2022-08-11
L’Occidente torna al carbone. E l’Europa adesso punta a prendersi quello africano
I dati mostrano che la corsa dei prezzi del gas ha spinto le fonti inquinanti nonostante la retorica verde. Le rinnovabili coprono appena il 7% dei consumi mondiali.Analizziamo alcuni tra i principali indicatori che emergono dal Bp statistical review of world energy 2022 (71° edizione), pubblicato il 28 giugno scorso. In particolare, illustreremo l’evoluzione dei panieri energetici del mondo, dell’Unione europea e dell’Italia, con un approfondimento concernente gli approvvigionamenti gasiferi dell’Ue. L’analisi definisce la struttura delle forniture energetiche ereditata dal 2021 e che è oggi in forte mutamento in risposta alla guerra all’Ucraina.A livello mondiale, nel 2021, i consumi di energia primaria del mondo hanno toccato il record di 14.212 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), registrando un incremento del 5,8% rispetto al 2020 e dell’1,3% nei confronti del 2019, grazie soprattutto alla crescita delle economie emergenti. Più precisamente, la Cina ha registrato un’espansione di 240,5 Mtep (+7,1% anno su anno) e a oggi rappresenta il 26,5% dei consumi globali.Tra il 2019 e il 2021, l’aumento dei consumi di energia primaria del mondo è stato quasi interamente guidato dalle fonti rinnovabili (oltre 191 Mtep) mentre il livello complessivo delle fossili è rimasto quantitativamente invariato, ma è qualitativamente mutato in virtù di una minore domanda di petrolio (-191 Mtep) e di un maggiore consumo di gas naturale (+119,4 Mtep) e carbone (+71,6 Mtep).Come era facile prevedere, il netto calo delle emissioni di carbonio registrato nel 2020 è stato solo temporaneo, visto l’aumento di 33,9 Gt (gigatonnellate) di CO2 registrato nel 2021 (+5,9% anno su anno), prossimo ai livelli del 2019, dovuto in primo luogo al maggior consumo di carbone (+6%), a sua volta di poco superiore ai livelli del 2019 e del precedente massimo toccato nel 2014. Purtroppo, nel 2021, anche l’Europa e il Nord America hanno mostrato un aumento nel consumo della fonte fossile più inquinante, dopo quasi dieci anni di cali consecutivi. Attualmente, l’82% del paniere energetico mondiale è costituito da fonti fossili (gas naturale al 24%, costante anno su anno), in calo rispetto all’83% nel 2019 e all’85% di cinque anni or sono.Le rinnovabili coprono solamente il 7% circa dei consumi di energia primaria totale, nonostante abbiano continuato a crescere più di qualsiasi altro combustibile (+121,7 Mtep nel 2021, +15% anno su anno dopo il +9% nel 2019-20), e attualmente soddisfano il 13% della produzione complessiva di generazione elettrica.Nel decennio 2011/21, i consumi globali di gas naturale sono aumentati da 3.234 Gm3 (gigametro cubo) a 4.037,5 Gm3 (+2,2% medio annuo, +5,3% nel 2020-21), collocandosi al di sopra dei livelli pre pandemia del 2019. Nel 2021, i consumi di gas naturale liquefatto (Lng) hanno raggiunto i 516 Gm3, il 12,8% del totale.Nel decennio 2011/21, i consumi delle rinnovabili sono cresciuti da 289,9 Mtep a 953,1 Mtep (+9% medio annuo).Per quel che riguarda l’Unione europea, nel 2021, le fonti fossili hanno soddisfatto il 71% dei consumi totali di energia primaria dell’Ue (+58,28 Mtep, pari a +6,11% rispetto all’anno precedente). Il gas naturale ha coperto quasi il 24% dei consumi totali dell’Ue esattamente come nel 2020. Nel contempo, le importazioni russe di petrolio e carbone hanno rispettivamente rappresentato il 25% delle importazioni totali di petrolio dell’Ue e il 20% dei consumi totali di carbone dell’Unione, mentre la dipendenza dall’estero è stata pari al 60% dei consumi totali, in lieve incremento rispetto al 2020 (+0,3%).Lo scorso anno, l’Unione europea ha importato 148,1 Gm3 di gas naturale dalla Federazione Russa a fronte dei 162,1 Gm3 nel 2020, (-14 Gm3, pari al -8,6%), soddisfacendo il 37,3% dei consumi dell’Unione (43% nel 2020). Le esportazioni di gas naturale russo verso l’Europa sono invece cresciute da 174,9 Gm3 nel 2020 a 185,1 Gm3 nel 2021 secondo le cifre forniti dalla Gazprom export (potere calorifico pari a 37,053 Mj/m3). Al 15 luglio 2022, la major russa ha dichiarato esportazioni pari a 71,9 Gm3 di gas naturale verso l’Europa, 35,6 Gm3 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-33,1%).Nel 2021, il calo delle importazioni di gas naturale russo e delle produzioni nazionali di diversi membri dell’Ue (-3,8 Gm3, pari al -7,9%) è stato più che sostituito dall’incremento delle forniture algerine, cresciute da 28,2 Gm3 a 43,1 Gm3, alle quali si sono aggiunti i nuovi flussi provenienti dall’Azerbaijan (8,3 Gm3 attraverso il corridoio meridionale), e le maggiori forniture Usa di Lng da fracking (da 17,5 Gm3 a 22,5 Gm3).Secondo quanto pubblicato dal The Oxford Institute of Energy Studies il 18 luglio, «il ritrovato entusiasmo dell’Europa per il gas africano mira a garantire ulteriori forniture di gas a breve medio termine, mentre i più significativi incrementi arriveranno verso la fine del presente decennio. Inoltre, l’interesse della maggior parte dei Paesi europei e delle major operanti nell’oil & gas non comporta necessariamente nuovi investimenti (in Africa, ndr). Infine, la maggior parte dei produttori di gas africani dovrà comunque bilanciare la loro crescente domanda interna di gas con le esigenze dei mercati internazionali del gas». Infatti, si stima che gli africani privi di energia elettrica siano almeno 600 milioni. A ciò, si deve aggiunge la richiesta di carbone africano avanzata da alcuni Paesi europei, aspetto che non ci pare vada nella direzione di favorire il rispetto degli obiettivi climatici di ambo le parti.Puntando i fari sull’Italia, nel 2021, il gas naturale si è confermato la principale fonte utilizzata dall’Italia, soddisfacendo il 41% dei consumi di energia primaria di energia (+ 4 Mtep rispetto al 2020, analogo ammontare del 2019, quando aveva soddisfatto il 38% dei consumi), mentre le rinnovabili hanno coperto il 12% dei consumi totali (+2 Mtep nei confronti del 2020 e del 2019).Il massiccio consumo del combustibile fossile meno inquinante da parte dell’Italia, il cui utilizzo è secondo in termini percentuali solamente a quello della Federazione Russa tra le maggiori economie del pianeta, deve tenere conto dell’incremento di prezzo registrato dal gas naturale nel mercato regionale europeo nel 2021 (+400% circa).Si conferma purtroppo quanto anticipato dal Cer-Centro Europa ricerche nel 1° Rapporto sulla Transizione Energetica:«Lo shock energetico odierno ha dunque natura comune, ma effetti fortemente asimmetrici, con l’Italia più sfavorita di altri Paesi. Si noti che quest’ultimo punto è un vero e proprio paradosso se letto nell’ottica della sostenibilità ambientale, dal momento che la maggiore esposizione dell’Italia all’aumento dei prezzi dell’energia è dovuta all’elevata quota di utilizzo del gas naturale, che fra le tre fonti fossili è la meno inquinante».
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