2022-01-14
L’ufficio parlamentare di bilancio fa a meno dell’alfiere dell’austerità
Massimo Bordignon fuori dall’organo di controllo sulla finanza pubblica. L’Italia può respirare.Mercoledì sera il faticoso processo per arrivare a scegliere i componenti dell’ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha compiuto il penultimo passo. Dopo che, il 16 settembre scorso, i soggetti ammissibili sono scesi a 19, ora le Commissioni bilancio hanno votato la rosa finale di dieci, tra cui i presidenti di Camera e Senato dovranno nominare i tre membri del Consiglio.L’Upb è l’organo, ausiliario del Parlamento, il cui compito è l’analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica e la valutazione dell’applicazione delle regole di bilancio da parte del governo. E, poiché quelle regole sono scritte a Bruxelles, l’Upb è il «controllore nazionale» che svolge un ruolo di garanzia nei confronti delle istituzioni europee. La notizia è che il professor Massimo Bordignon, attuale componente dell’European fiscal board, è stato escluso dalla rosa finale. Fino all’ultimo era il candidato principe di una filiera politico-istituzionale che ancora rifiuta di ammettere di aver clamorosamente sbagliato - figurarsi chiedere scusa - nella progettazione e gestione delle regole di bilancio, oggi in attesa di riforma. E subito si è scatenata la polemica, alimentata da un intervento di Luciano Capone sul quotidiano Il Foglio, secondo cui il voto di mercoledì «non è un bel segnale per il Colle». Infatti, sarebbe stato escluso il «curriculum più prestigioso», corrispondente all’«identikit perfetto per guidare l’Upb», per lasciare spazio a «logiche spartitorie», senza considerare i criteri di competenza, esperienza ed indipendenza. Ma è proprio una equivoca definizione di quest’ultimo concetto che rende le doglianze del Foglio prive di fondamento. L’Upb è un organismo di supporto del processo decisionale parlamentare e la sua indipendenza è dall’esecutivo. Se il consiglio è di nomina parlamentare, non può non esserci una valutazione politica su una lista di nomi che già a monte, per legge, hanno subito una selezione in base ai predetti criteri. La lunghezza del curriculum è un criterio scivoloso, che spesso ci ha dato amare soddisfazioni. Ad esempio, non stupisce che Bordignon, secondo cui nel 2010 «la Grecia non poteva fallire» (e abbiamo visto com'è finita), sia apprezzato dall’uomo che nel 2007 affermava che la crisi dei subprime «non si sarebbe trasformata in una crisi generalizzata». Quest’uomo, Francesco Giavazzi, ora è a Palazzo Chigi: per fortuna, vien da dire, altrimenti... avrebbe votato Bordignon, il quale, ancora a novembre scorso, in una proposta dell’Efb sosteneva il mantenimento del vincolo del 3% di deficit/Pil e ritocchi solo marginali a un impianto di regole semplicemente da azzerare.L’Upb, al pari di altri organismi «indipendenti» esprime valutazioni politiche e in una repubblica parlamentare l’indirizzo politico lo dà il Parlamento, conseguentemente il vaglio politico è fisiologico, non patologico. Altro è l’autonomia funzionale dell’organo. Oppure si vuole fare passare l’idea che in un Paese in cui le commissioni di concorso effettuano valutazioni con logiche politiche (cordate, affinità ideologica), la soluzione sia imporre a organismi politici di comportarsi come commissioni di concorso? Il Parlamento non è certo un cacciatore di teste.Nei Consigli di presidenza di organi giudiziari siedono membri di nomina parlamentare. Qualcuno è così ingenuo da pensare che la loro elezione sia una Pentecoste laica in cui i votanti attendono la discesa dello Spirito della competenza?Infine, notiamo un problema di metodo: per un certo côté politico e giornalistico, la scelta condivisa è tale solo quando fornisce un nome a loro gradito. Se premia un altro, la scelta è «divisiva». In questo senso, è proprio vero che non è un bel segnale per il Colle.