2021-10-10
Ma la soluzione di Forza Italia è anche peggio
Anna Maria Bernini (Ansa)
La capogruppo al Senato Anna Maria Bernini ripropone l'obbligo vaccinale per superare la confusione del certificato. Un'ulteriore stretta che nessun altro Paese ha voluto e che si scontrerebbe con la Costituzione. Riesce però a dividere ancor di più il centrodestra.C'è una voglia matta di Draghistan, la Repubblica fondata sugli obblighi. Nel giorno del prevedibile «green caos» torna a galla la grande tentazione che percorre l'ala sinistra del Parlamento, con la fattiva collaborazione di Forza Italia. «Va valutata molto seriamente l'opportunità di introdurre l'obbligo vaccinale». A esprimere il desiderio è Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato. Poiché è difficile che un colonnello del suo calibro parli a livello personale, significa che il partito azzurro ritiene l'imposizione della siringa un passo necessario per uscire dal coronavirus.Finora il provvedimento più estremo è stato concretizzato, nel mondo, solo da quattro Paesi: Indonesia, Turkmenistan, Tagikistan e la federazione di Micronesia. A conferma delle problematiche costituzionali, psicologiche, sociali di un simile obbligo, nessuno Stato occidentale ha immaginato di proporlo, se non (come Francia, Grecia, Italia e Australia) per il personale sanitario. Nei Paesi nordici si procede in senso opposto, con sempre meno restrizioni. In Germania il quasi cancelliere Olaf Sholz lo ha «escluso categoricamente» e la stessa Angela Merkel - accolta a Roma con la deferenza che si riserva alla Madonna pellegrina -, ha più volte rifiutato anche solo di parlarne, sottolineando che «è sbagliato aumentare la pressione sui cittadini».Da noi si pensa al contrario. E mentre la pandemia allenta significativamente la morsa, un partito liberaldemocratico lo ritiene un passaggio fondamentale. «Non si può rischiare di compromettere la salute pubblica e la ripresa economica», approfondisce la senatrice Bernini, che aveva chiesto l'obbligo anche per gli insegnanti. «Lo abbiamo sempre considerato una misura estrema, che ora va presa in seria considerazione. Il pass si è dimostrato il passepartout per uscire dalla pandemia, ma purtroppo sono milioni nella fascia di età lavorativa i non vaccinati e ora quella soluzione rischia di creare il caos nelle aziende per il numero abnorme di tamponi necessari». Bentornati a bordo. Quando un piccolo giornale avanzava dubbi sensati sul passaporto vaccinale sul posto di lavoro veniva trattato con superficiale degnazione, opponendo alle legittime obiezioni l'arma della derisione. Invece di migliorare il pass, di smussarne gli spigoli, di allungare la tempistica dei tamponi, si è preferito intraprendere una battaglia di principio che lascia per strada solo macerie. Parlare oggi di obbligo vaccinale significa uscire dall'equivoco (beata trasparenza, finalmente) ma è pretestuoso nel concreto per tre problemi percepibili anche da un bambino o dal ministro Roberto Speranza. Primo. Entro il 15 ottobre è impossibile concretizzarlo; o si sposta la deadline, oppure è demagogia. Per imporlo serve una legge, quindi un passaggio parlamentare che si annuncia pericoloso per l'esecutivo. Sia per la contrarietà compatta di Lega e Fratelli d'Italia, sia per l'ingovernabilità del voto nel Movimento 5 stelle, sia per la coscienza in subbuglio di quei parlamentari poco inclini al pugno di ferro sovietico. Draghistan fa troppo Turkmenistan per rassicurare i dubbiosi.Secondo. C'è il rischio di varare un provvedimento incostituzionale, esposto a una mitragliata di ricorsi. I pareri delle parrucche della sacra Carta sono a geometria variabile. Da una parte Sabino Cassese è convinto che si possa imporre il vaccino: «L'articolo 32 della Costituzione è chiaro, la Repubblica tutela la salute come diritto della collettività, quindi trattamenti sanitari obbligatori possono essere disposti dal Parlamento». Dall'altra, giuristi e avvocati ricordano che più volte la Consulta ha messo paletti, per esempio dichiarando incostituzionale l'obbligatorietà della vaccinazione anti poliomielite senza un'equa indennità per danno derivante da contagio (qui lo Stato si è cautelato con una legge di non responsabilità per le controindicazioni). Inoltre i vaccini di vecchio conio, testati in anni di studio e ricerca, non sarebbero paragonabili a quelli sul Covid, impossibili da valutare sul medio e lungo periodo. Terzo. L'obbligo vaccinale crea un caos ancora maggiore sui controlli. Se si ritiene impossibile garantire gli accertamenti delle aziende su 25 milioni di italiani che lavorano, sarà ancora più problematico dirottare le forze dell'ordine in massa; in caso di disobbedienza si diventa fuorilegge, quindi solo un pubblico ufficiale può rilevare il reato e sanzionarlo.La fuga in avanti di Forza Italia ha anche un peso politico. Per evitare il micidiale caos da green pass sarebbe stato più saggio lavorare in sintonia con la piattaforma della Lega, limare le evidenti storture, non rincorrere le rodomontiche affermazioni di Confindustria, non appiattirsi sulle posizioni del Pd. E costruire un perimetro realistico, senza la pretesa di battere imbarazzanti record del mondo per far contento Mario Draghi. Inventarsi un obbligo vaccinale con 43 milioni di vaccinati (80% della popolazione) ha un ultimo effetto: conferma che l'immunità di gregge di cui vagheggiano i virologi a pedali è una barzelletta.
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