2020-05-06
Luca Lotti racconta ai magistrati la pazza voglia di Eni dei renziani
Luca Lotti (Andrea Ronchini:NurPhoto via Getty Images)
L'ex sottosegretario nonché braccio destro del Bullo, sentito in riferimento al memoriale dell'avvocato Piero Amara, rievoca le pressioni ricevute da quest'ultimo e da Andrea Bacci per collaborare col colosso energetico. L'avvocato Piero Amara, faccendiere condannato sia a Roma che a Messina per corruzione in atti giudiziari, nel luglio 2019 ha redatto una memoria che ha coinvolto anche il Giglio magico. Per questo la Procura di Milano che indaga sulle vicende legate all'Eni (di cui Amara è stato consulente) hanno sentito come testimoni sia Luca Lotti, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Renzi premier, che Andrea Bacci, ex socio di Tiziano Renzi e poi factotum del figlio. I magistrati hanno toccato temi delicati e hanno insistito sulle chat segrete su Wickr a cui Lotti avrebbe preso parte, secondo Amara, con lo pseudonimo «Siffredi 2», ma l'ex ministro ha assicurato che lui come nickname usa «conchiglia» e che chatta solo con due suoi vecchi amici, Paperino78 e Patagonia2. Il verbale di Lotti a Milano è stato segretato, ma a ottobre è stato trasferito a Perugia ed è stato depositato nel processo a carico del pm Luca Palamara. Infatti nel verbale i pm chiedono a Lotti anche conto di alcune sue dichiarazioni intercettate proprio nel procedimento a carico del magistrato in uno dei tanto citati dopocena in cui si discuteva di nomine al Csm. In particolare il riferimento sembra a un sms abbastanza perentorio inviato dall'ex ministro al vicepresidente del Csm David Ermini: «David io non sono un Senatore qualunque che ti scrive messaggi del cazzo … senza di me non eri lì, punto … rispondi, punto». Sembra che dopo quel messaggio Ermini si sia messo sull'attenti. Come spiega Lotti ai pm di Milano: «Nell'occasione mi ero fatto portavoce delle richieste che mi erano state fatte da Palamara, Ferri e Cartoni, i quali in qualità di rappresentanti delle correnti Mi e Unicost si lamentavano che Ermini non li seguiva sufficientemente. Io mi sono fatto portavoce in qualche modo di queste lamentele e, come detto, ho mandato il messaggio a Ermini e l'ho incontrato alla Camera dei deputati intorno alla metà di maggio per riportargli le lamentele. David Ermini ha preso atto di questa richiesta e mi ha detto che ci avrebbe pensato lui parlando con i capigruppo delle singole correnti». I pm contestano a Lotti un'altra frase un po' inquietante che pronunciò con Palamara e con il collega Cosimo Ferri lo scorso 21 maggio: «La carta dell'Eni, io ce l'ho già […] 228.000 euro, io, quando volete ve la tiro fuori, la carta dell'Eni, Descalzi (Claudio, ad della compagnia petrolifera, ndr) me l'ha consegnata la settimana scorsa». Il riferimento era ai documenti che riguardavano Domenico Ielo, fratello del procuratore aggiunto di Roma Paolo, magistrato inviso alla combriccola. Il 9 maggio Palamara aveva detto a Lotti «che gli risultava che Domenico Ielo avesse avuto anche degli incarichi dall'Eni»: per questo «Mi aveva chiesto se potevo verificarlo» ha raccontato l'ex ministro. «Ho detto che avrei potuto farlo chiedendo a Granata (capo del personale dell'Eni, ndr). O il 9 maggio o prima ho avuto un incontro con Granata presso l'hotel Montemartini di fronte alla stazione Termini. In questa occasione tra gli argomenti chiesi a Granata se gli risultasse che Domenico Ielo aveva avuto una consulenza da Eni. Granata non mi chiese il motivo di questa domanda e mi rispose che avrebbe verificato, ma che comunque gli incarichi degli esperti legali di Eni erano sul sito. Non ho più rivisto Granata da quel giorno e non ho avuto più notizie da lui in merito agli incarichi eventualmente ricevuti da Domenico Ielo». Ma nel colloquio con i magistrati si è parlato soprattutto di Eni. Infatti Amara nella memoria fa sapere di aver, «tramite il dottor Bacci», insistito molto «con il signor Lotti affinché intercedesse con il signor Renzi in favore del dottor Claudio Descalzi». Lotti spiega: «Non posso escludere che Bacci mi abbia fatto riferimento alla nomina di Descalzi come amministratore delegato di Eni, chiedendomi di favorirla, ma non ho la certezza al riguardo». Gran parte del verbale è utilizzato da Lotti per smentire quanto scritto nella sua memoria da Amara, grande accusatore di Descalzi e personaggio da prendere certamente con le molle. L'ex ministro ha ammesso solo che Bacci e Amara gli avevano chiesto «di entrare in relazione con i vertici della società Versalis (società controllata dall'Eni, ndr) anche tramite Granata». Lotti ha pure riferito che i rapporti con Bacci si sarebbero «affievoliti» quando lui andò al governo «anche per l'esigenza di placare la sua insistenza nel cercare di relazionarsi con noi e di ottenere incontri con esponenti delle istituzioni».L'ex ministro ha anche negato di essere soprannominato «LL», come sostiene Amara, ma di essere solo «biondo» o «il lampadina», di non aver mai incontrato il faccendiere siciliano nel suo studio e tanto meno «la sera sul tardi» a cena o dopo cena. Infine non ha saputo dare spiegazioni su un appunto trovato nel computer di Amara dentro a un file chiamato «Keep wild», come un'azienda di Bacci. In esso si faceva riferimento «alla volontà di Granata di defenestrare Antonio Vella (ex numero due di Eni, ndr) e della necessità di far presente al “capo" di questa circostanza». Lotti ha detto pure di non ricordare che Amara e Bacci abbiano affrontato con lui tale argomento.
La riunione tra Papa Leone XIV e i membri del Consiglio Ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi dello scorso giugno (Ansa)
Auto dei Carabinieri fuori dalla villetta della famiglia Poggi di Garlasco (Ansa)