2024-07-30
L’Ue contro gli aiuti di Stato cinesi. Dal 16 agosto dazi sui biocarburanti
Ursula Von der Leyen (Ansa)
Tariffe tra il 12 e il 36% sul biodiesel che arriva da Pechino e gode di fondi pubblici.Dopo le auto elettriche, Bruxelles sfodera l’arma dei dazi come misura antidumping anche sui biocarburanti provenienti dalla Cina. Le nuove tariffe doganali scatteranno il 16 agosto prossimo sulle importazioni di Hvo (olio vegetale idrotrattato) e Fame (esteri metilici degli acidi grassi), in percentuali variabili tra il 12,8% e il 36,4%.Come per le auto a batteria, anche dietro al biodiesel c’è la longa manus di Pechino che finanzia la produzione contribuendo a mantenere i prezzi bassi. Lo scorso ottobre l'associazione European biodiesel board ha presentato un esposto in cui denunciava l’azione di dumping mettendo in moto un’inchiesta. Terminata l’indagine, Bruxelles ha stabilito di imporre di dazi fino al 23,7% per i produttori cinesi che hanno collaborato all’indagine e del 36,4% per tutti gli altri che invece si sono mostrati reticenti.Negli ultimi due anni, il mercato europeo dei biocarburanti è stato inondato dalle importazioni di prodotti made in China. Bruxelles ha stimato che il mercato europeo di biodiesel vale 31 miliardi di euro all’anno. Un valore in crescita in quanto questo carburante, utilizzato principalmente nel trasporto su strada, ottenuto direttamente da oli vegetali come l’olio di colza o da fonti di scarto come olio da cucina esausto o dal sego di animali macellati, rappresenta un’alternativa rinnovabile ai combustibili fossili ed è uno dei pilastri dell’agenda green. L’Unione Europea inoltre vuole incentivare i biocarburanti basati sui rifiuti per ridurre le aree agricole necessarie alla colture destinate alla produzione di energia, i cosiddetti biocarburanti avanzati. Il drastico aumento delle importazioni cinesi di biodiesel classificato come prodotto di scarto ha scosso i produttori dell’Ue.Nel 2023 la Repubblica popolare è divenuta ufficialmente il maggiore esportatore di tale carburante verso l’Unione, causando un crollo del mercato da circa 2.250 euro a tonnellata a 1.100 euro. L’European biodiesel board (Ebb) ha stimato che l’anno scorso le aziende del Dragone hanno esportato nella Ue 1,8 milioni di tonnellate di biodiesel, il 90% dell’export globale grazie a prezzi super concorrenziali. Ribassi possibili non solo perché la raccolta dell’olio usato in Cina è fino al 30% più economica rispetto all’Europa ma anche perché si prefigurerebbe l’intervento di finanziamenti pubblici come è emerso nel caso delle auto elettriche. C’è dell’altro. È sorto anche il sospetto che il biodiesel importato non sia raffinato da fonti di rifiuti che rientrano negli standard europei, ma da materie prime più economiche e limitate. Sarebbero quindi entrati sul mercato combustibili, falsamente dichiarati sostenibili. Una vera e propria frode.L’impatto del dumping cinese si è fatto sentire subito sul mercato europeo. Lo ha denunciato la stessa Ebb nell’esposto alla Commissione Ue: Chevron Renewable Energy Group ha messo in congedo forzato i lavoratori tedeschi, Shell ha sospeso la costruzione di un impianto di biodiesel nei Paesi Bassi, BP sta sospendendo un progetto di biocarburante in Germania e Argent Energy ha persino chiuso una bioraffineria. Di qui anche l’avvio da parte di Ebb, di una seconda indagine puntando il dito su pratiche commerciali scorrette.Sempre sul fronte dei dazi come misure antidumping, è riportata sulla Gazzetta ufficiale della Ue, l’introduzione di tariffe doganali sull’importazione del dolcificante senza calorie, eritritolo, proveniente dalla Cina. Sul colosso Sanyuan, verrà applicata un’aliquota tariffaria aggiuntiva del 156,7%. Per gli altri produttori cinesi, le tariffe varieranno dal 31,9% al 235,6%. Anche in questo caso è emersa una concorrenza sleale determinata da aiuti di Stato. L’eritritolo è principalmente utilizzato come sostituto dello zucchero in alimenti e bevande, sia in forma pura che miscelato con altri ingredienti. Viene impiegato a tavola, nelle bevande, nella pasticceria, nei prodotti da forno e nell’alimentazione sportiva.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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