2024-06-20
Il miliardo destinato al fondo per il made in Italy scaverà miniere tricolori
Oggi in cdm il dl sulle estrazioni, a cui sono destinate risorse finora rimaste ferme. Dubbi dell’esperto: «Senza l’obbligo di raffinazione rischiamo di autodepredarci».Sul tavolo del Consiglio dei ministri di oggi finirà anche il nuovo decreto legge che servirà ad allineare l’Italia al regolamento europeo finalizzato a garantire approvvigionamenti sicuri e sostenibili di materie prime critiche (il cosiddetto European critical raw materials act). Decreto che, in sostanza, riaprirà le miniere consentendo al Paese di tornare a estrarre minerali cruciali per costruire pannelli solari e batterie elettriche, dal litio al rame, dal cobalto all’argento fino al nichel. Il provvedimento, di cui La Verità ha visionato una bozza, prevede un fast truck sulle concessioni per attivare i giacimenti, autorizzazione unica entro dieci mesi (che diventano otto nel caso in cui si tratti di progetti già riconosciuti come strategici e per i quali sono pendenti procedimenti avviati prima di tale riconoscimento) e anche norme precise per il riciclo, per il recupero delle batterie Raee e delle batterie esauste. In Italia sono presenti 16 delle 34 materie prime critiche indicate nella lista Ue ma sono in miniere chiuse oltre 30 anni fa per l’impatto ambientale e i margini di guadagno limitati. L’obiettivo è quindi assicurare una catena di approvvigionamento delle materie prime critiche sicura e di rapida attuazione nonché promuovere il riciclo. Come fa notare Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity nonché consigliere del ministro della Difesa, la bozza che sta circolando presenta però enormi criticità che se non corrette rischiano di produrre più danni che opportunità al sistema Paese. «La fretta spesso è cattiva consigliera», chiosa l’esperto. E tra le criticità più evidenti c’è il fatto che il testo non obbliga chi estrae a investire anche nella raffinazione. Neppure i Paesi africani sono così permissivi e secondo Torlizzi il rischio pratico è di autodepredarci. Leggendo la bozza del provvedimento c’è, poi, un altro aspetto discutibile che riguarda le fonti di finanziamento. Nel testo da presentare oggi in cdm si fa riferimento al fondo sovrano per il made in Italy con uno degli articoli del provvedimento che sblocca di fatto l’avvio dello strumento. Sono infatti poste le condizioni per affidarne, con successivo decreto ministeriale, la gestione al Fondo italiano d’investimento e Invimit. Il fondo, chiarisce l’articolo 12 della bozza del dl, potrà investire pure in strumenti di rischio emessi da società di capitali, anche quotate in mercati regolamentati (comprese quelle costituite in forma cooperativa) e negli asset immobiliari, anche pubblici o derivanti da concessione, strumentali all’operatività delle società delle filiere strategiche. Dunque, per fare in modo che l’Italia torni a estrarre materie prime strategiche per le transizioni verde e digitale e per l’industria della Difesa e aerospaziale, si farà ricorso alle risorse previste nel fondo da 1 miliardo destinato al made in Italy annunciato nel 2023. Sono comunque stabilite delle royalty per le concessioni minerarie di progetti strategici che saranno corrisposte allo Stato per i progetti a mare (il decreto parla di un’aliquota del prodotto pari a una percentuale compresa tra il 5 e il 7%) nonché a Stato e Regioni per quelli sulla terraferma. Il sistema delle royalty è stato pensato sul modello dell’estrazione di petrolio in Basilicata per permettere alle Regioni interessate di ottenere fondi per i propri bilanci. Le somme confluiranno, appunto, nel fondo sovrano e saranno utilizzate per sostenere investimenti nella filiera. Proprio presso il ministero guidato da Adolfo Urso verrà inoltre istituito un comitato tecnico per monitorare e coordinare le eventuali scorte disponibili per ciascuna materia prima strategica, che dovrà anche predisporre ogni tre anni un piano nazionale delle materie prime critiche, da sottoporre all’approvazione del Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica) e nel quale dovranno essere dettagliate le azioni da intraprendere e le fonti di finanziamento disponibili. All’articolo 10 relativo al programma di esplorazione nazionale, si legge anche che per l’attuazione delle disposizioni «è autorizzata la spesa di 5 milioni per l’anno 2024, di 10 milioni per l’anno 2025 e di 5 milioni per l’anno 2026». Resta da valutare, viene evidenziato nella bozza, mediante quali strumenti si provvederà ai predetti oneri. Infine, l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) viene incaricato di preparare il Programma nazionale di esplorazione e di aggiornare la Carta mineraria. Il Mimit deve individuare con decreto le imprese che operano sul territorio nazionale e che utilizzano queste materie prime strategiche.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)