2020-02-15
L’Ue tira dritto sull’Unione bancaria. A rischio 384 miliardi di titoli italiani
Ursula von der Leyen/Bernd von Jutrczenka/picture alliance via Getty Images
La ponderazione dei Btp è ancora inserita nella bozza dei lavori. Si sta ripetendo lo stesso copione del Mes, su cui la trattativa di fatto si è conclusa senza tenere conto delle richieste del nostro Parlamento.Quando si parla di Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e rafforzamento e completamento dell'Unione bancaria, il divario tra il contenuto degli atti che arrivano da Bruxelles e le parole che invece provengono da Roma sembra ormai incolmabile. Da giorni documentiamo su queste colonne che gli atti dell'Eurogruppo parlano inequivocabilmente della già avvenuta definizione in linea di massima della riforma del Mes, quasi prossima alla firma dopo la definizione degli ultimi dettagli a marzo, e della trattativa aperta sull'Unione bancaria da concludersi entro il 2024.Tutto ciò in palese contraddizione con le risoluzioni approvate dal Parlamento sia a giugno 2019, da parte della precedente maggioranza, sia a dicembre 2019, da parte dell'attuale maggioranza. È vero, a febbraio non si firma nulla, come sostengono il presidente Giuseppe Conte e il ministro Roberto Gualtieri. Ma, purtroppo per loro, non c'è giorno in cui non arrivi un documento da Bruxelles a dimostrare che si procede spediti senza alcuna opposizione dell'Italia. Il 12 febbraio a Bruxelles si è riunito il Coreper II. Tale organo, a cui partecipano i rappresentati permanenti presso la Ue, prepara i lavori del Consiglio Ue nella configurazione Ecofin (ministri economici), che terrà la prossima riunione il 18 febbraio.Il Coreper ha esaminato una bozza di raccomandazione sulle politiche economiche dell'Eurozona che sarà dapprima discussa nell'Eurogruppo del 17 febbraio, quindi sottoposta all'approvazione dell'Ecofin del 18 e poi formalmente adottata con l'approvazione del Consiglio europeo del successivo 27 marzo. Tra le cinque raccomandazioni spicca quella relativa al Mes e all'Unione bancaria che è la pedissequa riproposizione di quanto affermato dal presidente dell'Eurogruppo Mário Centeno lo scorso 30 gennaio.In particolare, tra l'altro:1 Sull'Unione bancaria, facendo seguito al comunicato dell'Eurosummit del 13 dicembre, proseguire a lavorare su tutti gli elementi, inclusi quelli trattati dal gruppo di lavoro di alto livello (Hlwg) relativi alla garanzia comune sui depositi.2 Concludere la riforma del Mes, compresa la istituzione di un supporto finanziario per il fondo di risoluzione delle crisi bancarie. Rendere operativo tale supporto in anticipo, purché ci siano sufficienti progressi nella riduzione dei rischi.Tali raccomandazioni, ancora una volta, confermano che non c'è alcuna traccia delle perplessità e delle condizioni poste del Parlamento e passano come un rullo compressore sulle parole di Conte e di Gualtieri. Il treno delle decisioni marcia spedito anche a livello di Consiglio Ue, il massimo consesso decisionale, e di Consiglio europeo, organo di indirizzo e di definizione delle priorità politiche della Ue. Ma sono i dettagli a rendere la vicenda ancora più inquietante per il nostro Paese. Per quanto riguarda l'Unione bancaria, la raccomandazione dell'Ecofin fa esplicito riferimento al lavoro dell'Hlwg dell'Eurogruppo sulla garanzia comune dei depositi, illustrato nella lettera del 3 dicembre scorso, inviata dal presidente di questo organo al presidente Centeno. Si tratta di una tabella di marcia secondo cui articolare il negoziato politico: spiccano due aspetti potenzialmente dannosi per le nostre banche e il nostro debito pubblico. Infatti si pensa di incentivare la diversificazione dei titoli di Stato nei bilanci delle banche, facendo contribuire le banche al fondo di garanzia in base alla concentrazione dei titoli di Stato e introducendo dei costi per la loro eccessiva concentrazione. Esito finale: le nostre banche, per non essere penalizzate, essendo quelle con la maggiore concentrazione di titoli di Stato, dovrebbero disfarsi di una quota significativa dei circa 384 miliardi di euro di titoli di Stato detenuti a fine dicembre. Quando Gualtieri sabato 8 febbraio a Brescia parlava di opposizione dell'Italia alla ponderazione dei titoli di Stato nelle banche, non poteva non sapere che il divieto di concentrazione produce comunque effetti penalizzanti per le banche, creando incentivi alla vendita. Non a caso la risoluzione parlamentare di dicembre contiene uno specifico passaggio sul tema. O crede che le banche tedesche o francesi non vedano l'ora di comprare Btp, sostituendosi alle banche italiane che comprerebbero invece titoli francesi o tedeschi?È peraltro imbarazzante leggere sul Sole 24 Ore di sabato 9 che ciò che «dicono alcuni in sala» è agli atti delle istituzioni europee dall'inizio di dicembre, e ora l'Ecofin e il Consiglio europeo si apprestano a includere nelle loro raccomandazioni di politica economica. Che presentano anche un'ulteriore minaccia per le nostre banche: in vista di un'entrata in vigore anticipata del sostegno finanziario del Mes a favore del fondo di risoluzione unico è necessaria una riduzione dei rischi delle banche. Ma quali rischi? I derivati illiquidi delle banche francesi e tedesche? No, solo le sofferenze, ancora presenti nei bilanci delle nostre banche.Lunedì 17 e martedì 18 il ministro Gualtieri avrebbe l'opportunità di recuperare il terreno perduto e far sapere ai nostri partner europei che sia la riforma del Mes sia il completamento dell'Unione bancaria contengono elementi manifestamente irricevibili poiché in contrasto con la volontà del Parlamento. Lo farà?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)