2019-02-18
«Così difenderemo il latte e le olive»
Il ministro Gian Marco Centinaio: «Sto preparando un piano nazionale per l'olio. Faremo come in Spagna e da importatori diventeremo esportatori. Ai pastori sardi non servono sussidi. Le imprese del Nord sono deluse dai grillini».Il ministro dell'Agricoltura e del Turismo Gian Marco Centinaio conversa con La Verità nel pieno della vertenza che vede protagonisti i pastori sardi. Di fatto, si tratta di un tavolo a oltranza, che dura da metà della scorsa settimana, tra Roma e la Sardegna.Ministro, li ha convinti a non gettare per strada altro latte? Con tutte le ragioni, sprecare il latte non è proprio un bel segnale…«Non so se li ho convinti: insieme a Matteo Salvini, non pretendiamo certo di essere né Harry Potter né Mago Merlino. Certo, ciò che abbiamo detto loro è stato: fate pure le vostre manifestazioni per tenere vivo il tema, ma non ritenete chiuso il tavolo della trattativa. Il governo è impegnato a fondo su questa vicenda».Che cosa si può fare, senza diventare una specie di Bulgaria degli anni Cinquanta, uno Stato onnipotente che decide tutto, inclusi i prezzi? «Lo Stato può aiutare un comparto che in questo momento sta soffrendo a causa di una serie di variabili, soprattutto per scelte di programmazione che non sono state all'altezza. Possiamo aiutare a far sì che domanda e offerta si avvicinino. Poi, passata l'emergenza, l'obiettivo è favorire la riorganizzazione del settore con una visione di medio e lungo termine».Per una volta, mi pare di capire che non tutte le responsabilità siano europee.«Infatti, sono i produttori italiani che hanno invaso il nostro mercato. Si è prodotto tanto, forse troppo, e contemporaneamente c'è stato un calo di vendite e soprattutto di esportazioni (penso in particolare a quelle verso Canada e Stati Uniti). Così ci siamo ritrovati merce in eccesso. E si continua a produrre… Forse sarà il caso di fissare delle quote e farle rispettare».Diciamola tutta. Ci sono produttori italiani che la mattina stanno nel consorzio del pecorino sardo, il pomeriggio producono in Romania per poi importare in Italia, e magari prendono anche aiuti pubblici…«Eh, in effetti si tratta di una distorsione di questo consorzio, dove controllore e controllato coincidono negli stessi trasformatori, con i pastori che non sono nel consiglio direttivo e si trovano a subire decisioni altrui».E la Regione Sardegna che ha fatto in tutto questo?«In quest'ultimo periodo l'ho vista attiva. Prima non saprei dire: i pastori dicono di no, ma non voglio dare giudizi affrettati. Ora la Regione ha messo a disposizione 10 milioni di euro. Certo, ci sono le elezioni e quindi l'attuale governo regionale è - come dire - in scadenza…».Quindi i sussidi possono essere solo una misura a tempo.«Decisamente. Anche con Salvini, il nostro obiettivo è che i sussidi aiutino a superare l'emergenza, com'è successo altre volte anche in circostanze meno mediatizzate. Dopo di che, qualcuno ha fatto obiezioni perché la prima riunione si è svolta al ministero dell'Interno… Ma non ci vedo nulla di strano: perché si era creato un problema di ordine pubblico, e perché nelle legittime proteste dei pastori si stavano inserendo anche soggetti che con il latte non c'entrano proprio nulla…».Domanda liberale. Ovviamente ci vuole un minimo di tempo. Ma non sarebbe il caso di avere su tutto meno politica: meno denaro pubblico per consorzi, educazione alimentare, eccetera, lasciando i consumatori più liberi di orientare le dinamiche del mercato? «In linea di massima, sì. Però occorre tenere presente che a livello europeo, l'agricoltura occupa il 40% del bilancio comunitario. E va anche detto che se non ci fosse un certo tipo di tutela il settore rischierebbe di essere spazzato via».Altro fronte caldissimo: olio e olivicoltura. In questo caso il problema è opposto a quello del latte ovino: la produzione italiana è insufficiente, anche in considerazione del fatto che una quota significativa viene esportata.«Proprio così. E quel che è successo in Puglia con la Xylella ha dato un colpo ulteriore. La situazione è questa: direi che in Toscana c'è stata una produzione dignitosa, mentre i problemi più gravi riguardano la Puglia e le Marche, con gelate che hanno molto limitato la produzione».Che lavoro avete impostato? «Su questa partita, si tratta di un lavoro a tre: io stesso, il ministro Luigi Di Maio e il sottosegretario Alessandra Pesce. Io sto lavorando su emergenza Xylella e rapporti con l'Europa; con Di Maio stiamo seguendo gli effetti delle gelate; con la Pesce, a cui ho affidato la delega sull'olivicoltura, stiamo lavorando a un nuovo piano olivicolo nazionale».Che tempi vi siete dati?«Per ciò che riguarda l'emergenza, confido che questa settimana, o comunque nel minor tempo possibile, ci sia un decreto: ci stiamo già lavorando. Poi, puntiamo su un'operazione di medio e lungo termine, oltre l'emergenza: tenga presente che la Spagna, essendosi data un piano efficace, è passata dalla condizione di Paese importatore a esportatore».Spostiamoci al turismo. Una curiosità liberale. L'Italia avrebbe un'opportunità favolosa legata alle seconde case, alle case nei centri storici e nelle località turistiche. Come incentivare le locazioni turistiche brevi? «Ma infatti, dobbiamo uscire dall'idea di una ostilità tra alberghi e locazioni turistiche brevi. C'è spazio per tutti. Facendo crescere il livello di turismo, sia dei turisti esteri sia del turismo interno, si può permettere a tutti di vivere e fare business. Il nostro obiettivo è dare un codice identificativo nazionale a ogni struttura ricettiva (sia alberghi, sia bed and breakfast, sia case-vacanza), garantire che tutti siano nella legalità, e fare accordi con gli operatori turistici online affinché operino solo con le strutture in regola».Quindi c'è posto per tutti. A Tizio piace dormire in albergo, a Caio stare in una casa privata. «Infatti, allargando la torta, si può chiudere una “guerra" che non ha motivo di esistere». Parliamo di politica. La Lega ha trionfato in Abruzzo e i sondaggi sono molto promettenti per voi in Sardegna. I grillini reggeranno allo stress test? «Lo spero. Noi della Lega abbiamo resistito allo stress test di fare un governo in cui loro - dal punto di vista dei numeri in Parlamento - erano e restano un socio di maggioranza. Il nostro obiettivo è assolutamente quello di andare avanti. Quindi mi auguro che realizzino che un conto è un voto locale, altro conto è la tenuta del governo».In generale, saranno capaci i 5 stelle di «elaborare il lutto» e accettare con ragionevolezza un nuovo equilibrio politico? «Secondo me, sì. Lo ripeto ancora: comunque vadano le europee, avranno ancora in Parlamento numeri molto più ampi dei nostri. E in più c'è una differenza rispetto alla scorsa legislatura, quando il Pd decideva e l'Ncd di Angelino Alfano doveva sopportare, con gruppi parlamentari centristi che subivano le decisioni del Pd… Stavolta abbiamo un premier che esercita un ruolo, e soprattutto due vicepremier che si parlano tra loro, si confrontano nel consenso o nel dissenso, ma senza che nessuno subisca le decisioni altrui».Il resto del centrodestra tradizionale fatica a prendervi le misure. Un giorno vi attacca e un giorno vi propone nuove alleanze. Non è contraddittorio?«È così. A onor del vero, però, è anche contraddittoria una situazione per cui siamo amici nelle Regioni e avversari a Roma. Riconosco che non è facile».Mi parli di Forza Italia. Non le fa effetto sentire loro esponenti così schiacciati sulle posizioni europeiste? È la stessa Ue che ha favorito la cacciata del governo Berlusconi nel 2011…«Eh, è la Forza Italia di Antonio Tajani… Che mi pare piuttosto diversa dalla sensibilità della Forza Italia che spesso incontro nei territori».Le è piaciuta Stefania Prestigiacomo sul barcone? «Sinceramente, non molto. Ma non mi pare sia piaciuta nemmeno ai suoi colleghi…».Come finisce con l'autonomia regionale? È quella la partita decisiva per il governo? «Sì. Peraltro, è nel contratto di governo. E anche il M5s a livello regionale aveva invitato a votare nei referendum del 2017. Quindi non è una cosa che si è inventata la Lega adesso: è un'esigenza vera a cui il governo deve rispondere. Sono convinto che lo faremo».I sondaggi registrano una vostra avanzata enorme ma anche una grande insofferenza del mondo produttivo verso l'assistenzialismo e il «no a tutto» dei grillini. Come se ne esce? «Condivido molto questa analisi, che corrisponde a ciò che sento e vedo, non solo al Nord. Non mi sento mai dire: “Mandateli a casa, staccate la spina", ma effettivamente c'è un mondo imprenditoriale che mi pare abbia fiducia in noi e ci chiede più impegno su questi temi. Se ne esce con una Lega sempre più capace e consapevole di dover essere punto di riferimento nel governo delle esigenze del mondo produttivo. Dobbiamo avere una marcia in più in questo senso».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)