2020-12-28
Giovanni Toti: «La cura? Noi pronti, Roma vedremo»
Il governatore ligure: «Il commissario ha centralizzato tutto, non potrà scaricare eventuali ritardi sulle Regioni. Abbiamo 50 task force per l'emergenza clinica e nessuna per quella economica. Conte barcolla ma non crolla».Allora, governatore Giovanni Toti, non ti sei ancora vaccinato?«Mi vaccinerò appena sarà il mio turno, con grande gioia ed entusiasmo».Non sei stato tra i primi.«Abbiamo deciso, d'accordo col ministro e i colleghi, di dare la precedenza ad altri».Come mai?«Perché ci sono persone più esposte di noi: infermieri della rianimazione, equipaggi delle ambulanze, la nostra task force Covid».Siete pronti per andare avanti dopo l'azione dimostrativa di ieri?«Prontissimi. Abbiamo già individuato i 15 siti di vaccinazione e selezionato le squadre. Anzi, ho sentito il commissario Arcuri prima di Natale per assicurarmi che questa non sia soltanto un'azione dimostrativa. Dobbiamo evitare l'effetto propaganda».Difficile evitarlo.«No, basta andare in continuità. Non fermarsi. Noi ci aspettiamo 62.000 dosi di vaccino alla prima consegna: nel giro delle prossime tre settimane siamo pronti a somministrarlo. E con quello dovremmo mettere in sicurezza i nostri ospedali e tutte le nostre Rsa».Entro gennaio?«Entro gennaio. Facciamo a fidarci, naturalmente…».Cioè se vi arrivano i vaccini.«Già. I vaccini li consegna Arcuri. Noi abbiamo messo a disposizione solo l'ultimo anello della catena, cioè la somministrazione. Tutto il resto è centralizzato».Tu dici che è centralizzato, Arcuri va dicendo che le Regioni sono in ritardo su frigoriferi e altro. «Noi abbiamo spazio nei frigoriferi per accogliere più vaccini di quelli che ci daranno».Non è che ci troveremo di fronte il solito scaricabarile?«Vorrei capire in che cosa sono in ritardo le Regioni, visto che Arcuri ha detto che le siringhe le fornisce lui, il vaccino lo fornisce lui, la logistica la fornisce lui. Per le squadre di vaccinazione hanno fatto un bando nazionale e il servizio informatico per registrare le persone vaccinate lo presenterà lui il 4 gennaio con le Poste…».Ti fidi?«Per non sapere né leggere né scrivere noi ci siamo attivati in modo autonomo su frigoriferi, medici, infermieri, e useremo anche la nostra anagrafe vaccinale in attesa di quella nazionale. Diciamo che abbiamo un sistema di backup, visto che finora non sempre le cose sono andate come dovevano andare».Mi permetterai di dire che non mi rassicura nemmeno un po'.«No, dai: questa è veramente la madre di tutte le battaglie contro il Covid. Se il governo dovesse fallire c'è poco da scaricare la colpa. Ma sono abbastanza fiducioso».Un inguaribile ottimista.«Guardo i fatti: in Regione Liguria senza grande clamore da ottobre a dicembre abbiamo vaccinato quasi 555.000 persone contro l'influenza. È vero che questo è un vaccino nuovo, ma le differenze non sono così eclatanti».L'esempio è ancora meno rassicurante, caro governatore. In Liguria sarà andato tutto benissimo, ma in Lombardia, Lazio, Puglia, eccetera con i vaccini antinfluenzali è stato un delirio…«Per eccesso di richiesta. Alcune Regioni hanno sbagliato le previsioni. E anche le aziende farmaceutiche. La pandemia ha portato a un aumento di domande di vaccini. Spero che avvenga lo stesso anche per il vaccino sul Covid».Ma tu saresti favorevole a renderlo obbligatorio?«Assolutamente sì. Per sconfiggere il Covid abbiamo sospeso le più elementari libertà costituzionali e poi lasciamo la libertà di non vaccinarsi?».Quando si arriverà all'immunità di gregge?«Dipende da quando consegneranno i vaccini. Quelli di Pfizer e Moderna c'è una buona speranza di averli entro febbraio. Quello di Astrazeneca lo stiamo ancora sperimentando, anche noi qui al San Martino di Genova. E intravedo incertezze».Abbiamo puntato sul cavallo sbagliato?«Come al solito l'Europa si dimostra approssimativa. I russi hanno il loro vaccino, i cinesi pure. Noi abbiamo investito su quello che arriva più tardi e che, per il momento, dà meno garanzie. Così dobbiamo comprare quelli americani. Qualche domanda ce la dovremo fare».Per l'Istituto superiore di sanità la Liguria è una delle regioni a rischio più alto. Cosa avete sbagliato?«No, ciò che è sbagliato sono i metodi di misurazione. Assurdi».Perché?«Il metodo che usiamo è il seguente: se pesi 120 chili ma sei stabile, sei in perfetta forma. Se pesi 58 chili e aumenti di un etto, sei a rischio obesità. Qualcosa non torna, non ti pare?».Non ti sono piaciute nemmeno le regole di Conte per il Natale. Le hai definite un'ingiustizia.«Il Covid è una grande pandemia clinica, ma anche una grande pandemia emotiva. Nel nostro Paese non c'è stato un sistema normativo che sia durato più di 15 giorni».Oltretutto con norme scritte in modo non chiarissimo.«Come si dice? Se non puoi convincerli, confondili. Sembra sia la stella polare del governo».E tu come faresti?«Io sono stato il primo dopo l'estate a chiudere La Spezia e Genova di fronte all'emergenza. E ha dato risultati. Ma non si possono applicare le stesse norme a tutto il Paese senza tenere conto delle diversità. E non si può sottovalutare il danno economico che le misure di contenimento provocano. Anche lì ci sono dei morti, solo che ora non li vediamo».La Liguria come sta vivendo questo periodo?«Gli italiani per fortuna sono più ordinati delle regole imposte dal governo».Ed è un bene. Ma che significa, in termini di mancati guadagni, per una regione che vive di turismo?«A me spaventa che abbiamo (giustamente) 50 task force epidemiologiche per affrontare la pandemia dal punto di vista clinico. Non abbiamo una task force per affrontare la pandemia dal punto di vista economico-sociale».Non vorrai un'altra task force?«Vorrei un riequilibrio. Che tenesse conto di tutte le emergenze. Oggi vedi l'onda che arriva e ti tappi il naso. Ma i danni che l'onda farà sulla spiaggia chi li considera?».Succede anche all'estero.«Sono più attenti di noi. Prendi la Germania: la Merkel ha fatto il lockdown a Natale, perché per un Paese fondato sulla grande industria il danno è limitato. Le mega aziende come Siemens o Volkswagen avrebbero chiuso lo stesso. È diverso fare il lockdown a Natale in un Paese come il nostro fondato sul terziario, no?».Sentirti parlare di task force mi fa venire in mente che sei stato appena accusato di aver aumentato i costi della politica. Più soldi per gli assessori, per gli staff. Non pensi che in questo periodo anche il palazzo, come la gente, debba tirare la cinghia?«Tutto quello che dovevamo tagliare l'abbiamo tagliato. Ora è tempo di pensare a una politica che dia risultati. Come in un'azienda: il punto non è quanto paghi i dirigenti, ma quanto sono efficienti».Quindi rivendichi l'aumento delle spese?«Pagare un politico pochissimo o non dargli i mezzi per lavorare bene è un danno. È la produttività che conta, l'efficienza. Non il risparmio. A forza di risparmiare, tutte le energie migliori del Paese fuggono dalla politica».A proposito di politica: che succede? Conte resiste?«Conte barcolla ma non crolla. Visto che va di moda la resilienza, Conte è un modello mondiale. Come capacità di resistere sulla poltrona è insuperabile».Credi che siano impossibili le elezioni durante la pandemia?«Credo che siano impossibili le elezioni perché la stragrande maggioranza dei parlamentari non ha la sicurezza di essere rieletto. Il referendum sul taglio dei parlamentari, in questo senso, è stato l'equivalente del vaccino Pfizer: ha reso questa legislatura invulnerabile».Però, visto che parlavi di politica, lo spettacolo che essa offre è imbarazzante: verifiche, rimpasto, eccetera.«Imbarazzante. Sembra il gioco dei tre bussolotti all'autogrill: si parla dei massimi sistemi, poi ci si accorda sulle nomine delle Fs».Mentre gli italiani cambiano le loro vite, nel palazzo si continua con i soliti riti.«Siamo rimasti a metà del guado: la seconda Repubblica era finita con le elezioni del 2018, poi i partiti hanno normalizzato tutto. Ci sono state le guerre napoleoniche nelle urne e il congresso di Vienna nelle aule parlamentari. È mancato il coraggio di cambiare davvero».Anche al centrodestra.«Il centrodestra è maggioranza politica del Paese, ma ha ancora una classe dirigente e un pantheon di idee vecchi di trent'anni. E nessuno ha fatto un passo avanti».Sentito di recente Berlusconi?«L'altro giorno al telefono: mi ha fatto molto piacere. E gli ho riconosciuto di essere stato come sempre uno degli statisti più equilibrati nei suoi giudizi».Ma un governo di centrodestra con questo Parlamento (con l'appoggio di transfughi e/o renziani) secondo te sarebbe possibile?«Sì, possibile. Ma dannoso. Perché sarebbe, all'interno della stessa legislatura, il terzo governo incongruente, formato da forze che non hanno un'idea precisa di Paese e, se ce l'hanno, non hanno le persone per realizzarla».E un governo Draghi?«Se Draghi dicesse che in questa situazione si vuole impegnare a fare il presidente del Consiglio io penserei che menta o che l'abbiano drogato».Così siamo intrappolati nel governo Conte fino a fine legislatura.«Intrappolati? Dipende da come lo si vive. Se tiriamo a campare, sì. Se invece usiamo questo momento di palude per studiare e prepararci, non è tempo buttato via. Piuttosto è una di quelle pause che la politica concede per programmare il futuro. Tocca a noi saperla sfruttare».Speriamo. Sei così ottimista che riesci a trovare qualcosa di positivo anche in questo terribile 2020 che sta per chiudersi? Dimmi almeno due cose…«Sicuro: prima di tutto gli italiani, che sono stati straordinari. E poi la ricostruzione del Ponte di Genova. Se dovessimo accendere un faro sull'eccellenza dell'Italia, sulla nostra capacità di fare e sulla politica che vorrei, direi di guardare lì».