2018-08-07
Dubbi sull'attentato di Caracas, tanto Maduro aveva già la lista dei colpevoli
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Ci sono tre versioni discordanti sul presunto attacco con il drone ai danni del presidente del Venezuela. Che intanto cambia linea: non accusa più direttamente gli yankee Usa ma i colombiani e la destra nazionale. È l'occasione perfetta per punire l'opposizioni sempre più popolari visto il collasso economico e sociale.Clicca qui per guardare il videoIn mancanza di un filmato che provi l'evento e confermi la versione ufficiale presentata dalle autorità venezuelane sono non pochi i dubbi che circolano tra gli esperti in merito all'attentato che il presidente Nicolás Maduro avrebbe subito durante la parata celebrativa delle forze armate a Caracas svoltasi sabato. Secondo il comunicato ufficiale, Maduro avrebbe subito un tentativo di assassinio con l'utilizzo di un drone carico di esplosivo che nella deflagrazione avrebbe provocato il ferimento di sette militari lasciando però illeso il presidente. Un'altra versione presentata all'agenzia Associated press dai vigili del fuoco di Caracas e successivamente da questi smentita parlerebbe di un'esplosione di gas in una palazzina adiacente alla zona della parata. Una terza testimonianza confermerebbe la presenza di un drone che però sarebbe stato preventivamente abbattuto dalle forze di polizia in quanto eccessivamente vicino al palco presidenziale.Anche alcuni esperti interpellati da La Verità confermano che l'esplosione di un drone in fase di stallo, come mostrato dall'unico filmato amatoriale disponibile sulla rete, appare tecnicamente alquanto inverosimile. Se a ciò si aggiunge una tardiva rivendicazione dell'attentato da parte di un semisconosciuto gruppo Soldados en franela (Soldati in maglietta) secondo il quale l'obiettivo era provare la vulnerabilità di Maduro e se si tiene conto che in più di vent'anni l'opposizione al regime in Venezuela non ha mai organizzato un tentativo di assassinio del presidente o di altri rappresentanti politici è abbastanza ovvio che con il passare del tempo si moltiplichino i dubbi su quanto accaduto realmente durante la parata.Tuttavia, ciò che conta sono le conseguenze che l'esplosione del mezzo telecomandato ha provocato. Da anni Maduro attendeva l'occasione giusta per dare inizio, in maniera apparentemente giustificata, all'eliminazione degli avversari interni proiettando verso l'esterno le tensioni. In un quadro generale che vede il Paese economicamente e socialmente al collasso, Maduro ha bisogno di omogeneità interna e di un nemico esterno assai più tangibile degli oramai inflazionati yankee americani che molte volte, comperando le azioni della società petrolifera nazionale Pedevesa, hanno perfino permesso al Venezuela di sopravvivere. Immediatamente dopo l'attentato, infatti, il presidente venezuelano si è affrettato ad accusare le forze reazionarie della destra nazionale indicando nel presidente colombiano Juan Manuel Santos, ovviamente sostenuto da Washington, il principale mandante. Tanto Washington, quanto Bogotà si sono affrettate a smentire ogni coinvolgimento e i soliti presidenti cubano, boliviano e nicaraguegno a esprimere tutta la loro solidarietà al presidente socialista del Venezuela.Nelle ore successive all'esplosione le autorità hanno immediatamente provveduto ad arrestare sei persone da anni tenute sotto osservazione dalla polizia. Queste avrebbero già confessato i fatti e consegnato il materiale probatorio al procuratore. La notizia vera comunque sono gli oppositori del regime arrestati in gran segreto e tutti quelli che in seguito alla notizia dell'incidente diffusa dalla televisione di Stato hanno iniziato a fuggire all'estero consci del fatto che si sarebbe presto scatenata contro di loro una vera e propria purga.Dietro il paravento dello slogan «giustizia, punizione massima e nessun perdono» lanciato da Maduro durante il suo discorso televisivo si assiste in Venezuela al tentativo finale di distruzione dell'opposizione. A destar preoccupazione è il fatto che il tutto avvenga nel più totale disinteresse delle cancellerie straniere. I governi occidentali sempre pronti negli ultimi anni a criticare i metodi di Maduro in questi giorni tacciono. Gli Stati Uniti, vista la facilità con la quale possono essere tacciati di destabilizzazione, diplomaticamente tacciono, ma è difficile non notare la mancanza di reazione dei governi europei che in questo momento avrebbero a disposizione ogni possibile metodo politico di pressione sul governo di Caracas per influire in maniera positiva sul futuro del Paese. Così come Maduro ha colto, probabilmente creandosela, l'occasione per confermare il proprio potere altrettanto i suoi eterni critici potrebbero ora cogliere la palla al balzo per intervenire negli affari venezuelani chiedendo per lo meno la possibilità di monitorare le indagini. Molte volte in passato la cosiddetta comunità internazionale è intervenuta negli affari interni di uno Stato per molto meno.
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