2025-07-12
L’Ue prova a tramare col Colle per esautorare il parlamento
Svelata la riunione tra i commissari e Mattarella. Il verbale sottolinea l’importanza dell’«entrata in vigore del trattato». Ma il Parlamento è sovrano e ha detto di no.Una nota dell’Adnkronos, agenzia di stampa solitamente ben informata, ci fa sapere che a Bruxelles, «al più alto livello istituzionale», si è parlato della riforma del Mes, il Meccanismo europeo di Stabilità che l’Italia non ha sottoscritto e non intende sottoscrivere. Da quanto si capisce, nella riunione dei commissari europei svoltasi ieri e presieduta da Ursula von der Leyen, sarebbe stato sollevato il problema della mancata firma da parte del nostro Paese. Dei 27 Stati appartenenti all’Unione, noi siamo i soli a esserci rifiutati di ratificare il trattato. Di qui una serie di sollecitazioni, che per essere chiari somigliasempre più a indebite pressioni.Già, perché Bruxelles non si è limitata a cercare di convincere l’esecutivo in carica dell’utilità del Mes, ma ha cercato di forzare la mano utilizzando metodi non proprio convenzionali. Un po’ paventando conseguenze nel caso l’Italia non si pieghi al Meccanismo europeo di stabilità. E un po’ provando ad aggirare la contrarietà del Parlamento, rivolgendosi direttamente al capo dello Stato, affinché costringa Giorgia Meloni a bere l’amaro calice. E che sia un cocktail dal gusto non propriamente gradevole ormai è chiaro. Se il Mes fosse davvero uno strumento utile ad aiutare gli Stati della Ue in difficoltà, credo che nessuno si opporrebbe alla sua applicazione. Purtroppo però il Meccanismo di stabilità prevede una serie di clausole che - come abbiamo spiegato più volte - una volta in funzione di fatto comporterebbero il commissariamento del Paese. A decidere non sarebbero più gli organismi nazionali, ovvero il governo e il Parlamento, ma Bruxelles. Di qui la nota contrarietà da parte delle principali forze politiche che oggi compongono la maggioranza, opposizione espressa anche attraverso un voto vincolante di Camera e Senato.Il ministro Giancarlo Giorgetti ha fatto presente nelle riunioni dell’Europarlamento che non esistono le condizioni per la ratifica, nonostante gli altri Paesi della Ue abbiano già firmato e sebbene ai tempi del secondo governo Conte l’Italia si fosse detta disposta a sottoscrivere il trattato. Ma la posizione ufficiale del rappresentante dell’Economia a quanto pare non è stata sufficiente a indurre l’Unione a rassegnarsi. Prova ne sia che, come ci informa l’Adnkronos, la questione è emersa al massimo livello istituzionale, durante la visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Bruxelles. In pratica, nel dibattito immediatamente successivo al discorso del capo dello Stato, i commissari sarebbero tornati a sollecitare la «finalizzazione dell’Unione finanziaria con l’entrata in vigore del trattato rivisto del Meccanismo europeo di stabilità».A questo punto sorgono spontanee due domande: a che titolo i commissari approfittano di un incontro ufficiale con il presidente della Repubblica italiana per chiedere la ratifica di un trattato la cui firma deve essere di competenza del governo e del Parlamento? Il secondo quesito è conseguente: di fronte all’indebita pressione, resa ufficiale dalla trascrizione nel verbale dell’incontro, che cosa ha risposto Mattarella? Il capo dello Stato ha respinto o no una sollecitazione che tende a scavalcare il governo e un voto delle Camere, che su questo argomento è sovrano? Urge chiarimento da parte dello stesso presidente, il quale dovrebbe difendere la posizione italiana, non quella di Bruxelles.
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
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