2020-07-02
L’onorevole renziano Ferri rivela: «Fui io a portare Franco dal Cav»
L'allora sottosegretario alla Giustizia del governo Letta, in quota forzista: «Fu il collega della Cassazione a chiedermi di fissare quell'appuntamento. Io ero ignaro della registrazione e feci solo da spettatore».Roma, Palazzo Grazioli, 6 febbraio 2014. Silvio Berlusconi: «Mi sa che si è spento». Voce femminile 1: «È il mio? Il mio?». Voce femminile 2: «No, no! Sta andando, fermo!». Voce femminile 1: «Di qua, di qua». Voce femminile 2: «No, no, non si è spento». Berlusconi: «Sentiamo se si sente...». Voce femminile 2: «Mettilo in carica...». Voce femminile 1: «Fai zero sei dodici». Voce femminile 2: «E ce n'è un altro Presidente?». Voce femminile 1: «Adesso vado a recuperare l'altro».Nasce in questo modo lo scoop sullo sfogo del giudice della Cassazione Amedeo Franco, registrato, con ogni probabilità a sua insaputa, a casa di Berlusconi, da due diversi dispositivi. Al cospetto dell'ex premier, insieme con la toga che aveva firmato la sentenza di condanna dell'ex premier nel caso diritti tv Mediaset, c'era anche il magistrato Cosimo Ferri, oggi deputato di Italia viva e all'epoca sottosegretario alla Giustizia in quota Forza Italia nel governo di larghe intese guidato dal piddino Enrico Letta.Ecco la versione di Ferri, ex consigliere del Csm e già leader della corrente conservatrice di Magistratura indipendente: «Io ero assolutamente ignaro della registrazione e non ho notato presenze femminili nei due appuntamenti di Palazzo Grazioli». In effetti in un secondo audio, dopo che Franco e Ferri si erano allontanati, si sente bussare alla porta e una voce femminile dire: «Sono andati?». Berlusconi: «Sì». Voce femminile: «Pensavo avessero beccato il t…».Chiediamo a Ferri perché abbia accompagnato Franco da Berlusconi: «Io non avevo grandi rapporti con lui. Abitava vicino al ministero e un giorno lo incrocio. Era un po' agitato e mi chiede: “Sei in grado di prendermi un appuntamento con Berlusconi visto che sei sottosegretario?". Mi dice che ci teneva molto a incontrarlo. Gli rispondo affermativamente: “Sì sì, lo prendo, sento". Non mi ricordo neanche quanto ci abbia messo a fissare. Ci sono stati due incontri: uno velocissimo e un altro più lungo, dove li ho lasciati lì a parlare tra di loro. In quelle occasioni sono stato quasi spettatore e penso che si capisca dalle registrazioni. Non mi ricordo neanche di essere intervenuto».Ha segnalato all'allora Guardasigilli Annamaria Cancellieri o agli uffici competenti della magistratura quanto aveva sentito? «Come ho detto, ho ascoltato solo parte del loro colloquio e non ero tenuto a segnalarlo a nessuno, perché non avevo alcun obbligo giuridico non essendo nell'esercizio delle funzioni così come non avevo un obbligo di segnalazione neppure disciplinare. Non ero in alcun modo in grado di verificare la veridicità delle sue affermazioni. Per me, da un punto di vista tecnico, quello che ha detto Franco contrastava con il fatto che lui avesse condiviso e firmato la sentenza».Ieri il giudice Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale di cui faceva parte Franco e che condannò Berlusconi, ha dichiarato al Fatto Quotidiano di essere stato «invitato molto gentilmente da Cosimo Ferri a Pontremoli, al premio Bancarella» alla vigilia della sentenza: «Per motivi di opportunità declinai l'invito». Ferri trasecola: «Quando c'è il Bancarella invito 2.000 magistrati con un messaggio versione “ciclostile". E qualche volta è venuto anche il figlio di Esposito». Lo stesso Esposito ieri ha fatto sapere di essere intenzionato a chiedere alla magistratura di acquisire i due audio in cui si adombrano sospetti sulla decisione della corte da lui presieduta.Ferri è stato sottosegretario alla Giustizia oltre che con Letta anche con Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Poi, nel 2018, ha accettato le lusinghe di Renzi e si è candidato con il Pd, entrando in Parlamento. Nel 2019 è stato nuovamente intercettato, questa volta dai magistrati di Perugia e dagli investigatori del Gico, mentre partecipava insieme con un altro deputato renziano, Luca Lotti, a riunioni con alcuni consiglieri del Csm per la nomina del procuratore di Roma. Per questo il 21 luglio dovrà presentarsi davanti alla sezione disciplinare del Csm per rispondere di quella presunta interferenza nelle decisioni di un organo costituzionale qual è il parlamentino dei giudici.Sarà alla sbarra insieme con Ferri anche Luca Palamara, che ieri in un'intervista a Tgcom 24 ha dichiarato: «Anche io conosco dei pezzi importanti di questa storia perché sono stato uno dei componenti della sezione disciplinare nei confronti del dottor Fernando Esposito (il figlio del giudice Antonio, ndr). Avendo rivestito quella carica posso rispondere nelle sedi istituzionalmente competenti. Oggi da osservatore esterno dico che sono accaduti dei fatti rispetto ai quali deve essere interesse di tutti chiarire e comprendere che cosa è accaduto».Ieri è intervenuto in tv a sostegno di Berlusconi anche Renzi: «Stiamo parlando di un signore che è stato presidente del Consiglio. C'è un magistrato della corte di Cassazione che va da lui a dire certe cose: la notizia mi sorprende e ieri ho avvertito che questa cosa può essere tutto, non so valutare. C'è una cosa che ho il dovere di dire e cioè che una persona che è stata quattro volte premier non può essere ignorata nel momento in cui chiede che sia fatta chiarezza. Ho telefonato al presidente Berlusconi perché nella differenza delle parti riconosco che siamo in presenza di un fatto che se vero sarebbe gravissimo. Gli ho detto che l'Italia non può far finta di niente».Ma torniamo alle intercettazioni. Nelle due chiacchierate Berlusconi si mostra interessato anche a sapere come sia andata una sentenza che ordinava alla Fininvest di risarcire con oltre 500 milioni la Cir di Carlo De Benedetti per il cosiddetto lodo Mondadori: «Noi abbiamo notizie che sia stato Lupo (consigliere giuridico di Giorgio Napolitano, ndr) mandato dal presidente della Repubblica, che sia andato da Santacroce e che Santacroce, di conseguenza, abbia costretto il presidente Trifone (Francesco, già a capo della terza sezione civile della Cassazione, ndr) a riaprire tutto e a cambiare la sentenza». Ma Franco risponde di non saperne nulla.Il 25 novembre 2014, qualche mese dopo gli incontri di Palazzo Grazioli, la quinta commissione del Csm, quella per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi, candida a presidente di sezione della Cassazione Franco. La sua nomina fa parte del classico pacchetto: 9 presidenti di sezione di tutte le correnti. I candidati ottennero tutti l'unanimità nel plenum dell'11 febbraio 2015. Anche se nel caso di Franco ci furono due astensioni. Il primo ad alzare la mano fu Ercole Aprile, del cartello progressista di Area, uno dei cinque giudici che un anno e mezzo prima avevano firmato la sentenza Mediatrade. Si accodò anche Nicola Clivio, pure lui di Area. Votarono Franco tutti gli altri consiglieri togati, dalla corrente di Unicost (guidata da Palamara) ai conservatori di Magistratura indipendente, oltre ai laici di tutti gli schieramenti, compresi i due esponenti di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati e Pierantonio Zanettin.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)