
Il presidente della giunta per le autorizzazioni del Senato: «L'immunità parlamentare non c'entra: il punto è se il ministro abbia agito nell'interesse pubblico. Ai miei colleghi chiederò che lo giudichino senza pregiudizi».Maurizio Gasparri presiede la Giunta per le autorizzazioni del Senato, chiamata a discutere sulla richiesta di mandare a processo Matteo Salvini. Presidente, se le chiedo un'anticipazione su ciò che dirà mercoledì in Giunta, che mi risponde? «Pensavo di avanzare una mia proposta già mercoledì. Invece apriremo i lavori con una fase molto ampia (9 ore concentrate tra mercoledì e giovedì) di discussione procedurale. Poi formulerò un'ipotesi». Ci ho provato. Ma lo dica sinceramente: tutti i suoi colleghi hanno capito su cosa dovrete votare? «Ho dovuto fare e sto ancora facendo un lavoro preliminare di informazione. Mi spiace dirlo da giornalista: il livello maggiore di disinformazione è proprio quello della stampa. Lo dico sorridendo, finirà che dovrò istituire il premio “fesso del giorno" per chi scrive le castronerie più grosse. Ma non scherzano nemmeno i giuristi, che confondono procedure e situazioni diverse. Quanto ai parlamentari, mi auguro che il loro grado di comprensione sia maggiore, senza furori e senza pensare che tutto finisca con un voto online…».Ah, finisce così?«Speriamo di no. Anche perché online non si sa bene chi stia votando, come controllare tutto… Già il primo “referendum", quello tra Gesù e Barabba, non finì benissimo. E allora non c'erano ancora i social network».E allora faccia un po' di informazione.«Siamo di fronte al rapporto e al conflitto tra l'esecutivo, il giudiziario e il Parlamento. Materia che è regolata da norme. Un tempo i membri del governo erano giudicati dalla Corte costituzionale, integrata per l'occasione. Poi, dopo il 1989, si disse che non era opportuno avere tribunali speciali, e che anche i membri del governo dovessero essere giudicati da magistrati ordinari».E si è cominciato a parlare di Tribunale dei ministri.«Esattamente. Sono magistrati ordinari che fanno il loro lavoro, e, se capita una circostanza del genere, aggiungono questa attività ulteriore». Ne abbiamo lette di tutti i colori. Interviste in cui alcuni discettano sull'esistenza o meno del reato di sequestro di persona. Altre interviste sul fatto che ci siano o no indizi sufficienti contro Salvini. Ma non è questo il punto. «Infatti. Quello che mi sto sforzando di spiegare è che il ministro non può essere processato se ha agito per il perseguimento di “un preminente interesse pubblico". Questo è il punto su cui discutere in un senso o nell'altro». Dimentichiamo Salvini. Mi spieghi un caso «A» in cui questo interesse pubblico c'è, e un caso «B» in cui non c'è.«Certamente non c'è se un ministro prende una mazzetta. Si tratta di un reato ministeriale, ma non può essere invocata una giustificazione di interesse pubblico. Poniamo invece che un ministro abbia garantito impunità a una persona, ma per sventare un attentato terroristico e salvare mille bimbi in una scuola. Qui ovviamente l'interesse pubblico preminente c'è». Come va interpretata la memoria depositata dal ministro, corredata da un'assunzione di corresponsabilità politica da parte del premier, dell'altro vicepremier e del ministro dei Trasporti? «Anche qui devo fare chiarezza sulla procedura. Nei giorni scorsi ho spiegato che non si può acquisire altro materiale se non quello inviato dall'interessato. Distinguiamo tutti i diversi casi possibili. L'articolo 68 tutela il deputato per le opinioni espresse. Se io dico in Aula che “Capezzone è un ribaldo", posso invocare l'immunità ed evitare il giudizio. Discorso diverso per l'autorizzazione che il magistrato deve chiedere per arrestare o intercettare un deputato. Discorso ancora diverso se l'onorevole Rossi accoltella sua zia: in quel caso sarà giudicato come un comune cittadino». E finalmente arriviamo ai ministri…«Articolo 96. Serve l'autorizzazione della Camera di appartenenza se è un parlamentare. Se non lo è, tocca al Senato. In base all'articolo 135 del regolamento del Senato, l'interessato può presentare memorie (pensi sempre al caso dell'affermazione “Capezzone ribaldo"). Invece l'articolo 135 bis fa riferimento al 96, al ministro: in questo caso l'interessato può presentare non solo memorie, ma anche documenti, perché un'attività di governo può essere supportata - appunto - da documenti».E Salvini che cosa ha presentato?«Una memoria. E poi delle lettere che gli sono state inviate da Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli. L'ho spiegato a tutti: non siamo a C'è posta per te. Non è che uno prende e ci scrive. È l'interessato che ci ha girato dei documenti che io ho acquisito. Tra l'altro, la lettera di Conte a Salvini è ben più breve e stringata di un documento segretissimo…».Cioè?«Cioè il discorso che lo stesso Conte tenne in Aula sulla Diciotti il 12 settembre scorso. Non lo dica a nessuno, ma è un testo rintracciabile sul sito del Senato…».Lei sta maramaldeggiando sull'ex presidente Piero Grasso che ha polemizzato con lei.«Grasso ha pure sbagliato articolo: ha citato il 135 anziché il 135 bis. Lo perdono… Ma ribatterò, e non mi stancherò prima che si sia stancato lui».Domanda a bruciapelo. Ma se un governo non si occupa di immigrazione, di che si deve occupare? «Eh no, così è banale. Il tema è come se n'è occupato». La prego di lasciare i panni del presidente della Giunta. Come finisce questa partita?«Non sta a me fare pronostici. Si tratta di stabilire se l'azione di governo sia stata corrispondente o no a quel criterio di preminente interesse pubblico. Tutti giudichino senza pregiudizi, né in un senso né in un altro». Si è espresso anche il presidente della Corte costituzionale…«Eh, siamo tutti allenatori di calcio della Nazionale. Lo confesso: anch'io ho chiesto la convocazione di Fabio Quagliarella. Dico al presidente Giorgio Lattanzi, che stimo e rispetto: anche lui non ha centrato il punto quando dice che la magistratura giudica giuridicamente, e il Parlamento politicamente. Non è così, per le ragioni che ho spiegato fino allo sfinimento. Anzi, sa che le dico?».Dica.«Spesso i magistrati fanno i processi in tv. Io ho la fierezza di essere un politico che, pur avendo idee e passione, vuole dimostrare che è possibile rispettare e privilegiare le procedure». Parliamo di politica. Le è capitato di essere in maggioranze e opposizioni sia forti sia deboli. Le chiedo di fare il consulente gratuito per tutti. Partiamo dal Pd. Che dovrebbe fare?«Lo dico da avversario da sempre e per sempre. La riorganizzazione del Pd è essenziale per la democrazia italiana. Su tre voti presi dai grillini, due vengono da sinistra. Preferisco un avversario dai connotati precisi a un magma caotico».Ma le sembra produttivo andare tutte le sere in tv con le solite facce a dire che si tratta di un governo di incompetenti? «È la vecchia storia di Nanni Moretti: “Con questi dirigenti non vinceremo mai". Però è pur vero che occorre un mix di esperienza e innovazione. E che la sinistra sconta una crisi in tutto il mondo, dall'America all'Inghilterra, alla Francia, alla Spagna, dove esprime un premier più precario dei grillini…».Veniamo al suo partito, a Forza Italia. Secondo lei non avete esagerato con Forza Europa-Forza Ppe-Forza Juncker? «Non mi pare che nessuno dica queste cose adesso. Certo, c'è stato uno sbandamento nel 2011, tra guerra in Libia e usurpazione di Mario Monti, e poi nel 2014 con una fase che si è chiusa». Però apparite difensori dell'Ue.«Mi rendo conto che urlare contro l'Europa è più facile. E peraltro se l'Europa è solo divieti e regolette, è un disastro. Però, dubito che la Loira o la Marca trevigiana possano da sole fronteggiare i giganti cinesi o i giganti online. L'Ue è uno stato di necessità».Le è piaciuta Stefania Prestigiacomo sul barcone?«No, non ho dubbi, e non mi è piaciuta nemmeno la compagnia di Nicola Fratoianni. Ma ho rispetto per le opinioni diverse dalla mia anche nel mio partito».Con Salvini come finisce? Un giorno lo attaccate, e un giorno gli riproponete un'alleanza.«In questa fase di grande successo, Salvini non si inebri. Segua il consiglio di Giancarlo Giorgetti, e cioè tenere sul comodino la foto di Matteo Renzi, per ricordare che si può passare dal 40% al disastro».Che dovrebbe fare?«Sia saggio, proprio quando le cose gli vanno bene. Anni fa, con la Lega al 4% e Forza Italia fortissima, Silvio Berlusconi volle che Piemonte, Lombardia e Veneto fossero guidate dalla Lega». Un consiglio ai grillini. «Andate a casa. Studiate. Non fate abusi edilizi. Controllate i vostri genitori. Non mettete le madri nelle case popolari. Può bastare?».Troppo cattivo, esagerato…«Io capisco che la crisi del nostro Occidente crei una sensazione di declino e reazioni inevitabili, dai gilet gialli ai grillini, appunto. Ma non è che affidandosi a degli incompetenti, i problemi si risolvano. Se anche scendessero al 25%, resterebbero un fenomeno che ci richiama alla crisi del nostro tempo. L'alternativa a una politica zoppicante non è il velleitarismo o l'improvvisazione…».
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A rischio un comparto che da noi dà lavoro a 100.000 persone. L’Italia si oppone.
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Il quotidiano dei vescovi celebra il Giubileo di «omoaffettivi e Lgbt». Neanche una riga per le ostetriche che si ribellano alla proposta di Crisanti di far praticare loro gli aborti.
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