2019-10-03
L’Ue ci impone pure la super Procura. E i suoi giudici avranno paghe stellari
L'organismo nasce per combattere le frodi finanziarie contro l'Unione, che ora pressa gli Stati membri per armonizzare i rispettivi ordinamenti. Ma anche il Csm aveva sollevato dubbi: «Può creare problemi».Dopo aver consegnato le chiavi della cassaforte dei conti pubblici con l'introduzione del Patto di stabilità e crescita, l'Italia affida a Bruxelles anche una parte importante del potere giudiziario. L'approvazione dell'istituzione della Procura europea (Eppo), formalizzata lunedì a seguito del via libera definitivo da parte della Camera alla legge di delegazione europea, rappresenta un altro pezzo di sovranità che se ne va. La Procura nasce, sulla carta, nel 2017, quando 16 Stati membri dell'Unione europea (tra cui Francia, Germania e ovviamente l'Italia) convengono di cooperare in modo più stretto per combattere efficacemente le frodi finanziarie ai danni delle finanze dell'Ue, che per questo motivo accusano ogni anno perdite per circa 50 miliardi di euro. Nei mesi successivi le adesioni diventano 22. Dal punto di vista operativo, l'avvio delle attività è previsto entro la fine del 2020.Finora solo le autorità dei singoli Stati potevano indagare su questi reati e la competenza giurisdizionale era limitata ai confini nazionali. Da qui la necessità di istituire un organismo in grado di operare con ampi poteri in tutti i Paesi aderenti. Ma com'è facilmente intuibile, attuare un'operazione del genere in un continente nel quale ogni ordinamento giuridico può vantare una propria storia plurisecolare è tutt'altro che cosa facile. La modalità è, al solito, quella della testa di cavallo nel letto. Se gli Stati che hanno dato l'adesione al progetto non si sbrigano a calare l'accordo sul piano della normativa nazionale, scattano senza indugio le procedure di infrazione. L'appartenenza all'Ue, è giusto precisarlo, prevede che i Paesi siano tenuti a recepire le direttive e adeguarsi ai regolamenti che arrivano da Bruxelles. Nel caso di campi così delicati come quello giuridico, tuttavia, la fretta rischia di essere cattiva consigliera.È questo il caso dell'Italia, che ogni anno si trova a dover affrontare frettolosamente l'iter parlamentare della legge di delegazione, all'interno della quale sono contenuti provvedimenti sui temi più svariati in grado di impattare e non poco sulla vita quotidiana dei cittadini. Questa volta, i provvedimenti scaduti presenti nel testo erano 6, e altrettanti risultavano in scadenza entro la fine dell'anno. «Una tempestiva approvazione è assolutamente necessaria anche per evitare nuovi aggravi alle casse dello Stato», ha osservato Laura Agea, sottosegretario per gli Affari europei.Nel caso specifico della Procura europea, le prime perplessità erano state espresse nientemeno che dal Consiglio superiore della magistratura. Durante il plenum svoltosi il 12 novembre del 2018, pur dando esito positivo al parere richiesto dal guardasigilli, il Csm ha sollevato alcuni importanti rilievi, specie in riferimento ai «problemi organizzativi che l'istituzione della Procura europea pone rispetto all'ordinamento interno». Da sottolineare nell'occasione il voto contrario di 6 membri sui 27 totali. Tra gli aspetti più delicati, quello relativo all'individuazione dell'organo competente alla designazione della terna dei candidati aspiranti a ricoprire il ruolo di procuratore europeo e procuratore europeo delegato, oltre alla necessità di definire lo status giuridico dei componenti del nuovo consesso, i poteri di indirizzo e supervisione della Procura europea sui suoi membri e i profili di responsabilità disciplinare. Mica roba da poco, anche perché in gioco ci sono concetti alla base dell'azione penale.La discussione in Parlamento risente della necessità di chiudere in tempi stretti la pratica relativa alla legge di delegazione europea. A lasciare perplessi, la scelta di far dipendere gli scatti di carriera del procuratore dai suoi colleghi europei e non dal Csm, come accade per tutti i magistrati, ma soprattutto la decisione di rendere immune questa figura dal potere disciplinare del Consiglio. Dubbi sono stati espressi da Ingrid Bisa (Lega) in riferimento alla bocciatura di due emendamenti presentati da Claudio Borghi che proponevano di limitare la platea dei candidati ai soli magistrati di ruolo e che avessero esperienza in materia di reati finanziari. L'aspetto più grottesco riguarda però la questione stipendi: al magistrato italiano chiamato a far parte dell'organo, infatti, non sarà applicato il limite previsto per ogni altro dipendente pubblico, fissato dalla legge in 240.000 euro lordi annui. Sull'emolumento monstre il 18 settembre scorso l'ex viceministro dell'Economia, Massimo Garavaglia, ha chiesto lumi in commissione Bilancio, in particolare sulla possibilità per il togato di portarsi a casa una doppia (generosissima) pensione per via del cumulo degli incarichi. Dopo il voto di martedì, un'altra poltrona d'oro si aggiunge dunque al lungo elenco degli strapagati mandarini europei.
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