avrebbe consentito», ma ha aggiunto non avrebbe avuto alcun senso che la Regione intervenisse su Nembro e Alzano, visto che era stata informata dell'imminente intervento da Roma. Anche Fontana ha confermato fosse «pacifico» che l'istituzione della zona rossa spettasse a Roma, dato che era già stato inviato l'esercito.soddisfazione leghistaSubito dopo l'interrogatorio dei due esponenti regionali, il 29 maggio (a sorpresa) anche il procuratore Rota aveva dichiarato che l'istituzione della zona rossa nella Bergamasca «avrebbe dovuto essere una decisione governativa». Così la notizia filtrata ieri degli interrogatori di Conte, Speranza e Lamorgese è stata salutata con esultanza da Matteo Salvini, che l'ha colta come prima, significativa rivincita dopo le durissime critiche subite nelle ultime settimane dalla Regione Lombardia: «Dopo tante menzogne e attacchi vergognosi», ha dichiarato il leader della Lega, «giustizia è stata fatta: chi ha sbagliato deve pagare».Purtroppo è evidente che, prima che giustizia sia fatta, dovrà passare ancora molto tempo. Lo stesso procuratore Rota, due settimane fa, aveva annunciato che le indagini saranno «lunghe e complesse». ALTRI 150 espostiTra l'altro, se dopo l'interrogatorio di Conte, Speranza e Lamorgese i magistrati di Bergamo dovessero per ipotesi decidere la loro incriminazione, a quel punto la competenza territoriale imporrebbe il trasferimento degli atti dell'inchiesta a Roma. Il procedimento passerebbe alla Procura della Capitale, che dovrebbe trasformarsi in Tribunale dei ministri. Ieri, intanto, i parenti delle vittime hanno manifestato davanti alla Procura di Bergamo, cui hanno presentato 40 denunce per ottenere «verità e giustizia». I rappresentanti del comitato «Noi denunceremo» chiedono udienza al presidente Sergio Mattarella, che sarà in città il 28 giugno. E annunciano altri 150 esposti: «Non contro i sanitari, che hanno fatto il possibile, ma contro i politici che non hanno fatto altro che raccontare bugie».