2025-03-01
Macron svela l’ultimo bluff di Ursula: il nuovo piano europeo è omeopatia
Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron (Ansa)
Per il ministro Marc Ferracci (vicino al presidente) il Clean industrial deal è deludente: se l’Unione non accelera la Francia ignorerà i paletti sulla CO2. Voci di dietrofront a Bruxelles sul Nutriscore. L’Italia aspetta conferme.Neanche il tempo di presentarlo alla stampa e il tanto strombazzato Clean industrial deal dell’Unione Europea, il piano che nelle intenzioni di Ursula Von der Leyen dovrebbe ammorbidire il Green deal e assicurare circa 100 miliardi di investimenti alla disastrata economia del Vecchio Continente, è stato cassato. Non una bocciatura di parte, nel senso che non arriva da uno degli ormai tanti leader euroscettici dell’Unione, ma di principio. Perché porta la firma della Francia, uno dei Paesi con i quali, in linea teorica, la Commissione si sarebbe dovuta confrontare. «La verità», ha spiegato il ministro francese dell’Industria e dell’Energia transalpino, Marc Ferracci al quotidiano Les Echos, è che abbiamo bisogno di un’iniezione di fiducia, non di rimedi omeopatici, per rassicurare i produttori e convincerli a investire e assumere». Non che sia tutto da stroncare, perché il pacchetto di deregolamentazioni che dovrebbe aiutare soprattutto le piccole e medie imprese va nella giusta direzione, così come il rinnovato sprint verso il nucleare, ma il problema è di fondo. L’economia globale sta cambiando verso e velocità e l’Europa che già si presenta debole ai nastri di partenza non può pensare di recuperare anni di miopia strategica cambiando leggermente direzione. Serve una brusca inversione di rotta. Al punto che lo stesso fedelissimo di Macron (Ferracci è stato testimone delle nozze del presidente con Brigitte Trogneux) è arrivato a minacciare di non rispettare i paletti di riduzione delle emissioni - una sforbiciata del 90% entro il 2040 - nel caso l’Ursula II non dovesse cambiare marcia. Togliere un po’ di orpelli burocratici (per capirci, il Csrd la direttiva Esg entrata in vigore a gennaio obbliga le aziende coinvolte a compilare 1.179 campi di informazioni su ambiente, aspetti sociali e di governance) non basta. bisogna agire sui termini stringenti accompagnati da sanzioni spropositate che rappresentano la colonna vertebrale del Green deal. L’esempio più concreto riguarda l’auto, dove le case automobilistiche che anche nel 2025 continuano a far segnare segni meno non sanno ancora se dovranno pagare le multe per il mancato rispetto dei limiti sulle emissioni. Oppure l’industria dell’acciaio che è alle prese con i dazi del 25% promessi da Trump che potrebbero dirottare la produzione asiatica in eccesso verso il mercato europeo. E del resto anche la dotazione da 100 miliardi somiglia tanto a un palliativo se messa a confronto con il piano di Mario Draghi, l’ex presidente della Bce, che invitava l’Unione Europea a investire fino a 800 miliardi extra all’anno (il 5% del Pil dell’Ue) per rendere l’Europa più competitiva. Si potrebbe obiettare che il Clean industrial deal rappresenta solo un primo passo della svolta Ue. Il punto però è che l’Europa ha perso talmente tanto tempo che adesso non può più traccheggiare. Secondo quanto riportato da Politico, Ferracci ha incontrato i ministri dell’Industria di Italia e Spagna coordinando una posizione comune anche con Belgio e Lussemburgo per spingere una riforma urgente del Cbam (gli importatori di determinati articoli devono acquistare certificati Cbam per compensare le emissioni dovute al processo di produzione) e chiedere alla Commissione di difendere in modo più incisivo l’industria locale dalle massicce importazioni di acciaio asiatico. Bruxelles aveva proposto di ritardare di un anno l’entrata in vigore di diverse misure Cbam nell’ambito del pacchetto di semplificazione omnibus, ma secondo Ferracci si tratta di un compromesso molto «deludente».Del resto, che sia la Francia a guidare la rivolta contro le prime mosse dell’Ursula II (il secondo mandato della Von der Leyen) non è certo una sorpresa. Proprio Parigi, infatti, circa un mese e mezzo aveva inviato un dettagliato documento di 22 pagine alla Commissione per chiedere di mettere un freno alla transizione ecologica con una profonda revisione delle normative europee, a partire dalle regole Esg. Era il 20 gennaio e funzionari di Stato francesi evidenziavano la necessità di arrivare a «una massiccia pausa normativa». Nel mirino soprattutto l’ultima legislazione che «mal si adatta al nuovo contesto di esacerbata concorrenza internazionale e alle politiche non collaborative dei nostri principali concorrenti internazionali». Un documento che oggi sembra ancora più attuale.Intanto però da Bruxelles qualche segnale concreto arriva. Secondo quanto riportato dall’emittente francese Radio France, infatti, l’Ue avrebbe messo da parte l’idea di adottare in tutta l’Unione europea il Nutriscore, il sistema di etichettatura nutrizionale a colori mai ufficialmente approvato ma ampiamente dibattuto.La radio cita un documento visionato a fine 2024 dall’Ong Foodwatch, in cui il direttore generale per l’Agricoltura della Commissione europea, Wolfgang Burtscher, avrebbe garantito che la futura proposta di etichettatura comune «non copierà nessun sistema esistente», quindi nemmeno il sistema a semaforo già in uso in Francia e Belgio. A Coldiretti e al ministro Francesco Lollobrigida non risulta, ma ovviamente, spiega in una nota l’associazione, «l’Italia sarebbe ben contenta se la notizia venisse confermata». Da ricordare che la Commissione avrebbe dovuto presentare una proposta di etichettatura armonizzata entro la fine della legislatura precedente. Il progetto però era stato rimandato per l’opposizione di diversi governi. Più che un rinvio potrebbe essere stato un vero e proprio addio. O almeno speriamo che sia così.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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