2022-10-26
L’unico fascismo è quello degli antifascisti
Scontri alla Sapienza tra polizia e giovani dei collettivi che volevano impedire al nostro Daniele Capezzone e al deputato Fabio Roscani (Fdi) di partecipare a un convegno. Il solito vizietto squadrista dei kompagni, che fecero saltare persino la visita di Benedetto XVI.No, per i giovani compagni dei collettivi della Sapienza, il giornalista Daniele Capezzone non avrebbe dovuto parlare perché «fascista». Un bel bavaglio e tanti saluti alla democrazia, ma tant’è. Dal 25 settembre scorso, in alcuni licei e in alcune facoltà, si attende con trepidazione il fascismo. Ma il fascismo non arriva e allora ci pensano loro, i compagni vigilanti, a usare la forza e a provare a non far parlare chi non la pensa come loro. Ieri, ci sono anche stati momenti di tensione tra una cinquantina di giovani dei collettivi e la polizia, che ha impedito l’interruzione di una conferenza sul capitalismo, organizzata da Azione universitaria, alla quale partecipava la firma della Verità, notoriamente su posizioni liberali, e a cui avrebbe dovuto partecipare anche il deputato di Fdi Fabio Roscani, trattenuto a Montecitorio per la fiducia. Già alla vigilia si era capito che tirava una brutta aria per l’innocente convegno sul capitalismo, dal titolo Il profilo nascosto del sistema, in teoria qualcosa che dovrebbe interessare anche chi si professa comunista, a meno che esista un monopolio a sinistra delle critiche al capitale. In cartellone erano previsti due docenti universitari, Giovanni Di Bartolomeo e Roberta Iannone, Capezzone e Roscani. In giro per la Sapienza erano spuntati alcuni manifesti rossi con le facce solo degli ultimi due e una breve bio. Per Capezzone era scritto: «Ex portavoce della prima Forza Italia e de Il Popolo della libertà», omettendo che è stato deputato anche del Gruppo misto ed è un ex radicale. «Particolari» che non facevano gioco per sostenere lo slogan: «Fuori i fascisti dalla Sapienza». E tanto per tenere alto il livello di un certo disprezzo, sia per Capezzone sia per Roscani il distico con la loro breve bio era stampato a caratteri cubitali sul viso. Con questa preparazione, ieri mattina, una cinquantina di studenti dei collettivi di sinistra si sono presentati nel cortile di scienze politiche con cori e striscioni, ma non si sono limitati alla contestazione. Hanno cercato anche di forzare il blocco della polizia per fermare il convegno e sono venuti a contatto con gli agenti che li hanno contenuti. Sono volati spintoni e qualche manganellata, con il cordone della polizia che ha retto. La stessa polizia ha dovuto scortare Capezzone, sia all’entrata sia all’uscita. Anche questo, un bel saggio di dialogo e rispetto delle opinioni altrui in quello che dovrebbe essere un tempio del confronto delle idee. Il giornalista non ha fatto una piega, ha svolto il suo intervento regolarmente, poi ha scritto questo messaggio su Twitter: «Ringrazio AzioneUni per lo splendido convegno di stamattina alla Sapienza. Ringrazio meno i facinorosi che avrebbero voluto impedire l’evento. Curioso cortocircuito comunista: danno agli altri dei “fascisti”, ma vorrebbero imbavagliare (o peggio) chi non la pensa come loro». Vien da osservare che a volte anche solo pensare, se non si proviene dalle cattedrali laiche giuste, sia considerata un’attività pericolosa e da contrastare. Ecco che cosa si legge nella nota diffusa dai giovani comunisti ieri: «Oggi come “Cambiare rotta”, insieme ai collettivi antifascisti della Sapienza, ci siamo trovati in presidio contro un evento organizzato da Azione universitaria con esponenti di fascisti di Fratelli d’Italia e di Forza Italia». E già qui abbiamo di nuovo il mite Capezzone che si becca del «fascista di Forza Italia».La nota accusa l’università e il rettore Antonella Polimeni di «aver legittimato per anni la presenza di organizzazioni fasciste» e sostiene che «dopo l’insediamento del governo Meloni, è arrivata anche la risposta delle forze dell’ordine e dell’apparato repressivo che hanno manganellato violentemente gli studenti antifascisti! Non accettiamo che vengano legittimate violenza, atlantismo, razzismo e sfruttamento». Decisamente, non mancano né la fantasia, né la vocazione al minestrone. Stessi toni per il Fronte della gioventù comunista, che parla di «un’università che manganella gli studenti e srotola il tappeto rosso ai reazionari». E poi tira in ballo, suo malgrado, il nuovo premier affermando che «l’università non si è risparmiata neanche di fare i complimenti a Giorgia Meloni per la sua elezione». Che ci sia un elementare bon ton istituzionale, evidentemente, è segno di chissà quale orrendo collaborazionismo. Ma la Sapienza è anche l’ateneo dove nel novembre 2007 si scatenò un vespaio per l’invito a Benedetto XVI, che poi preferì rinunciare. Decidere chi può parlare e chi no è un vecchio vizio.Sulla questione è intervenuto anche il leader del M5s, Giuseppe Conte, che, durante la dichiarazione sul voto di fiducia al governo, ha sostanzialmente preso le difese dei contestatori: «Ci sono immagini che fanno venire i brividi, lo dico al neo ministro dell’Interno. Vedere manganelli e cariche contro gli studenti che dalle immagini appaiono indifesi mi preoccupa da cittadino e da professore universitario».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)