
A trent'anni dalla Rivoluzione di velluto, il Meeting di Cl dedica una mostra a Václav Havel, dissidente e poi presidente ceco. La fine dei totalitarismi non ha risolto il problema della libertà. E nessun sistema potrà farlo.Qui si tratta della verità, che dovrebbe essere cercata soprattutto in sé stessi e nel contesto nel quale il destino ci ha gettato. Il conflitto fra intenzioni della vita e intenzioni del sistema non si traduce quindi in un conflitto fra due comunità socialmente distinte l'una dall'altra e unicamente uno sguardo superficiale può far dividere - solo approssimativamente del resto - la società tra dominatori e dominati. Nel sistema post totalitario questa linea attraversa de facto ogni uomo, perché ognuno a suo modo ne è vittima e supporto. Il sistema in cui viviamo ha poco in comune con la dittatura classica: non ha un'estensione locale limitata, ha un retroterra sociale e ideale, da cui si è allontanato, che gli offre un innegabile radicamento storico, dispone di un'ideologia, è infatti quasi una religione secolarizzata che offre all'uomo una risposta pronta a qualunque domanda. Nell'epoca della crisi delle certezze metafisiche ed esistenziali agli erranti offre una dimora. Per questa modica dimora l'uomo in genere paga un alto prezzo: l'abdicazione alla propria ragione, alla coscienza e alla responsabilità; parte integrante dell'ideologia assunta è infatti la delega della ragione e della coscienza nelle mani dei superiori, cioè il principio di identificazione del centro del potere con il centro della verità. Meccanismi perfetti ed elaborati di manipolazione diretta e indiretta dell'intera società portano al paradosso che l'ideologia cessa di essere al servizio del potere e quest'ultimo comincia a essere al suo servizio. L'ideologia decide degli uomini e non viceversa. Il potere diventa anonimo. Implicati e schiavizzati sono davvero tutti: non solo gli ortolani, ma anche i capi del governo. L'ortolano è invischiato poco, ma detiene anche uno scarso potere, il capo del governo ha un potere maggiore, ma proprio per questo è implicato molto di più. Insomma, nessuno dei due è libero, ma ciascuno in modo un po' diverso. Quando un individuo ha una volontà propria deve tenerla a lungo nascosta per poter avere una qualche possibilità nella gerarchia del potere. […]Da tempo ormai non si tratta più del problema di una linea politica o di un programma: si tratta del problema della vita. Questo riporta la politica all'unico punto da cui può ripartire se vuole evitare tutti gli antichi errori: all'uomo concreto. Nelle società democratiche, in cui l'uomo non è così palesemente e così brutalmente violentato, questo cambiamento fondamentale della politica è ancora lontano, e forse quando le cose peggioreranno la politica ne scoprirà la necessità. Il processo di spersonalizzazione del potere, la sua riduzione a mera tecnica di dominio e manipolazione che ho descritto è la dimensione essenziale di tutta la civiltà moderna. Il sistema, l'ideologia e l'apparato hanno espropriato l'uomo - tanto i governanti quanto i governati - della sua coscienza, della sua ragione, del suo linguaggio naturale e perciò anche della sua concreta umanità; gli Stati divengono simili a macchine; gli uomini si tramutano in insiemi statistici di elettori, di produttori, di consumatori, di malati, di turisti o di militari; il bene e il male - categorie appartenenti al mondo naturale - perdono un senso reale in politica: il solo metodo diviene l'utilità, il solo criterio il successo oggettivamente verificabile.Credo che per quanto riguarda il rapporto con i sistemi totalitari l'errore peggiore che l'Europa occidentale possa commettere sia quello che la minaccia di più: la mancata comprensione di ciò che sono realmente i sistemi totalitari, ossia uno specchio convesso di tutta la moderna civiltà e un pressante invito - forse l'ultimo - a una revisione generale del modo in cui questa civiltà concepisce sé stessa. Di fronte all'oppressione in cui noi viviamo, molti intellettuali occidentali dicono: «Che cosa possiamo fare per voi?». Certo, si può far molto, ma al fondo di questa domanda è racchiusa un'incomprensione: il problema non è quello di aiutare noi dissidenti perché non ci arrestino: dobbiamo prima di tutto aiutare noi stessi. È in gioco qualcosa di ben diverso: la salvezza di tutti. Se si distrugge la vita di un uomo a Praga, non la si distrugge a tutti? Abbiamo di fronte un unico compito fondamentale, da cui derivano tutti gli altri compiti: il compito di lasciarci guidare dalla nostra stessa ragione e di servire in ogni circostanza la verità come nostra esperienza essenziale. Il miglior modo di resistere al totalitarismo è di scacciarlo dalla nostra anima.[…] Il capitalismo è alle prese con gli stessi problemi. Le enormi ditte private, integrate e internazionalizzate, sono assimilabili agli Stati socialisti. L'Ibm certamente funziona meglio della Skoda, ma questo non cambia niente: tutte e due le aziende hanno perso da tempo ogni dimensione umana e hanno fatto dell'uomo una piccola rotella del loro ingranaggio, del tutto estranea a quello che il meccanismo realmente fa, al perché e per chi lo fa e al che cosa questo provoca nel mondo. La «mano invisibile del mercato» doveva regolare tutto, ma ci sono cose che semplicemente non può regolare, anzi direi che qualche volta questa famosa mano invisibile è capace di commettere dei crimini piuttosto evidenti. La cosa più importante oggi è che i gruppi economici mantengano oppure rinnovino il rapporto con l'uomo concreto, che il lavoro abbia un contenuto e un senso per l'uomo. La vita umana non può essere ridotta allo stereotipo della produzione e del consumo, ma le devono venire offerte tutte le più svariate possibilità. Gli uomini non devono essere un gregge manipolato e uniformato dalla varietà dei beni di consumo, sia che gli venga proposta da tre giganti capitalistici in concorrenza tra loro, oppure da un solo gigante socialista senza concorrenza.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.