2023-02-02
L’Ue finanzia un’associazione turca che giustifica l’uccisione di «infedeli»
Bruxelles dà oltre 30.000 euro, per un progetto contro «l’islamofobia», a una confraternita che strizza l’occhio agli attacchi anti Occidente. E che tra le sue file vanta anche il padre di una bimba data in sposa a sei anni.L’Unione Europea continua a ignorare i segnali d’allarme, lanciati da più parti, in merito all’infiltrazione degli islamisti nelle istituzioni comunitarie. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è un progetto contro l’islamofobia, finanziato dalla Commissione di Bruxelles via il programma Erasmus+ e coordinato dall’associazione turca Yavuz Sultan Selim. Questa non è altro che l’ «organizzazione giovanile» della confraternita religiosa Ismailağa che non lesina critiche e attacchi al mondo non islamico. Il titolo del progetto finanziato dal programma Erasmus+ è : «La vita digitale dopo la pandemia e l’islamofobia. Effetti della vita numerica». Dietro a questa definizione astrusa c’è un’iniziativa che, come spiega il sito del programma Ue per la formazione, coinvolgerà «50 partecipanti femminili e 50 maschili di età compresa tra i 18 e i 30 anni». Oltre alla loro età, si sa già che queste 100 persone saranno «giovani che sono interessati alla vita digitale e fanno ricerche sull’islamofobia». Il progetto è stato avviato il 1° dicembre scorso e si concluderà il 31 maggio 2023, ma quella che sembra essere la fase essenziale si terrà dal 6 al 12 gennaio a Istanbul. Giunti a questo punto, si potrebbe pensare che l’Ue abbia dimenticato che la Turchia non è un Paese membro e che, quindi, i funzionari di Bruxelles abbiano pensato che valesse la pena di investire qualche soldo nel Bosforo. Ma se si gratta un po’ la patina buonista che Ursula von der Leyen e compagni stendono su tutto quello che viene dall’Unione, si scopre che il contributo dato a questa iniziativa contro l’islamofobia (peraltro tutta da dimostrare) è alquanto preoccupante perché finanzia la branca della confraternita Ismailaga che, sui social, non fa mistero del suo odio contro tutto quello che l’Europa e la sua cultura rappresentano.Il sito francese Fdesouche.com ha pubblicato un’inchiesta che mostra il lato oscuro della confraternita. Il 26 ottobre 2020, ovvero dieci giorni dopo l’assassinio del professor Samuel Paty per mano del rifugiato ceceno Abdoullakh Anzorov, sulla pagina Facebook della confraternita è apparso un post inequivocabile. «Germania, Francia, Inghilterra, tutta Europa è nemica dell’Islam e del profeta» scriveva sul social uno dei capi di Ismailaga, Muhammed Fatih Ustaosmanoglu, aggiungendo anche che «una Turchia diretta e indipendente proteggerà l’onore dell’islam e l’onore del nostro profeta da tali atteggiamenti offensivi immorali, e farà conoscere ai miscredenti il loro posto. Inshallah...». Nel 2017, il capo dell’associazione Yavuz Sultan Selim, Abdulhalik Ustaosmanoglu, scriveva su Twitter «Non fate arrabbiare la nazione turca. Aspettano l’ordine per andare in spedizione in Europa». Più recentemente, lo scorso 16 dicembre, lo stesso twittava minacce non troppo velate nei confronti di Ugur Kutay. Quest’ultimo, come scrive il sito turco Onedio.com, è un docente e scrittore turco denunciato recentemente da uno dei suoi studenti per sospetto «oltraggio dei valori religiosi». Nei suoi confronti, Ustaosmanoglu invocava una punizione divina. «Punisci chi insulta il nostro amato, sia in questo mondo che nell’aldilà, oh Signore!», scriveva il leader dell’organizzazione, concludendo il tweet con questa frase «rendici strumenti di questo, oh Signore!».Ma la confraternita Ismailaga, di recente, si è trovata al centro anche di uno scandalo nel quale si intrecciano integralismo e pedofilia. Lo scorso dicembre sono infatti finiti in carcere due uomini legati all’organizzazione: Yusuf Ziya Gümüşel e Kadir Istekli. Il primo è un membro Ismailaga nonché fondatore della fondazione Hiranur, che pare essere legata anche all’Akp, il partito di Recep Tayyip Erdogan. Mentre il secondo è un imam. I due sono anche, rispettivamente, il padre e l’ex marito di una giovane donna che li ha fatti condannare perché è stata costretta a sposarsi quando aveva 6 anni, all’inizio degli anni 2000, nonché per aver subito abusi sessuali dal marito. Di lei si conoscono solo le iniziali: H. K. G.. Se il giornalista d’inchiesta Timur Soykan del quotidiano Birgün non avesse scritto sulla vicenda, forse i due l’avrebbero fatta franca. Invece, grazie al lavoro della testata, è stato sollevato il velo sulla pratica dei matrimoni forzati di bambine tuttora esistente in Turchia e che, spesso, viene giustificata dalle confraternite come Ismailaga. Non c’è da sorprendersi dunque se, come scrivevano i siti turchi Yetkin Report et Politika Haber, la stessa confraternita abbia fatto pressioni sul leader di Ankara, Erdogan, affinché la Turchia si ritiri dalla Convenzione di Istanbul sui diritti delle donne, del 2011.Nonostante tutti questi elementi, il programma Erasmus+ dovrebbe versare un contributo di 31.455 euro al progetto contro l’islamofobia coordinato dall’associazione Yavuz Sultan Selim. C’è da sperare che qualcuno a Bruxelles si svegli e decida di seguire, ad esempio, le orme dell’intelligence interna tedesca che ha inserito l’associazione nella categoria «islamismo/terrorismo islamico».