2021-01-12
Mancano vaccini e vaccinatori
Dietro il fumo dell'assurda a competizione a chi fa più iniezioni in questa fase con numeri ridottissimi, restano due dati allarmanti: le dosi arrivano con il contagocce e hanno risposto all'appello solo 4.000 infermieri a fronte dei 12.000 necessari per l'immunizzazione di massa. Rischia di incepparsi subito tutto il meccanismo. «Non c'è un ritardo perché questa non è una gara a chi arriva prima. Anzi, chi arriva prima rischia di trovarsi in difficoltà», ha detto ieri il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. «Abbiamo concluso con il commissario Domenico Arcuri un accordo in base al quale dovremo finire il primo giro di vaccinazioni il 28 gennaio e il 28 gennaio finiremo il primo giro di vaccinazioni. Poi dovremo fare il richiamo per cui, dato che deve essere svolto fra il 19° e il 23° giorno, dovremo avere la certezza di avere le altre dosi di vaccino, altrimenti c'è il rischio di aver fatto il primo giro e di non averlo per il secondo perché si è arrivati troppo presto. E quindi dover ripartire da capo». La Lombardia ha quindi tenuto le dosi per il richiamo «per essere sicuri che se iniziamo una operazione, la portiamo a termine», ha aggiunto Fontana. Del resto, gli esperti di logistica lo ripetono da mesi: la campagna di vaccinazione va gestita mettendo in campo un'operazione di tipo industriale che ha come prodotto un cittadino immunizzato alle infezioni da Covid. Ovvero: la produzione deve essere alimentata da tre catene di fornitura delle risorse necessarie: i vaccini, i vaccinandi e i vaccinatori. Se una di queste tre cambia e non cambiano le altre, la somministrazione va in tilt anche a scapito dell'economia di risorse impiegate. Esattamente quello che rischia di succedere in Italia dove la fase 1 della campagna vaccinale è già diventata una gara tra le Regioni a chi inietta più dosi. Con il risultato che la Campania le ha finite domenica, la Toscana ieri e anche altre Regioni sono finite in riserva. E all'orizzonte si profila un picco dei richiami complicato da gestire anche perché scarseggiano già gli infermieri con un forte squilibrio nelle candidature per le assunzioni previste da Arcuri (hanno risposto al bando circa 15.000 medici e meno di 4.000 infermieri: ne servono 12.000). Con qualche governatore che vorrebbe usare le riserve della seconda puntura per tornare in testa. Certo, ieri pomeriggio sono arrivati i rinforzi da Pfizer, le consegne proseguiranno anche nelle prossime ore e termineranno entro domani. Oggi verranno consegnate in Italia anche le prime 47.000 dosi di vaccini della casa farmaceutica Moderna destinato all'Italia. Lo stock giungerà a Roma e sarà portato all'Istituto superiore di sanità, per poi essere distribuito in alcune Regioni. Non tutte, però. Perché al governo la gara delle percentuali piace eccome, anche per poter vantare il primato in Europa: per questo primo lotto si starebbe infatti valutando l'ipotesi di dare la precedenza alle Regioni «virtuose», ovvero quelle che in questa fase riescono a smaltire, attraverso un numero elevato di somministrazioni, più rapidamente le fiale. Insomma, a quelle che le finiscono prima. Si starebbe inoltre valutando la possibilità di indicare ulteriori categorie per questa prima fase con la dotazione di dosi Pfizer. Oltre a medici e ospiti delle Rsa, potrebbero partire già in questi giorni - allo scopo di limitare i decessi e gli ingressi in terapia intensiva - le vaccinazioni degli anziani over 80 e subito dopo quelle dei docenti. Andando così incontro proprio ai rischi paventati dagli esperti di logistica: il problema non sono i vaccini, che peraltro scarseggiano, ma il numero dei vaccinandi che continua a cambiare. Con un premio mediatico e «politico» per chi fa tante dosi in percentuale. Inoltre, utilizzare il vaccino Pfizer per gli over 80 è logisticamente complicatissimo. Si tratta di persone che dovrebbero andare in ospedale con un accompagnatore (da vaccinare) mentre sarebbe meglio attendere il Moderna che consente di farsi fare l'iniezione anche dal medico di famiglia, magari a domicilio. Mentre si finirà per usare le dosi Moderna per vaccinare persone che potrebbero benissimo essere immunizzate sul posto di lavoro o in Rsa. Più che alla narrazione si dovrebbe, quindi, fare attenzione alla programmazione. Da fine gennaio nei punti di somministrazione ritorneranno infatti le persone già vaccinate per fare il richiamo. Quindi tra il 20-23 gennaio potrebbe crearsi un picco che andrà gestito un po' ovunque garantendo una riserva di capacità operativa. Con un altro rischio perché al momento il report pubblico dei dati sui vaccini fatti non indica se si tratta della prima o della seconda iniezione. Se il modo in cui sono riportati i dati non cambia, è certo che l'indicatore della percentuale di popolazione vaccinata andrà a ramengo. Il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa, vuole comunque utilizzare subito tutte le dosi disponibili: «Se poi tra la prima dose e la seconda dovessero passare 25-27 giorni anziché 20, non succederà niente». Quanto al ministro, Roberto Speranza, ieri ha ribadito che «la vaccinazione di massa partirà più avanti, quando avremo a disposizione più vaccini». Nel frattempo lo stesso ministro si è reso conto di aver sbagliato a scommettere sul vaccino ReiThera, definito finora «italiano» anche se la società è controllata dalla finanziaria svizzera Keires, che arriverà alla fine del 2021. Secondo quanto riportato ieri dal sito Dagospia, Speranza teme di inciampare su un possibile conflitto di interessi di alcuni soggetti coinvolti nella sperimentazione (tra cui il direttore scientifico dello Spallanzani, il presidente del Consiglio superiore di sanità, il direttore generale dell'Aifa) che sono dipendenti dalla vigilanza del suo ministero. Lo scorso 5 gennaio, il commissario Arcuri in conferenza stampa aveva annunciato che il governo «tramite una società pubblica, entrerà in ReiThera anche con una operazione di equity, e i contratti di sviluppo serviranno a finanziare la ricerca e una stabilizzazione incrementale della produzione». Ma forse ora i piani sono cambiati.
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