2024-12-06
Macron chiuso nel bunker: «Tra destra e sinistra un patto antirepubblicano»
Michel Barnier (Getty Images)
L’inquilino dell’Eliseo accoglie le dimissioni di Barnier, salvo poi tergiversare sul successore. Poi attacca chi ha preso i voti: «Resto al mio posto fino al 2027».Anche ieri sera il presidente francese Emmanuel Macron si è comportato come se fosse il Re Sole. Nel discorso alla nazione trasmesso dalle tv alle 20, il capo dello Stato ha cercato di far ricadere la colpa del caos istituzionale che sta vivendo la Francia da sette mesi, sul Parlamento. In particolare su quei deputati del Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e del Nouveau Front Populaire (Nfp) di Jean-Luc Mélenchon, che hanno votato a favore della mozione di censura (sfiducia) nei confronti del governo di Michel Barnier. Per l’inquilino dell’Eliseo, l’Rn e il Nfp si sono unite in un «fronte antirepubblicano» e «hanno scelto (di creare) il disordine» perché hanno un solo obiettivo: le presidenziali. Ma Macron ha ribadito che eserciterà il proprio mandato fino alla sua fine naturale, nel 2027. Come se avesse bisogno di giustificarsi, il presidente ha sottolineato in una frase di essere stato eletto «democraticamente» mentre, secondo lui, la sua scelta di sciogliere l’Assemblea nazionale, lo scorso giugno, «non è stata capita». Poi Macron ha parlato del futuro governo senza però fare nomi di potenziali primi ministri. Per questo bisognerà attendere ancora qualche giorno. In ogni caso, il futuro premier avrà l’incarico di «formare un governo di interesse generale» e «ristretto». Inoltre, entro metà dicembre, sarà presentata una legge speciale in Parlamento per consentire di reiterare le disposizioni contenute nella finanziaria del 2024 e assicurare il funzionamento delle istituzioni e l’amministrazione. Poi, nel gennaio 2025, il futuro governo dovrà adottare un nuovo budget. Alla fine del suo discorso, Macron ha tentato qualche sviolinata dicendo che, nei 30 mesi che mancano alla fine del suo mandato, il governo dovrà far avanzare la Francia. Poi, forse per mettere un po’ di paura ai suoi concittadini, il presidente ha evocato degli ipotetici «nuovi conflitti» che potrebbero scoppiare nel mondo e che il futuro governo dovrà essere pronto eventualmente ad affrontare. Le ultime battute sono state dedicate alla ricostruzione della cattedrale di Notre-Dame e alle Olimpiadi e allo spirito di unione che hanno portato.Prima dell’intervento presidenziale, Marine Le Pen è stata intervistata da Cnews. La leader del Rassemblement national (Rn) ha assicurato che Barnier «non ha voluto cambiare la finanziaria». Le Pen ha ribadito che il suo partito si oppone a un nuovo premier di sinistra e che i francesi si sono «fatti imbrogliare sull’immigrazione» e ha affermato di aver avvertito della misoginia nei suoi confronti. La leader Rn ha anche ribadito la necessità della proporzionale.Il day after del voto di sfiducia al governo Barnier era iniziato con un «pizzino» inviato dall’agenzia di rating Moody’s, per la quale la fine dell’esecutivo dell’ex commissario Ue «riduce la probabilità di un consolidamento delle finanze pubbliche» francesi. In mattinata Macron ha ricevuto all’Eliseo il premier dimissionario. L’incontro è durato più di un’ora. Successivamente sono arrivati all’Eliseo i presidenti dell’Assemblea Nazionale e del Senato, Yaël Braun-Pivet e Gérard Larcher.Nel frattempo, nelle interviste del mattino, si sono succeduti i commenti di vari rappresentanti dei partiti. Tutti hanno spiegato nuovamente le ragioni del proprio voto a sostegno o contro il governo Barnier. I temi toccati dai politici si potevano suddividere schematicamente in due grandi questioni: da un lato c’era il dibattito tra favorevoli e contrari a una nomina urgente di un nuovo premier; dall’altro quello tra i sostenitori e gli oppositori del mantenimento del «fronte repubblicano», quel patto tra sinistre, macronisti e Républicains, che ha permesso loro di sconfiggere l’Rn in tante circoscrizioni, ma che ha anche ridotto la Francia al caos di questi giorni.Tra coloro che hanno chiesto a Macron di scegliere rapidamente un nuovo inquilino per Palazzo Matignon (la sede del premierato francese) c’erano Braun-Pivet e il presidente della regione Hauts-de-France, Xavier Bertrand. Quest’ultimo, su Bfm Tv, ne ha approfittato per definire Marine Le Pen «una bugiarda» per la quale «ciò che conta, non sono gli interessi del Paese ma salvare la propria pelle». Bertrand, che era stato sconfitto nelle elezioni interne a Lr per la scelta del loro candidato alle presidenziali del 2022, non ha potuto fare a meno anche di candidarsi implicitamente al ruolo di premier dichiarando: «Ho voglia di impegnarmi per il mio Paese». Da segnalare anche la disponibilità a diventare premier manifestata dalla sempreverde socialista Ségolène Royal, già candidata alle presidenziali 2007, più volte ministro ed ex ambasciatrice di Francia per il Polo Nord e Sud. Un’altra personalità che sembrerebbe essere pronta per Palazzo Matignon è il leader dei centristi del Modem, alleati dei macronisti, François Bayrou. Si tratta di una vecchia volpe della politica francese che ieri ha pranzato con Macron, dopo aver incontrato l’ex premier socialista Bernard Cazeneuve. A differenza di Bertrand, il segretario nazionale dei Verdi, Marine Tondelier, ha dichiarato su Tf1 di credere che il presidente non avrebbe dovuto nominare il futuro premier entro sera, perché «qualsiasi annuncio urgente sarebbe un fallimento per la democrazia».Tra i sostenitori del «tutti tranne Le Pen» si è espresso l’ex capolista socialista alle europee, Raphaël Glucksmann, che ha auspicato un accordo su una «piattaforma minima» di tematiche tra le forze del «fronte repubblicano». Più o meno la stessa linea è stata sostenuta da Olivier Faure, leader socialista. Anche per l’ormai ex ministro degli esteri, Jean-Noël Barrot, la Francia deve raccogliere «la sfida dell’unione delle forze repubblicane», e pazienza per gli 11 milioni di elettori transalpini, che alle elezioni legislative del giugno scorso hanno votato per il Rassemblement national che però viene visto come la bestia immonda della politica. Va però detto che un altro ministro uscente, Sébastien Lecornu, titolare della Difesa e citato da più parti come possibile successore di Barnier, ha dichiarato ai microfoni della radio Rtl che «ci vuole dialogo» anche con gli «avversari politici» come l’Rn. La mozione di censura contro Barnier comunque è stata apprezzata dalla maggioranza dei francesi, come ha confermato un sondaggio Toluna Harris Interactive per Rtl, secondo il quale il 53% approva lo stop al governo. Contemporaneamente, l’82% dei sondati è preoccupato per il futuro, mentre il 64% degli stessi auspica le dimissioni di Macron, come chiedono Rn ed estrema sinistra. Il messaggio per l’inquilino dell’Eliseo è chiaro.
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
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