2023-11-26
L’Italia traccia il 99,9% dei farmaci ma l’Ue ci impone il modello Far West
Con il sistema del Poligrafico la contraffazione riguarda lo 0,1% dei medicinali, contro l’1 dell’Unione e il 10% globale. Bruxelles pretende che adottiamo le sue regole, che toglieranno pure gettito. Trattativa in corso.Dall’inizio di febbraio del 2025 gli italiani dovranno avere più paura nell’acquistare i medicinali. È il risultato dell’ennesima trovata di quell’ideologia europeista che, dalle quote latte in poi, continua a danneggiare ottusamente le imprese e i cittadini italiani. Ma questa volta, l’impatto può diventare ancora più pericoloso. Perché la contraffazione dei farmaci non si limita ad apportare un grave danno economico alle aziende, ma rappresenta un grave rischio per la salute pubblica. Per capirci, 1 milione di persone muore ogni anno a causa di farmaci contraffatti o fuori norma, anche ingerendo un banale sciroppo per la tosse, che può diventare pericolosissimo se il principio attivo viene sostituito con una sostanza tossica. Lo dimostrano soprattutto i dati raccolti nel contributo di 228 pagine pubblicato sul sito dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, a cura di Domenico Di Giorgio che è dedicato proprio al fenomeno della contraffazione dei farmaci e alle attività di contrasto. Vi si legge che ad oggi il sistema approntato dallo Stato italiano è il migliore del mondo, garantendo una bassissima percentuale di contraffazione, pari a circa lo 0,1% dei medicinali: 100 volte più sicuri rispetto alla media mondiale, che è al 10%, e 10 volte più sicuri rispetto agli altri cittadini europei, la cui media di contraffazione è all’1%. È merito del sistema italiano, che garantisce una tutela maggiore grazie al bollino farmaceutico, assente negli altri Paesi, che si compone di due codici a barre (uno superiore, l’altro inferiore) e di un cosiddetto codice datamatrix, che riporta tutte le informazioni sul medicinale. Il bollino, peraltro, è fornito dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che nella produzione introduce, secondo le procedure del ministero dell’economia e delle finanze, i sofisticati elementi di sicurezza propri delle banconote e dei passaporti. La stessa Aifa, in una risposta a un’interrogazione del novembre 2022 firmata dall’allora direttore Nicolò Magrini, sottolineava che il sistema di tracciabilità adottato in Italia «garantisce una tutela maggiore rispetto a quella europea, in quanto copre tutti i farmaci, compresi anche quelli non soggetti a prescrizione e incorpora nel bollino ottico anche un efficace strumento di difesa dalle falsificazioni che è per contro assente nel sistema europeo». Ma ai solerti funzionari europei l’idea che ci fosse un sistema sicuro e affidabile, nettamente migliore degli altri, evidentemente non è interessato. Ne hanno voluto fare uno loro, curiosamente molto simile a quello già adottato da due multinazionali del tech, che è molto meno sicuro per i cittadini, di quanto non sia quello italiano. Nel sistema europeo, infatti, che è basato sulla sola stampa di codici identificativi sulla scatoletta del farmaco, non è possibile effettuare alcuna verifica. Manca quel bollino di anticontraffazione che è stato alla base dei sequestri realizzati dalle forze dell’ordine in Italia e all’estero e che garantisce allo Stato il completo monitoraggio dei medicinali e la certezza del gettito fiscale. In altre parole, lo stesso codice identificativo potrebbe essere stampato su due o più confezioni di farmaci senza poter riconoscere quale sia la confezione falsa e pericolosa da quella originale. Con grande soddisfazione della criminalità organizzata, che nella sola Europa vanta un giro di affari oltre 30 miliardi di euro (i dati sono pubblicati nell’Eu Drug Markets Report del 2019 stilato dalle due agenzie OEDT ed Europol). Si aggiunga che il sistema europeo non prevede la tracciabilità e tutela dei canali online, che come dimostra ogni anno l’Operazione Pangea sono fondamentali nella diffusione dei farmaci falsi. E che al vertice del sistema europeo sarebbe un ente costituito dalle stesse case farmaceutiche, a consacrare un glorioso esempio di commistione tra controllore e controllato. Senza dimenticare che se il nuovo sistema verrà affidato a delle multinazionali del tech, noi perdiamo capacità tecnologica e fatturato considerando che oggi il bollino è fornito dall’Istituto Poligrafico e quindi porta gettito allo Stato. Essendo già dotata di un proprio sistema di verifica e tracciamento dei medicinali, l’Italia (assieme al Belgio e alla Grecia) ha ottenuto una proroga fino al 2025 per l’adeguamento al sistema europeo, proprio al fine di evitare asimmetrie con gli altri Paesi dell'Unione. Ma in queste settimane è in corso una nuova trattativa - in salita - tra il ministero della Salute (a seguire il dossier è il sottosegretario, Marcello Gemmato) e la direzione generale della Salute e sicurezza alimentare (dg Sante) della Commissione Ue per ottenere un ulteriore rinvio in modo da dare tempo all’Italia di capire come muoversi per non essere costretta a recepire una normativa peggiorativa rispetto a quella esistente. Per salvare gli italiani da questo errore madornale, dovrebbe intervenire il governo, e in particolare i ministri Orazio Schillaci (Salute), Matteo Piantedosi (Giustizia) e Giancarlo Giorgetti (Economia), da cui ci si attende un’azione coordinata in Europa a tutela della cittadinanza. Lo spazio c’è, nonostante i soliti diktat dei funzionari europei, e non solo perché dovrebbe prevalere il sistema migliore: il prossimo anno, infatti, la Commissione Ue dovrà pubblicare un rapporto sui primi cinque anni del sistema europeo, da cui emergerà che il sistema italiano è decisamente più sicuro. È l’occasione per modificare una normativa sbagliata. È l’occasione per mettere la salute dei cittadini prima di tutto.