2020-11-09
Vittorio Sgarbi: «Ormai l’unica opposizione sono io»
L'onorevole scatenato: «Matteo Salvini s'è piegato al dogma della mascherina. Roberto Speranza? Un morticino. Sul Covid, comunicazione inquietante: cercano testimonial del morbo per terrorizzare. Solo che quelli poi guariscono»Nel giro di poche settimane, l'hanno trascinato due volte di peso via dall'Aula di Montecitorio. Più che Vittorio Sgarbi, sembrava la Deposizione di Raffaello. Sospeso per 15 giorni.«Sì».Per la mascherina?«Non lo so perché...».Sì, è per quello. Come mai non vuole indossarla?«Non è così».Ha un certificato di esenzione?«Ce l'ho: non devo portarla quando parlo».Ha denunciato Roberto Fico?«Sì. Il giorno in cui sono stato cacciato, ha fatto sanificare l'Aula solo dopo cinque ore».Ha denunciato pure Dario Franceschini?«No, ho fatto un ricorso al Tar».Sulla chiusura dei musei?«C'è una legge voluta da Franceschini stesso, quella del 12 novembre 2015, che equipara i musei a servizi essenziali, come ospedali e trasporti. Quindi, i musei non si possono chiudere».È andato a Pesaro alla cena anti coprifuoco? Il sindaco, Matteo Ricci, era preoccupatissimo...«Sono andato venerdì a Fano».Com'è andata?«Benissimo. Una doppia cena».Ovvero?«Dalle nove meno dieci alle dieci sono stato al ristorante Chic. Una ventina di persone, a porte chiuse».E che è successo?«Sono arrivati carabinieri, vigili e polizia. Allora ho chiamato il comandante generale e ho detto che non potevano interferire in una riunione politica».Ma era una cena!«Sì, ma per un vertice di Rinascimento (il partito di Sgarbi, ndr), che doveva indicare il futuro candidato alle politiche, nella figura di questo Umberto Carriera».Il proprietario?«Sì. Ho detto che lui sarebbe stato il futuro deputato di Pesaro. Invece Ricci può aprire un ristorante chiamato “Ricci senza carriera"».E la seconda cena?«Nella florida San Marino. Dove mi hanno accolto trionfalmente due ministri, che hanno ritenuto non si potesse indicare che il virus è attivo solo di sera, o che non porta danno a un pranzo ma solo a una cena. Quindi, loro hanno tutti i ristoranti aperti, anche se con un numero limitato di ingressi».Ma lei adotta delle precauzioni?«Vivo come prima, mantenendo le distanze, non dando la mano, non abbracciando».Non ha paura del Covid?«Non ho nessuna paura. Il Covid è una malattia curabile».Lei è un soggetto a rischio.«Non mi sento affatto a rischio».È cardiopatico.«Penso che si contagi soprattutto chi ha paura».Può contagiarsi chiunque.«Io conosco solo persone che sono guarite dal Covid. Visto quanta gente l'ha superato, si sarebbe dovuta condurre campagna di comunicazione positiva».Ad esempio?«Dire agli italiani: vedete? Federica Pellegrini e Valentino Rossi sono guariti».Sono sportivi.«Sono guariti anche Nicola Porro, Nicola Zingaretti e l'uomo più ragionevole del governo, il viceministro Pierpaolo Sileri».Uomini giovani. Sabato è morto il povero Stefano D'Orazio, anche se aveva patologie pregresse.«Ma sono guariti Donald Trump e Silvio Berlusconi. Corrado Formigli intervista Stefano Massini come se stesse per morire. Ma lui gli dice che sta bene e che rifarebbe tutto quello che ha fatto fino a quel momento, incluso andare a teatro».Dove vuole arrivare?«C'è una strategia comunicativa inquietante. Si viola l'usuale riservatezza sulla malattia, come per trovare dei “testimonial"».A che pro?«Terrorizzare. Vedete? Si sono ammalati pure la Pellegrini, Rossi o Cristiano Ronaldo. Solo che, dopo due settimane, tornano tutti a fare quello che facevano prima».E Sgarbi, come avrebbe combattuto la pandemia?«Avrei cercato una soluzione sanitaria e non liberticida».Che significa?«Mi sarei occupato dei malati e non dei sani».Si spieghi meglio.«Mi sarei premurato di isolare le persone in età avanzata dai giovani, che possono trasmettere il virus ma non sono in pericolo».E come?«Evitando di tenere giovani e vecchi insieme in casa. Per questo, si potevano utilizzare gli alberghi. Quelli delle località di mare sono inattivi per parecchi mesi l'anno».La divisione in zone dell'Italia la convince?«Un'altra cretinata».Meglio del lockdown totale, no?«Non ha senso trattare allo stesso modo le aree metropolitane e i paesi di montagna».Servivano misure diverse anche all'interno delle Regioni?«È evidente».Lei che fa, da sindaco di Sutri? Sfida il governo con ordinanze temerarie contro i divieti?«Ne ho fatte già due. Ma le ha revocate il prefetto».Sbagliamo a pretendere protezione assoluta dalla politica?«Ti contagi e muori indipendentemente dalle leggi. Perciò dico che il punto sarebbe concentrare le forze per evitare che la malattia arrivi a chi può morirne, che è una percentuale limitata. Ricordo un bell'articolo di Luca Ricolfi».Cosa diceva?«Che l'Italia era il terzo Paese per mortalità. Ecco: il modello italiano ha fatto più morti del modello americano, brasiliano o svedese».Il centrodestra dovrebbe collaborare con questo governo?«Non si può collaborare con un governo che ha responsabilità gravissime sotto ogni punto di vista».Chi è stato il peggiore?«I politici sono stati subordinati a un'idea sbagliata di scienza, molto diversa da quella del mio amico Giulio Giorello, con cui ho scritto Il bene e il male, da poco pubblicato da La nave di Teseo».Anche lui è morto di Covid.«Era già malato. Ed era contrario a questa scienza totalitaria, incapace di confrontarsi con le minoranze dissenzienti».Quindi?«Qui hanno spadroneggiato i componenti del Comitato tecnico scientifico, che erano tutto meno che esperti veri».Peggio i tecnici che i politici?«In audizione ho interrogato Agostino Miozzo».Che le ha detto?«“Siamo un comitato di consulenza, non diamo ordini"».E invece?«Qualunque ministro pendeva dalle labbra del Comitato tecnico scientifico. Hanno tradotto in legge i pareri di una scienza che ha dato solo indicazioni insufficienti».Che pensa di Domenico Arcuri?«Uno di quelli che rappresentano la verità di regime. Gli avevo proposto una misura formidabile».Ovvero?«Avevo trovato persone che producono pellicole repellenti al virus da mettere sui banchi».E allora?«La proposta è stata esaminata, ma il Cts l'ha bocciata. Meglio quella cretinata dei banchi a rotelle...».C'è l'ennesimo patto tra leader di maggioranza: il governo dura fino al 2023?«Molto probabile. A meno che le piazze non si accendano sempre di più».Come li vede Matteo Salvini e Giorgia Meloni?«Un po' frastornati. L'unico che fa opposizione radicale sono io».Non esagera?«Ho un “fratello" dall'altra parte, in Senato: Tommaso Cerno».Ah sì? Cosa fa Cerno?«Vota contro il governo. Sottolineando che Salvini e Meloni fanno opposizione, ma poi in Aula semplicemente si astengono».Solo lei e Cerno, dunque?«Poi c'è il mio compagno nell'Osservatorio permanente per le libertà fondamentali, Armando Siri. Con lui avevo organizzato il convegno cui hanno partecipato i massimi virologi italiani».Il convegno negazionista...«Non c'era alcun negazionismo. C'erano esperti che esprimevano un punto di vista motivato».L'opposizione è fiacca?«Il fatto che Salvini, che al nostro convegno non portava la mascherina, adesso la metta sempre, è il segnale che si è allineato al governo e ha accettato un dogma fasullo».Ce l'ha con la mascherina...«Ribadisco una tesi espressa dall'Oms e dai primi dpcm. Sulla confezione della mascherina che regalò il Corriere della Sera, c'era scritto: “Non ha alcuna funzione sanitaria". È diventata un'icona di politicamente corretto».Di sicuro non è inutile.«Non dico che sia inutile. E in ogni caso, fino ad aprile, era ritenuta non utile persino dal capo della Protezione civile».Sia cauto: in Aula, la indossi.«Fino al 22 aprile non la portava nessuno. Fino al 15 ottobre gli interventi si potevano fare senza. Uno del Pd ha detto che serve a “dare un messaggio". Io voglio ospedali, non messaggi».Su questo ha ragione.«È da totalitarismo il voler dare l'esempio non perché sia giusto l'esempio, ma per far vedere che si obbedisce al regime».Siamo a questo livello?«Legge e ragione devono coincidere. Non posso fare una cosa solo perché me lo dice Speranza, con quella faccia da morticino».Non trascendiamo...«Il governo doveva contenere la malattia, non drammatizzarla».Gli italiani sono terrorizzati.«Ma molti si ribellano - e non tanto per il lavoro. Non vogliono accettare l'imposizione di regole che non servono».La mascherina riduce l'esposizione agli aerosol che contengono il virus.«Ma non serve, se sto in macchina da solo, o se passeggio in campagna».Certo.«Per Ilaria Capua, la mascherina è l'equivalente del profilattico».E allora?«Il profilattico lo usi quando chiavi. Non se ti fai una sega».Occhio...«Non posso accettare una cosa del genere. Mara Carfagna mi dice: “Lei crede di essere l'unico intelligente in un'Aula di 629 cretini?"».Lo crede?«A questo punto, sì. Lo credo».
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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