2020-10-08
L’intesa sullo stato di diritto diventa un’arma di ricatto regalata alle Ong
(Gabriele Maricchiolo/NurPhoto via Getty Images)
Tra i soggetti che possono adire la Commissione Ue e far partire un'istruttoria non ci sono solamente organismi statali. Uno strumento perfetto per contrastare e mettere nell'angolo i governi non allineati.Il prezzo e le condizioni alle quali dovremo sottostare per ricevere i fondi del Next Generation Eu (NgEu) si fanno sempre più gravosi: perfino le Ong potrebbero frapporsi tra l'Italia e quello che somiglia sempre più a un piatto di lenticchie. Ieri vi abbiamo riferito sul modesto impatto del dispositivo per la ripresa (Rrf, il cuore del NgEu) a fini della crescita del Pil. Ma non basta. Il ministro Roberto Gualtieri, pur di far avanzare la trattativa, è solo riuscito a rintuzzare le richieste (olandesi, ma non solo) di maggiore rigidità sul tema delle condizioni macroeconomiche e del rispetto delle raccomandazioni Paese. Ma nulla ha potuto o voluto fare sulle condizioni già presenti in quel regolamento, che incombono come una tagliola. Ora quella bozza, su cui il Consiglio ha raggiunto un sofferto consenso a maggioranza qualificata, andrà alla trattativa finale con l'Europarlamento e la Commissione. Su quel binario c'è già un'altra proposta di legge, anch'essa uscita il 30 settembre, con una risicata maggioranza qualificata ed il voto contrario di ben nove Paesi, dal Consiglio: il regolamento sullo Stato di diritto. Settimana scorsa è stato derubricato come atto finalizzato a mettere sotto osservazione Paesi come Ungheria e Polonia, già nel mirino della Commissione per una insufficiente indipendenza del sistema giudiziario e perplessità sulla effettiva divisione dei poteri. E, tra breve, promette di arrivare anche il treno più ingombrante con gli argomenti più divisivi: quello delle risorse proprie, cioè i contributi e le tasse che gli Stati membri dovranno versare al bilancio della Ue dal 2027 (ma la plastic-tax già dal 2021) per rimborsare i 750 miliardi di obbligazioni del NgEu. Per l'approvazione di quest'ultimo, sarà necessaria l'unanimità del Consiglio e la ratifica dei Parlamenti nazionali. Ma, come spesso accade, la lettura e lo studio delle fonti originali ci rivela particolari decisivi che potrebbero nuocere anche all'Italia. Sotto il pomposo titolo di un «sistema generale di condizioni per la salvaguardia del bilancio dell'Unione» si cela infatti il regno dell'indeterminatezza giuridica. Leggendo il testo è agevole comprendere perché la bozza ha scontentato tutti: i Paesi di Visegrad intravvedono comunque una potenziale minaccia alla propria sovranità, e i paladini nordici che intendevano imbragarli si ritrovano tra le mani una pallottola spuntata.Il documento ribadisce l'altisonante premessa costituita dalla esistenza di un sistema giudiziario indipendente ed efficace come precondizione per garantire l'applicazione del diritto dell'Unione, in particolare le norme relative all'utilizzo del bilancio comune ed una sana gestione delle finanze pubbliche.Ma quando si tratta di declinare questo principio attraverso le norme cominciano i dolori e le stranezze. Negli otto scarni articoli viene definito il ruolo della Commissione come «giudice istruttore» della presunta violazione, la cui valutazione, secondo il considerando 12, però viene innescata da una lunga sequenza di «istituzioni» (come la Corte di Giustizia della Ue, la Procura europea, l'autorità antifrode): fin qui (quasi) nulla da obiettare. Ad esse si aggiungono «tutte le fonti disponibili e organizzazioni riconosciute» (come il Consiglio d'Europa e la Commissione di Venezia) e su questo punto sorge il fondato dubbio che la lista di queste «organizzazioni internazionali» si estenda discrezionalmente a organizzazioni non governative (Ong) a cui viene concessa la facoltà di adire la Commissione. Troppo facile immaginare che questi soggetti siano lo strumento perfetto per contrastare magari un governo non gradito e costringerlo a una complessa fase istruttoria che potrebbe avere come esito la sospensione dei pagamenti relativi al bilancio ordinario 2021-2027 e al NgEu.L'esito di questo processo è troppo delicato per consentire a soggetti, in qualsiasi modo denominati, che non siano istituzioni dell'Unione, di prendere iniziative. Anche alla luce del fatto che la Commissione sottoporrà una proposta di decisione contenente sanzioni alla adozione da parte del Consiglio, luogo di scelte politiche e quindi consesso ideale per mettere nell'angolo governi non allineati.Ciò è ancor più preoccupante considerando i presupposti di che potrebbero far scattare questa procedura. Sono sette casi, disciplinati dall'articolo 3: non corretto funzionamento delle istituzioni preposte all'attuazione del bilancio Ue e del sistema di pubblica accusa e giudiziario che dovrebbe sanzionare i casi di frode e corruzione; il rapido recupero delle somme pagate ma non dovute; la tempestiva cooperazione con l'autorità antifrode e la Procura europea; infine, altre situazioni e condotte rilevanti per la sana gestione del bilancio unionale.La montagna della difesa dello Stato di diritto ha partorito il topolino della esclusiva focalizzazione sul corretto utilizzo degli strumenti finanziari della Ue. E il topolino ha tutte le caratteristiche per essere azionato in modo discrezionale, come più volte abbiamo già visto in passato.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)