2023-07-01
La maggioranza rinvia il Mes: «Prima vediamo le regole del nuovo Patto di stabilità»
Il centrodestra chiede quattro mesi di sospensiva, ma è probabile se ne riparli nel 2024. Il Pd disperato: «Dissociati». Il M5s, che era contro il Salvastati, ora critica l’esecutivo.Il premier risponde alle indiscrezioni di stampa sulla proposta di pagamento parziale della terza rata del Pnrr: «Lavoriamo bene. Gli spoiler non hanno centrato il loro obiettivo».Lo speciale contiene due articoli.«E anche oggi di ratifica del Mes se ne parla domani». Anzi, fra quattro mesi. È il contenuto della «questione sospensiva» firmata dai capigruppo di maggioranza Foti (Fdi), Molinari (Lega), Barelli (Fi) e Lupi (centristi) cui si aggiungono altri sette deputati. L’articolo 40 del regolamento della Camera prevede infatti che la discussione non debba tenersi (in tal caso si parla di pregiudiziale) o semplicemente debba essere rinviata (ed è il caso appunto della sospensiva), qualora il ramo del Parlamento lo ritenga opportuno. Nella proposta di sospensione che verrà approvata verosimilmente la prossima settimana si fa riferimento esplicito a criticità che i lettori della Verità ben conoscono, ma che mai erano finite in modo tanto esplicito in un atto di indirizzo politico della maggioranza: la linea di credito rafforzata con le sue pesantissime condizioni (leggasi: troika in casa), il «rischio di stigma» sui titoli del nostro debito, l’incongruenza di incorporare col Mes riformato i vincoli del Patto di stabilità già superati dai lavori sulle nuove regole. Proprio su questo punto il testo della sospensiva vincola l’eventuale voto sul Salvastati al futuro Patto e al «completamento dell’Unione bancaria e dei meccanismi di salvaguardia finanziaria». In realtà è facile prevedere che tra quattro mesi ci sia poi un nuovo rinvio. Questo per due motivi: 1) È impossibile che si arrivi alla definizione di tutte queste nuove regole di qui a ottobre; 2) In quel momento sarebbe comunque in corso la sessione di bilancio e quindi la discussione verrebbe rimandata al 2024. Sembra materializzarsi, anche se un po’ alla volta, lo scenario ipotizzato da alcuni analisti. Le forze di maggioranza intendono affrontare la discussione non prima dell’esito delle Europee del 2024. Il premier Meloni - a margine del Consiglio europeo a Bruxelles - ha spiegato che nessuno dei leader presenti ha in effetti chiesto spiegazioni in merito. Un dibattito molto «italiano», avrebbe detto Stanis La Rochelle nella serie Boris. Schiuma rabbia il più agguerrito sostenitore della proposta della ratifica: «Sembrano blogger sovranisti»; twitta acido Luigi Marattin di Italia Viva. «Indecisione di potere»; tuona Benedetto Della Vedova di +Europa. «Meloni dissociata dalla realtà» è l’affondo del capogruppo dem al Senato Francesco Boccia. «Sono indecisi su tutto», rincara Giuseppe Conte, leader del M5S. Movimento che, dopo aver fatto campagne e campagne elettorali contro il Mes, ha fatto parte dei due governi (Conte uno e due) che con un dubbio mandato parlamentare hanno sottoscritto l’accordo. Ma al di là del comprensibile nervosismo dell’opposizione, perché il centrodestra ha optato per un rinvio invece che per una respinta della ratifica? Una similitudine calcistica, in proposito, aiuta a meglio comprendere la situazione. In una partita di campionato, all’approssimarsi della chiusura della stagione capita spesso di dover assistere a scontri diretti decisivi - ad esempio - per la salvezza. Ebbene in questi incontri, la situazione fra le due squadre non è mai simmetrica. Una delle due ha cioè sempre ha disposizione due risultati utili rispetto all’avversaria: non solo la vittoria ma anche il pareggio. Qui accade esattamente la stessa cosa. La maggioranza ha a disposizione il continuo rinvio della decisione, oltre che il voto contrario. Anzi la vera vittoria è proprio il rinvio, a pensarci bene. Rimandando l’approvazione si ottengono infatti gli stessi risultati che si avrebbero votando contro la ratifica (il Mes non entra in vigore, né con esso i suoi rischi). Inoltre, si mettono d’accordo coloro che sono più possibilisti rispetto ai contrari. Ma soprattutto non si arriva a nessun muro contro muro con Bruxelles. Il dossier rimane lì aperto sul tavolo, assieme a tanti altri, e si negozia come hanno sempre fatto tutti, senza bersi la favola dell’Europa buona e degli Stati cattivi.Al Pd, da sempre abituato a dire sì a tutto ciò che viene deciso a Bruxelles, questo atteggiamento appare più blasfemo che incomprensibile. Ma per altri Paesi questa è la normale prassi negoziale. La convinzione espressa che «prima o poi la Meloni ratificherà» continuamente ripetuta dall’opposizione appare più un mantra che una logica deduzione. Quello che gli inglesi chiamano wishful thinking, confondere cioè aspettative e speranze. Il motivo è banale. Al Mes riformato verrebbe infatti conferito il potere di affibbiare pagelle sulla sostenibilità dei debiti pubblici anche di paesi non clienti. È matematicamente certo, quindi, che una volta ratificato, il nuovo fondo non si farebbe alcuno scrupolo a dichiarare insostenibile il nostro debito. Fioccherebbero le vendite a raffica sui nostri Btp e si impennerebbero i rendimenti. Insomma, la classica danza dello spread.Arriverebbe quindi l’ennesimo governo tecnico con dentro il Pd. Che dunque al Nazareno tifino Mes è logico: è la loro strada per Palazzo Chigi, visto che la Schlein continua a non vedere arrivare i suoi elettori. Ma perché mai dovrebbe perdere la faccia Giorgia Meloni votando per la ratifica e facendosi rinfacciare la grave incoerenza? Logica vuole che uno dia via la faccia per una contropartita. Qui l’unica conseguenza sarebbe un calcio nel sedere a lei e alla maggioranza. Il Pd non si capacita cioè che la maggioranza non sia disposta pagare pur di vendersi, come avrebbe detto Victor Hugo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/maggioranza-rinvia-mes-2662105196.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sul-pnrr-si-va-avanti-a-trattare" data-post-id="2662105196" data-published-at="1688172830" data-use-pagination="False"> Sul Pnrr si va avanti a trattare «Non si aggrava la situazione sulla terza rata del Pnrr, continuiamo a lavorare come ha confermato la Commissione e quindi gli spoiler che cercano il minare il nostro paziente lavoro, non stanno centrando l’obiettivo nelle ricostruzioni un po’ bizzarre che leggo sulla stampa di tanto in tanto su questa materia. Stiamo lavorando bene sulla terza rata ma anche sulla quarta il lavoro è in corso, direi all’inizio, ed è lungo. Ma io sono molto ottimista». Giorgia Meloni al termine della seconda giornata di lavori del Consiglio si è detta «molto soddisfatta» e ha così smentito polemiche e retroscena su rapporto e trattative a proposito del Piano di ripresa e resilienza. Nelle «ricostruzioni bizzarre» sarà compreso quanto scritto da Il Foglio ovvero che per superare i ritardi del nostro governo la Commissione avrebbe proposto il pagamento di quasi tutti i 19 miliardi sospendendo una parte minima della rata ma il governo italiano avrebbe rifiutato perché temeva danni alla propria reputazione internazionale e avrebbe lanciato un segnale di difficoltà ai partner e ai mercati sulla sua capacità di realizzare gli obiettivi del Pnrr. Senza tralasciare le polemiche politiche interne sui mancati obiettivi raggiunti, malgrado le rassicurazioni dei ministri Giancarlo Giorgetti e Raffaele Fitto, a causa dei ritardi, secondo l’opposizione, provocati dal cambiamento della governance. Del resto intervenendo alla Camera mercoledì scorso, prima di volare a Bruxelles, la presidente del Consiglio era stata chiara: «Sul Pnrr non ci sono ritardi, c’è semplicemente un lavoro serio che stiamo cercando di fare senza fare polemica, anche se avremmo potuto. Il Pnrr non è stato scritto da noi e le contestazioni che vengono fatte dalla Commissione non sono riferibili a noi» aveva precisato Meloni, «l’esempio è lo stadio di Firenze, non sono stata io a inserirlo. Stiamo producendo molte carte cercando di dare continuità a un piano del quale non avevamo la responsabilità. Sono contenta che oggi vogliate il Parlamento centrale rispetto al Pnrr, perché ricordo quando il piano fu approvato: 370 pagine di documento consegnate alle Camere un’ora prima della discussione. La scadenza per la presentazione del piano è il 31 agosto, ed essendo il piano italiano il più complesso di tutti è bene che questo lavoro si faccia con serietà. Mi fa specie che i partiti che di fatto hanno steso il Piano sul quale oggi si lavora e che in alcuni casi richiede da parte della Commissione europea delle modifiche, siano anche quelli che se la prendono con l’attuale governo. Mi fa specie anche che lo faccia il commissario Paolo Gentiloni, che immagino il Piano lo avesse letto prima e che oggi chiama in causa il governo dicendo che bisogna correre e fare di più, ma se si fosse vigilato un po’ di più in passato oggi si farebbe più velocemente». A sostegno della puntualizzazione della Meloni - «sulla terza rata del Pnrr non c’è nessun motivo di pessimismo» - sono arrivate le parole della portavoce della Commissione europea Veerle Nuyts: «In relazione alla terza richiesta di pagamento dell’Italia nell’ambito del dispositivo di ripresa e resilienza (Rrf), la Commissione ricorda che i lavori sono ancora in corso. Sono in corso scambi costruttivi con le autorità italiane e ulteriori informazioni vengono fornite ove necessario. Comunicheremo la conclusione della nostra valutazione non appena raggiungeremo quella fase». Nessuna polemica o scontro ma a fine lavori un’ulteriore conferma del «peso» dell’Italia in quanto concertato in Consiglio: «Si è discusso di come affrontare il tema della competitività, chiedendo pari condizioni per i Paesi che hanno minor spazio fiscale, vale a dire la flessibilità dell’uso dei fondi esistenti. Oggi nelle proposte della Commissione questo elemento è presente e per l’Italia tra Pnrr e fondi di Coesione vuol dire 300 miliardi di euro che possono essere meglio spesi».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.