2020-10-07
L’uomo del lockdown diceva: «È da disperati»
I parenti delle vittime smascherano Walter Ricciardi. In un report di aprile il consigliere di Roberto Speranza definiva la serrata generale una misura «cieca». Ora si arrampica sugli specchi: «Non smentisco, ma le accuse sono forzate. Per cieca intendevo estrema».«La coerenza è la virtù degli imbecilli». Gualtiero Ricciardi in arte Walter, seguendo il ragionamento del noto aforisma, è dunque uomo di rara scaltrezza. Le sue convinzioni sull'epidemia continuano a ondeggiare come ramoscelli al vento. S'è così scoperta l'ultima pepita del consulente più celebre del governo, ormai tornato all'abituale media di almeno un'intervista al giorno. «Alla fine si è dovuto ricorrere al lockdown, misura di cieca disperazione» ammette Ricciardi in un articolo scientifico del 2 aprile 2020. Lo scritto viene citato in una nota del rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità. Ma il report, pubblicato il 13 maggio e sparito nelle successive 24 ore dal sito dell'Oms, viene portato alla luce dal Comitato «Noi denunceremo» dei familiari delle vittime. Avete capito, uomini e donne per mesi ai domiciliari? La decisione del ministro della Salute, quel Roberto Speranza a cui il professore sussurra ogni strategia, sarebbe stata ottusa e avventata. L'articolo s'intitola: «Quello che gli altri Paesi possono imparare dall'Italia durante la pandemia». Ed è siglato appunto da Ricciardi, assieme Stefano Boccia e John P.A. Iannidis. «In Italia sia il tracciamento che i test di laboratorio sono molto limitati e alla fine si è dovuto ricorrere al lockdown, misura di cieca disperazione» considerano i tre. Che, in un passaggio precedente, spiegano: «È difficile predire gli effetti delle decisioni come il lockdown sull'andamento della pandemia». Per esempio, potrebbe portare «a una situazione in cui molte persone possono infettare gli altri». Magari passando «più tempo in stretto contatto con gli anziani e con coloro che sono più vulnerabili». Insomma, mentre Speranza imponeva gli arresti, Ricciardi si domandava: non è che poi finisce peggio? Perché, annotano gli studiosi, «non è dato sapere se una nuova ondata epidemica possa riemergere quando vengano rimosse le misure di isolamento». Ma come? Non era l'unica e incontestabile maniera, assicurava Giuseppe Conte, per salvarci la pelle? Ricciardi e i due colleghi non ne sono affatto certi. Anzi: «Ci sono anche domande senza risposta sul fatto che lo stress e il panico di una crisi pubblica, che porta a gravi disordini e all'isolamento, possano avere aumentato la vulnerabilità degli anziani e delle persone fragili rispetto a un virus respiratorio».Riassumendo: il primo consulente del ministro che ha deciso il lockdown lo ritiene una «misura di cieca disperazione». Potrebbe persino peggiorare le cose: più contagi, recrudescenze e danni agli anziani. Peccato che adesso, in un'intervista alla Stampa, Ricciardi spieghi: «La Francia è in una situazione difficile, per cui credo che dovrà fare un lockdown totale anche prima di Natale». Ah sì? «Le terapie intensive di Marsiglia e Nizza cominciano a spostare pazienti a Parigi. Questo, con i contagi crescenti, non può che portare al lockdown». Non rimane che rinchiudere nuovamente la gente a casa e buttare le chiavi, suggerisce il professore. E in Italia? «Tutto dipende dai nostri comportamenti. Se saremo bravi, non ne avremo bisogno. Ma in alcune zone si sta perdendo il controllo, come in Lazio o in Campania».Il consigliere di Speranza ha subito risposto alle accuse. Al Corriere della Sera ha dichiarato: «La mia era una valutazione oggettiva, il legale (l'avvocato del Comitato delle vittime, ndr) forza giuridicamente il significato della mia affermazione. Per cieca intendevo che era estrema: nel momento in cui non hai altri strumenti, è evidente che non puoi non attuare quel tipo di strategia».La strada di Ricciardi, del resto, è ormai lastricata di polemiche e contraddizioni. Lo scorso 20 agosto, ad Agorà, ammette stentoreo: «Le prossime elezioni, e anche la riapertura delle scuole, possono essere a rischio se la circolazione del virus torna ad aumentare». Salvo poi rettificare maldestramente: «Intendevo negli altri Paesi». Tocca quindi al ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, intervenire: «Nessun rischio per l'apertura dell'anno scolastico». E Agostino Miozzo, presidente del Comitato tecnico scientifico, suggella: «I contagi aumenteranno, ma no a nuove chiusure». Ancora prima, a fine febbraio 2020, Ricciardi s'era perfino scagliato contro i test di massa per gli asintomatici a Vo' Euganeo: «Un errore» che ha portato «confusione e allarme sociale». Nel paesino del Padovano lo screening di massa è però salvifico. E il 22 marzo, dopo che l'Italia ha superato la Cina per numero di contagi, Ricciardi rettifica. Tamponi a chi non ha i sintomi: «Partiamo dalla prossima settimana». E le mascherine? «Alle persone sane non servono a niente» assicura il docente ancora lo scorso febbraio, appena nominato da Speranza «consigliere per il coordinamento con le istituzioni sanitarie internazionali». Anche in questo caso, ha cambiato idea. Con un testacoda. Inesauribile, rassicurante, poliedrico. Ricciardi vanta perfino un fortunato passato da attore, accanto a Mario Merola. Ma poi sceglie una folgorante carriera universitaria. Diventa pure membro italiano dell'Oms. Ed è tra i promotori di Azione, che lotta strenuamente con Italia Viva per superare il 3 per cento. Il leader, Carlo Calenda, gli affida «il programma delle 10 azioni per la sanità». Non ha avuto tempo, il professore. Il governo, allo scoppio dell'epidemia, lo arruola senza riserve. E Ricciardi, in cambio, ora cosa fa? Demolisce l'epocale provvedimento deciso in emergenza: «Misura di cieca disperazione». Core 'ngrato. Come il titolo di uno di quei melodrammi napoletani in cui recitava da giovane.