2025-06-11
Rinforzi a Los Angeles: mandati 700 marines
Le proteste a Los Angeles, California (Ansa)
Donald Trump spedisce anche altri 2.000 riservisti: «Senza soldati la città sarebbe in fiamme». E annuncia l’invio di 9.000 immigrati a Guantanamo. Gavin Newsom insiste: ricorso contro la Casa Bianca. Guerriglie pure ad Atlanta, Seattle, Dallas e New York.La Casa Bianca continua a monitorare la situazione in California, dove si sono verificati dei disordini sorti dalle proteste contro le espulsioni di massa di immigrati irregolari, portate avanti dai funzionari federali. Donald Trump ha ordinato che vengano schierati a Los Angeles altri 2.000 soldati della Guardia nazionale, portando così il numero totale a 4.000 unità. Non solo. Il presidente americano ha inviato in città anche 700 marines. Secondo il Pentagono, il dispiegamento complessivo di militari a Los Angeles costerà 134 milioni di dollari e durerà almeno per 60 giorni, fin quando - ha aggiunto Trump - «il pericolo non sarà cessato». Nonostante la situazione in città sembrasse meno grave rispetto a domenica, il Los Angeles Times riportava che, ieri mattina, «la polizia continuava a scontrarsi con un piccolo gruppo di agitatori». Come che sia, lo Stato della California, sempre ieri, ha presentato un ricorso legale d'emergenza per bloccare il dispiegamento dei militari. In tutto questo, anche altri centri urbani sono stati interessati dai disordini, tra cui San Francisco (dove sono stati arrestati 150 dimostranti) e Santa Ana. Fuori dalla California, le principali città statunitensi attraversate dalle proteste contro la stretta migratoria di Trump sono invece state Atlanta, Dallas, Austin, Louisville e New York (dove la polizia ha reso noto di aver arrestato «varie persone»).«Se ci saranno rivolte in altre città, useremo una forza uguale o maggiore», ha detto ieri Trump, che è tornato anche ad aprire alla possibilità di invocare l’Insurrection Act a Los Angeles: una norma che gli consentirebbe di schierare forze militari sul territorio degli Stati Uniti con funzioni di polizia e applicazione della legge. «Se ci fosse un’insurrezione, la invocherei sicuramente», ha detto ieri il presidente. L’ultima volta che questa legge venne usata era il 1992, quando George H. W. Bush la invocò per sedare dei gravi disordini scoppiati proprio a Los Angeles. Le mobilitazioni decretate finora dall’attuale inquilino della Casa Bianca sono invece avvenute ai sensi del cosiddetto Titolo 10: un dispositivo giuridico che consente al presidente di porre la Guardia nazionale sotto l’autorità federale nei casi di ribellione. Si tratta, in un certo senso, di uno strumento più blando rispetto all’Insurrection Act. E infatti, nella sua direttiva, Trump ha, per ora, attribuito alla Guardia nazionale soltanto il compito di «proteggere» gli agenti federali incaricati di condurre i rimpatri di massa: obiettivo, questo, ribadito ieri dal capo del Pentagono, Pete Hegseth, il quale ha anche sostenuto che il personale federale deputato al contrasto dell’immigrazione clandestina «ha il diritto di operare in sicurezza in ogni giurisdizione».Ciononostante, lunedì, il governatore dem della California, Gavin Newsom, ha fatto causa all’amministrazione Trump per l’uso del Titolo 10, sostenendo che il presidente, nell’attivarlo, non avrebbe chiesto né ottenuto prima il suo assenso. L’ultima volta che un inquilino della Casa Bianca pose la Guardia nazionale sotto l’autorità federale senza il consenso di un governatore fu il 1965: stiamo parlando di Lyndon Johnson, che inviò delle truppe per proteggere gli attivisti dei diritti civili che partecipavano alla terza marcia di Selma. Non solo. Nella tarda serata di lunedì, Newsom ha anche criticato l’invio dei marines, accusando l’amministrazione Trump di «abuso di potere». Antitetica è invece la posizione espressa dal responsabile delle frontiere, Tom Homan, che ha da tempo dichiarato guerra alle cosiddette «città santuario». Anche lo Stato maggiore del Partito repubblicano ha fatto quadrato attorno al presidente americano: sia lo Speaker della Camera, Mike Johnson, sia il leader della maggioranza al Senato, John Thune, si sono schierati con l’inquilino della Casa Bianca contro le autorità della California. Lo stesso Elon Musk, nonostante il recente diverbio con il presidente, ha recentemente retwittato su X dei post di Trump e JD Vance contro i disordini californiani. Non mancano poi le ripercussioni internazionali. La presidentessa messicana, Claudia Sheinbaum, pur prendendo le distanze dai manifestanti violenti, ha infatti accusato Washington di aver «criminalizzato» l’immigrazione.Per l’inquilino della Casa Bianca, la questione è politicamente centrale. Nel 2024, la lotta all’immigrazione clandestina ha rappresentato uno dei principali cavalli di battaglia della sua campagna elettorale. In quest’ottica, da quando è rientrato in carica, ha promosso la linea dura sul tema, ottenendo come risultato un incremento della deterrenza: il numero di arrivi di immigrati irregolari alla frontiera meridionale è infatti calato drasticamente rispetto all’anno scorso. Proprio ieri, Politico ha inoltre riferito che la Casa Bianca avrebbe intenzione di inviare a Guantanamo almeno 9.000 irregolari a partire da questa settimana. Il pugno di ferro su Los Angeles e lo scontro con Newsom vanno quindi inseriti all’interno di questo quadro. Trump deve mantenere una promessa elettorale, tenendo il più alta possibile la deterrenza nei confronti dei nuovi arrivi alla frontiera. Newsom, dal canto suo, guarda già alle primarie presidenziali dem del 2028: primarie a cui è altamente probabile che voglia candidarsi.
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La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?