2019-07-01
Luca Zaia: «Autonomia? Il M5s ci dica cosa vuole»
Il governatore veneto: «Se ai grillini non piace il nostro progetto facciano una proposta, basta con i rinvii Il Sud è svantaggiato oggi, non con la riforma. Ma c'è qualcuno in Italia che teme la sfida dell'efficienza».Luca Zaia è il presidente del Veneto, plurivotato e recordman di consenso, padre della battaglia sull'autonomia differenziata. In questi giorni, ha mostrato di aver quasi esaurito la pazienza rispetto alle frenate grilline su questo tema. Presidente, ha preannunciato che lei sarà come un nido di vespe. Ci sarà lavoro per il suo pungiglione…«Si è creata una situazione stucchevole che non fa bene né al Veneto né allo Stato. Noi abbiamo pedissequamente seguito la Costituzione. Per questo, non posso accettare bugie sul mio progetto. Per dirla in modo semplice: vogliamo fare quello che già succede con la sanità, e cioè che lo stesso modello si ripeta su altre materie». I cittadini si sono pronunciati in consultazioni stravotate (e non è mai scontato portare la gente alle urne, di questi tempi). Perché il M5s traccheggia? «In Veneto sono andati a votare più di 2 milioni e 300.000 elettori, una cosa enorme. Per responsabilizzare tutti, a partire dai cittadini, avevo previsto anche un quorum. Io penso che i grillini siano vittime di un retaggio culturale, quello del Nord contro il Sud. Ma se andiamo a vedere i risultati delle europee, scopriamo che la Lega ha superato il M5s anche al Sud ovunque (tranne che in Campania e Sicilia), e noi siamo notoriamente quelli dell'autonomia. Quindi si dimostra che i cittadini, anche al Sud, sono avanti e hanno capito».Vogliamo ricordare che peraltro la riforma è moderatissima? Si tratta di sciogliere il nodo delle competenze «concorrenti», quelle che ballano tra Stato e Regioni. Le Regioni possono chiederle, e lo Stato può decidere di darle. Dov'è il dramma? «Appunto, è tutto sancito dalla Costituzione, incluso il numero delle materie - 23 - che possono essere richieste. Sento ancora parlare di “secessione dei ricchi". Non scherziamo: l'autonomia unisce, mentre al contrario è il centralismo che alla lunga è centrifugo. Dobbiamo decidere a che modello guardare, se alla Grecia o alla Germania».Si sente parlare di Regioni di serie A e di serie B. Ma non è già così? A parità di spesa ci sono state Regioni amministrate malissimo. Che c'entra l'autonomia?«Ma certo, purtroppo è così. E quindi non può essere colpa dell'autonomia. La sanità ne è un esempio. Io trovo immorale che ci siano cittadini di alcune Regioni che sono costretti a fare le valigie per curarsi. E trovo ancora più immorale che si provi a far credere che questa situazione derivi dal presunto egoismo del Nord».Allora i grillini difendono i presidenti regionali del malgoverno passato e presente? Ma è una contraddizione pazzesca per loro.«Mettiamola in positivo. L'autonomia sarebbe per i grillini la sfida dell'efficienza, della virtuosità, della responsabilità. Voglio citare un grande vecchio assai lontano dalla Lega e da me, Giorgio Napolitano. Da presidente disse: “L'autonomia è vera assunzione di responsabilità". Mi chiedo se qualcuno ne abbia paura. Le do io un titolo…».Prego.«Intanto spero che i 5 stelle leggano il progetto, oltre a commentarlo. Ma soprattutto lancio loro una sfida in positivo: ci dicano qual è il loro progetto. Lo mettano nero su bianco e lo presentino. Magari hanno un'idea geniale. Altrimenti è come stare dal notaio, con l'altra parte che non firma, ma non ti dice cosa firmerebbe». Nella riforma, non c'è nemmeno un passaggio al federalismo fiscale, ma solo una compartecipazione ai tributi statali. Possibile che il M5s si spaventi perfino per questo? «Dico di più. La compartecipazione sarà anche per l'eventuale extragettito. E ci sarà anche nel caso negativo in cui il gettito cali. Ecco la sfida, ecco la responsabilità per tutti».Altro aspetto su cui la riforma appare perfino troppo cauta. Inizialmente ci si basa sul criterio della spesa storica. Non era meglio passare subito all'individuazione di costi standard?«Visto che l'Italia non era pronta ai costi standard, abbiamo scelto di fare un passaggio graduale. Ma il fatto che da anni si parli dei costi standard e non ci si sia ancora arrivati, mostra che qualcuno non vuole cambiare davvero».Spieghiamo ai nostri lettori del Sud che il Meridione non ci rimette. «Ho scritto ben due lettere aperte ai cittadini del Sud. E dico: voglio anch'io dare voce alla gran parte del Sud che chiede efficienza, responsabilità, virtuosità. Nella Pubblica amministrazione l'Italia spreca ogni anno 30 miliardi: sono soldi sottratti ai servizi. Ecco perché il popolo del Sud può solo guadagnare dall'autonomia. E anche i nostri ragazzi che se ne vanno all'estero, dove vanno? Verso paesi aperti, autonomi, federali: Usa, Regno Unito, Svizzera, Germania. Non è mica un caso».I grillini chiedono subito un confronto in Parlamento. Facciamo un po' di chiarezza. Se per caso vogliono sottoporre le intese al giro in 7-8 Commissioni e poi a 5-600 emendamenti in Aula, è chiaro che diventa una trappola.«Sono il primo a dire che il Parlamento vada coinvolto, ma c'è modo e modo. Ne propongo uno. Firmiamo una preintesa e la mandiamo in Parlamento per raccogliere osservazioni e suggerimenti, e poi Stato e Regione valuteranno cosa accogliere».Ma secondo lei i grillini, alla fine della fiera, ci staranno o no?«Io penso che prevarrà il buon senso. Loro stessi sono chiamati alla coerenza: hanno sostenuto i referendum, hanno firmato il contratto di governo… Siamo davanti a una pagina di storia da scrivere. E lo dico a tutti: se non la scriveremo noi, lo farà qualcun altro. La macchina è avviata e non si può fermare».Conte dice che mercoledì, in un nuovo vertice, si troverà un'intesa. Ci crede? «Ho apprezzato la posizione di Giuseppe Conte, che ha sostanzialmente avocato a sé il dossier, e ha detto di volersene occupare in prima persona. Spero in una chiusura seria e autorevole della vicenda».Due degli uomini di punta grillini impegnati su questa materia (il sottosegretario Stefano Buffagni e il ministro Riccardo Fraccaro) vengono dalla Lombardia e dal Trentino. Dovrebbero avere il polso dell'elettorato settentrionale su questa vicenda.«Ma infatti. Il ministro Fraccaro viene da Trento, e non credo che voglia mettere in discussione l'autonomia di quella provincia… Quanto a Buffagni, leggo che si sbraccia e dissente. Ma c'è un difetto di fondo: non abbiamo letto il suo progetto… È quello che dicevo prima: mettano qualcosa nero su bianco».Più in generale. È questa, oltre alla flat tax, la partita su cui si capirà se il governo va avanti? «Non entro nel tema della flat tax, che Matteo Salvini sta gestendo magistralmente. Dico che l'autonomia è certamente un pilastro di questo governo. Se non si fosse fatto il reddito di cittadinanza, che era pilastro per i grillini, non saremmo qui a parlare, giusto? E allora non capisco perché l'autonomia, pilastro per la Lega, possa sempre essere rimandato. Tra l'altro…». Tra l'altro…«Abbiamo 20 Regioni. Cinque sono autonome. Dodici hanno chiesto l'autonomia. Quindi 17 su 20 sono già su questa linea. Lo dico ai grillini, che dicono di avere antenne sensibili rispetto al Paese. Guardate che il Paese vi scavalca sia a destra sia a sinistra».Domanda politica. Il trionfo della Lega è sotto gli occhi di tutti. Ma, non solo a Nord, gli elettori, mentre vi premiano, mostrano insofferenza verso le propensioni anti impresa dei grillini. Come si affronta questo nodo? «Mi faccia dire una cosa: il successo della Lega lo si deve in primo luogo a Matteo Salvini. Ha mostrato di essere un leader, ha gettato il cuore oltre l'ostacolo. Sul tema che lei pone, temo che ad alcuni grillini sfugga la connessione tra imprese e creazione di posti di lavoro. I posti di lavoro sono le imprese a crearli».Il vecchio centrodestra non c'è più?«Non esistono più coalizioni. Esistono leadership e progetti. Intercettiamo voti anche a sinistra proprio perché il consenso si polarizza indipendentemente dalle vecchie casacche. E qui in Veneto 2,3 milioni di elettori hanno votato per l'autonomia fidandosi di me e di un progetto, indipendentemente dal partito per cui allora votavano».Elezioni quando? «Spero proprio che non si voti. Vuol dire che il governo sta facendo le cose».Ancora sulla Lega. Non converrebbe al suo partito, anche nella comunicazione nazionale, valorizzare di più il buongoverno amministrativo in Regioni come la sua, anche attraverso una sua maggiore esposizione mediatica?«No, io su questo ho un approccio molto militare. Ho teorizzato che ognuno debba fare una sola cosa e dedicarsi a quella. Sa perché in Veneto mi votano e mi stimano? Perché sanno che lavoro per il Veneto e non ho distrazioni: mi occupo di strade, pedemontana, sanità, buongoverno, ora delle Olimpiadi».Chiudiamo proprio sulle Olimpiadi. Roma e Torino devono avere rimpianti?«L'ho detto e lo ripeto. Devono mangiarsi le mani, e non gli basteranno le dieci dita…».