2018-10-18
«L’odio per il parto e per la vecchiaia sta distruggendo tutto l’Occidente»
Il grande filosofo polacco Ryszard Legutko: «L'Europa ha subìto il trionfo dell'utilitarismo: ha cancellato il cristianesimo, Roma e la Grecia». Sull'Unione: «Comandano sempre gli stessi a prescindere dalle elezioni, ma il 2019...».Oggi, domani e sabato si terrà presso la Cardinal Wyszynski University, a Varsavia, il secondo Congresso internazionale della European society for moral philosophy. Tra i circa 30 relatori (filosofi, storici e politici che discuteranno sul tema della speranza, in particolare con riferimento all'Europa, al pensiero europeo e alla politica) c'è Ryszard Legutko, filosofo polacco di rilievo interazionale, già intellettuale di riferimento di Solidarnosc, ex ministro e membro del Parlamento europeo. La Verità lo ha sentito in anteprima.Professore, lei interverrà con una relazione dal titolo «Quanto è pericolosa la speranza nella politica». Qual è la sua tesi?«Sosterrò che con la fine dell'accezione classica della speranza, ovvero quella personale e incentrata sul fine ultimo della salvezza, abbiamo sviluppato una riduzione politica, collettiva e incentrata sulla creazione del sistema politico definitivo. Abbiamo sostituito la salvezza delle singole anime con la salvezza politica sotto forma di un'unica ideologia. Oggi questa ideologia è quella liberaldemocratica, che è ritenuta rappresentare le più alte aspirazioni del genere umano. Ma non preoccuparsi più della nostra stessa salvezza implica ridurre le aspirazioni personali come esseri umani, e quindi diminuire la nostra umanità. Pertanto, non a caso, la speranza politica di oggi non valorizza la natura umana, ma la declassa. L'ipertrofia della politica ha portato all'atrofia dell'umanità».Nel suo The demon in democracy. Totalitarian temptations in free societies, ha paragonato il comunismo alle democrazie liberali, perché in entrambi i casi si tratterebbe di sistemi che pervadono completamente l'edificio sociale, le istituzioni, fino alle norme e alla mentalità dominante. Qual è il rischio più grande che oggi vede in Europa alla luce di questo paragone?«Che le persone non riescano a vedere che sono intrappolate dai meccanismi del “mondo nuovo" (per usare il titolo del famoso libro di Aldous Huxley). Quasi duecento anni fa Alexis de Tocqueville spiegò acutamente come in una società democratica le persone possono perdere la loro indipendenza intellettuale senza rendersene conto. Nella maggior parte delle società occidentali si è imposta un'ortodossia ideologica che ha spinto tutti gli altri punti di vista fuori dai confini della rispettabilità e della legittimità. Questa ortodossia ha reso prigionieri i concetti di libertà, pluralismo, tolleranza, e li ha trasformati nei loro opposti. In ossequio a questa ortodossia, più le siamo aderenti e più la imponiamo spietatamente agli altri, e più ci consideriamo guerrieri di libertà, pluralismo, tolleranza. L'Unione europea è un esempio calzante. Essendo da tempo immemore sotto il dominio di una coalizione politica che ha in una rigida ideologia progressista l'unica visione del mondo accettabile, i loro seguaci emarginano spietatamente tutti coloro che non sono d'accordo. Nel corso degli anni, sono diventati strutturalmente incapaci di tollerare qualsiasi dissenso, e allo stesso tempo sinceramente convinti di rappresentare il pluralismo. Questa paralisi mentale è contagiosa e, a meno che non ci si opponga con forza, può continuare a diffondersi».Si fatica a parlare delle radici cristiane dell'Europa, quasi come se in Europa la mentalità avesse oramai subito una trasformazione senza possibilità di dietrofront. Cosa determina questa situazione?«L'anticristianità ci ha accompagnato sin dalla nascita della modernità. Ci sono state diverse ondate, ma è una tendenza con una lunga storia. La modernità rifiutava anche il suo patrimonio antico greco e romano, anche se in modo meno visibile, emerso pienamente solo nel XX secolo. Possiamo quindi affermare che l'Europa moderna non ha mai avuto radici cristiane, e le sue radici sono state non cristiane, se non anticristiane. Il cristianesimo nella storia moderna si è storicamente manifestato come una corrente relativamente indipendente e autonoma, solitamente sotto attacco o dilaniata da conflitti interni, ma comunque per molti anni abbastanza potente. Ma ora, per la prima volta, in molti Paesi sembra essere sull'orlo dell'estinzione. Si tratta di una rivoluzione senza precedenti. Per la prima volta nella nostra storia - a eccezione del comunismo e del nazismo - avremo un'Europa che ha completamente spezzato i suoi legami con ciò che ha fatto la cultura europea: il cristianesimo, la Grecia e Roma. L'idea del multiculturalismo, secondo cui possiamo avere una cooperazione di molte religioni e culture, è profondamente difettosa. In primo luogo perché nasconde la questione del potere: che lo vogliamo o meno, qualcuno avrà il potere e l'autorità di governare su una tale società e distribuirà privilegi e punizioni. In secondo luogo, perché la politica del multiculturalismo riflette tutti i pregiudizi e le superstizioni dell'attuale ideologia liberaldemocratica: è anticristiana, antigreca e antiromana. La Rivelazione, la metafisica, la verità, la legge in senso classico: tutti questi fattori sono stati dichiarati estranei alla società moderna, e spesso suoi nemici».La mentalità occidentale attuale vede come lecita una battaglia per il diritto all'eutanasia, ma non analoga cornice per il sostegno alla vita. Perché?«Abbiamo assistito al trionfo dell'utilitarismo nel senso più brutale del termine: siamo arrivati a credere che dobbiamo evitare a ogni costo tutto ciò che rende la nostra vita sgradevole. Abbiamo smesso di considerare la vita come composta da fasi diverse, ognuna con identità, dinamismo e regole proprie: la nascita, l'infanzia, l'adolescenza, la maturità, la vecchiaia, la morte. Ci illudiamo di vivere in una sorta di continuum: l'infanzia è come la maturità, la maturità è come l'infanzia, l'adolescenza può durare fino alla vecchiaia. Da questo punto di vista, partorire e morire sono divenute così le più sgradevoli delle contingenze. Le opzioni più augurabili sono così due: non avere figli, perché interferisce con il continuum della vita e ci sottrae ai suoi piaceri; e non sperimentare le agonie della vecchiaia. L'aborto è un'arma che ci impedisce la prima, e l'eutanasia (o il suicidio assistito, come a volte viene chiamato) aiuta a risolvere la seconda. La civiltà moderna ci ha offerto così tante possibilità che ci siamo allontanati dai semplici fattori costitutivi dell'esistenza umana, e abbiamo perso il senso della sua drammaticità. A meno che, e finché, questo senso non verrà recuperato, non vedo molte speranze di cambiamento».Le società contemporanee fronteggiano i rischi politici, sociali ed economici dei flussi migratori. Quale crede sia la migliore strategia politica che occorrerebbe assumere in Europa?«In un certo senso, il problema dell'immigrazione non può essere risolto. Avrebbe potuto esserlo in passato, ma i popoli europei non hanno avuto né il coraggio, né l'intelligenza di imporre limiti ragionevoli all'immigrazione. Oggi ci sono così tanti immigrati, regolari e non, che non possono essere controllati. L'identità di molte società è stata scossa, sia a causa del grande afflusso di immigrati, sia perché le società stesse si sono arrese a ideologie inconsistenti. Alcuni Paesi fortunati vivono il problema in modo meno acuto, come la Polonia: gli immigrati dal Medioriente e dal Nord Africa l'hanno trovata meno attraente, e in più essa non aveva un passato coloniale. In altri, meno fortunati, l'unica politica sensata è quella di fermare il flusso di nuovi immigrati ed espellere gli irregolari. Il vero problema, tuttavia, è cosa fare dopo. La politica di assimilazione non ha avuto molto successo, mentre il multiculturalismo è un disastro. Probabilmente ci rimangono solo risoluzioni temporanee, provvisorie e locali che possono funzionare o meno, o che possono funzionare in alcuni luoghi ma non altrove».Nella primavera 2019 si vota per le Europee. Crede vi saranno dei cambiamenti decisivi? Cosa aspettarsi?«Bisogna essere molto cauti con aspettative e previsioni ottimistiche, soprattutto se si ha, come me, una visione piuttosto cupa dello stato attuale dell'anima europea. Oserei dire che, per la prima volta in molti anni, abbiamo la possibilità di introdurre un certo equilibrio politico nelle istituzioni europee. Istituzioni governate per decenni dallo stesso gruppo politico, a prescindere da chi avesse vinto le elezioni. Ciò ha portato a molte patologie: regole ignorate o distorte, arroganza, presunzione politica, pietrificazione della burocrazia e molti altri vizi derivanti dal monopolio. Non c'è da stupirsi che il numero di persone critiche o addirittura ostili all'Unione europea sia aumentato, soprattutto durante l'ultimo mandato, che ha prodotto più nemici dell'Unione europea di qualsiasi altro. La coalizione di governo non solo non ha saputo imparare dai propri errori, ma ha promesso di continuare ad attuare lo stesso programma in futuro con più tenacia. L'unica cosa che può impedirle di farlo ancora è, come sempre accade in politica, un'opposizione sufficientemente forte. Se le prossime elezioni europee non generano una tale opposizione, dobbiamo aspettarci problemi peggiori».