2019-12-23
Danilo Toninelli: «Faciliterò la guerra ai poteri forti»
L'ex ministro 5 stelle: «Il Movimento si è dato un'organizzazione più efficiente. Le mie gaffe? Costruite ad arte da un killeraggio mediatico montato contro di me perché sono stato l'unico a toccare certi interessi miliardari».Senatore Toninelli, lei è passato da ministro a «facilitatore».«Esatto».Di nuovo al top. Risorto come Lazzaro.«Non mi prenda in giro: è un ruolo di servizio nel Movimento».Mi scusi, ma che cos'è esattamente un facilitatore? Un altro modo per definire un dirigente?«Aiuta i nostri attivisti a organizzarsi e prendere decisioni. Ad esempio con i nuovi strumenti messi a disposizione da Rousseau. Così il lavoro del M5s al governo arriva più facilmente ai gazebo nelle piazze e viceversa».Così sembra il Mr. Wolf di Pulp fiction: «Risolvo problemi».«Più o meno. Io aiuto tutti quelli che stanno lavorando nel M5s a perseguire lo stesso obiettivo: dare una mano alla collettività».Un modo elegante per dire che il facilitatore decide per i territori...«(Sorride, ndr) No, io sono quello che aiuta a far decidere i rappresentanti territoriali. Li accompagno alla decisione, non mi sostituisco a loro!».State diventando un partito.«Assolutamente no! Ci siamo dati un'organizzazione più efficiente. È un salto di qualità, non un cambio di paradigma».«Aiutare a decidere» perché la crisi del M5s spesso è difficoltà a decidere?«Noi li aiutiamo a decidere per tempo e a decidere insieme per decidere bene».Ma Toninelli può esprimersi o fa il baby sitter?«Certo che esprimo il mio parere. Alla fine però ci atterremo a quanto decide la maggioranza. Nei momenti decisivi noi abbiamo sempre votato democraticamente. Chi altro lo fa?».Talvolta hanno votato cose diverse dalle proposte di Di Maio.«Non vi va mai bene nulla? È la democrazia diretta! Quella che voi raccontate come una sconfitta, per un leader di un movimento democratico è un successo». Come farete decidere gli emiliano romagnoli sulle regionali, nel passaggio più difficile della vostra storia? «Abbiamo già deciso». Ah sì? Mica si è capito.«Abbiamo un ottimo candidato, scelto dalla base, il più votato nella regione: la partita è chiusa».Non si è riaperta con il discorso di Grillo che a Roma vi ha chiesto di dialogare con il Pd?«Guardi che c'ero. Grillo non ci ha detto: “Alleatevi con Bonaccini". Ha parlato solo di temi e dell'entusiasmo da avere. Ci chiede di governare bene, difendere l'alleanza, incalzare il Pd sull'innovazione. Il resto sono invenzioni vostre».Non è colpa mia se non ho potuto vedere lo streaming: non lo avete fatto.«(Sorriso, ndr) Ho colto l'ironia: ma intanto noi siamo trasparenti in tutte le scelte, compresa quella di presentarci da soli, fatta su Rousseau. Chi altro lo fa?».Ma è definitiva?«(Sorriso, ndr) Sì. Ma voi giornalisti non siete contenti mai».Lei è furibondo perché non è più ministro ma «facilitatore»?«(Sospiro, sorriso, ndr) No, e lei che ci segue lo sa bene. Io sono stato impallinato dal sistema, perché ho toccato interessi forti».Quanto ha pagato per le sue gaffe?«Quali gaffe? Me le citi».Lo farò tra breve.«Quasi tutte le cosiddette “gaffe" in realtà erano fake news e killeraggi. Chieda e glielo dimostro».La sento sereno, sicuro di sé. È una difesa?«(Ride, ndr) Si sbaglia: sono molto oltre. Sono zen». Per la prima volta Danilo Toninelli si toglie i sassolini dalle scarpe, dopo l'abbandono di un ministero nevralgico. Rivela dettagli, affronta le domande sugli attacchi più duri, si sbilancia, con un altro sorriso: «Contro di me hanno fatto il tirassegno. Ma come vede sono ancora qui. Vivo e vegeto». Lei oggi è dissidente occulto perché ha perso il ministero?«Ah ah ah! Io dissidente? Sono imbroglioni o in malafede». Lo dicevate voi degli altri: «Qualche topo si abitua a stare nel formaggio».«Macché. Io sono uno che viene dal nulla. Ringrazio ogni giorno per quel che ha avuto, mi preoccupo solo di quel che posso dare».Elisabetta Trenta, sua collega, voleva tenere la casa di servizio. Sarà diplomatico su di lei?«Scherza? Se non la mollava lei l'avrei fatta sfrattare io!».È stato tentato di tenere la residenza del ministro, lei?«Ah ah ah. Impossibile».Nega di essere stato almeno tentato?«Impossibile. Se non altro perché non l'ho mai presa: abitavo in un bilocale seminterrato affittato per agenzia. Non mi sento declassato perché non ho mai cambiato vita».Parliamo della lavastoviglie d'oro al ministero?«Mi hanno crocifisso con questa lavastoviglie da 2.000 euro!»Un po' troppo per ripararla.«È finita sulla prima pagina del Corriere della Sera: mi hanno fatto nero. Ma io non l'ho mai vista in vita mia: quell'appartamento non l'ho mai usato. Era già diventata una barzelletta quando ho scoperto che l'aveva presa addirittura Lunardi».Si saranno sbagliati?«No: dovevano massacrare Toninelli: una balla inventata ad arte».Vuole convincermi che c'era un complotto contro i ministri M5s? O addirittura solo contro di lei?«Domanda: i giornali hanno fatto più titoli sul tunnel del Brennero o sul fatto che io ho bloccato tutte le tariffe autostradali spostando milioni di euro dalle tasche dei gestori a quelle dei cittadini?».I giornali fanno gli interessi dei gestori?«Sì! Ma glielo devo spiegare io? Non esistono quasi più editori puri. In troppi, soprattutto i più grandi, rappresentano interessi e li difendono. Autostrade spende milioni di euro di pubblicità ogni anno: è più facile attaccare me sul tunnel o i concessionari inserzionisti?».Parliamo di questo «tunnel».«È stato un errore ridicolo, poco più di un lapsus. Studiavo i dossier e ho viaggiato tanto: so bene la differenza fra valico e tunnel».Quindi ha sbagliato.«Sì, ma tutti facciamo questi piccoli errori. Per me dire tunnel, passante o valico allora non era una grande differenza, non ero in una sede tecnica».E ora?«Non lo rifarei mai. Le faccio un esempio: anche Belpietro, che è bravissimo in tv, se parla in pubblico sei ore al giorno un errore lo fa. Ma solo il mio è stato mostrato e titolato mille volte!».Prova macchina della verità: è contento dell'alleanza con il Pd?«Sono d'accordo con Beppe: con il Pd possiamo parlare di temi alti. Portare a casa risultati. Abbiamo visto un primo decreto clima, mi pare ottimo». Giletti le mandò la finta gemella, «la Toninella», e lei ci parlò per 20 minuti.«(Ride, ndr) Non trova che mi assomigliasse?».Accusa numero uno: Toninelli ha bloccato tutti i cantieri.«A Genova i lavori oggi corrono veloci. Ho reso possibile tutto questo con il decreto Genova».Accusa numero due: ha fermato la Tav.«Balle. La Tav era in ritardo di 20 anni, prima di me».Ma lei l'ha ostacolata?«La Tav ora sta procedendo e aggiunga un “purtroppo": abbiamo dimostrato numeri alla mano che costa tantissimo e serve a nulla. L'avrei fatta saltare volentieri ma non decidevo da solo».Accusa numero tre. Toninelli era nemico delle autostrade.«Peccato che la prima autostrada completamente pubblica l'abbia inaugurata io. La Modena-Brennero».Allora non ha bloccato nulla?«Una cosa sì: i pedaggi autostradali. Sia nel 2019, e con il decreto Milleproroghe, anche nel 2020». Perché era nemico della Tav?«Era tecnicamente un'opera inutile e costosa. Quei 4,6 miliardi di euro per la parte esterna e i 3,5 per la galleria transfrontaliera potevano essere usati per la manutenzione delle infrastrutture esistenti, più importante e urgente».Senza di lei il Mose sarebbe già finito?«Ah ah ah. Al Mose ho messo persino il commissario straordinario! Proprio per accelerare. Volevo fare un soggetto pubblico che gestisse il post Mose, visto che quel cantiere non finirà mai, ma Zaia mi ha bloccato».Sui porti ha fatto qualcosa?«Ho salvato Gioia Tauro. Quello che può accogliere le navi più grandi: il principale armatore stava portando via tutto. Ora gli investimenti sono tornati e con essi l'occupazione. Sono felicissimo di aver aiutato un popolo straordinario come quello calabrese».E la gaffe sull'auto elettrica?«Bravo: altro killeraggio mediatico di alto livello».Non era incoerente decantarla avendo appena comprato un diesel?«Per nulla. Non potevo permettermi una macchina elettrica e non c'erano incentivi. Proprio quello che dal 2019 abbiamo istituito per ampliare il mercato delle elettriche e renderne il prezzo accessibile ai più, compreso il sottoscritto».Non poteva dirlo?«L'ho detto: ma nessuno lo ha riportato».Lei ha sbloccato il cantiere della Asti-Cuneo ma ha pubblicato la foto del viadotto sbagliato.«Grazie della domanda. L'ha trovato in rete, vero?»Ho cercato tutto su di lei.«Bene, è un falso, il migliore di quelli inventati contro di me. Il viadotto interrotto da anni era lo stesso dove pochi mesi dopo feci un sopralluogo con Giuseppe Conte: quello giusto».La cosa più indigeribile?«Il mio cambio del modello tariffario. Voi conoscete il trucco di prima?».Me lo spieghi.«Oggi se fai un cantiere lo metti nel contratto di concessione e sei vincolato a finirlo. Prima mettevano un cantiere, alzavano le tariffe per quello, e poi non lo facevano mai». E poi?«I costi. Con il modello tariffario di Toninelli se non fai i lavori previsti nel contratto paghi la penale».Che cosa c'è da fare ancora?«Portare a termine questa rivoluzione delle concessioni. A partire dalla revoca della concessione ad Aspi. È tutto pronto da mesi ed è giunto il momento di chiudere e far tornare gli italiani a sentirsi sicuri quando viaggiano sulle nostre autostrade. E con pedaggi più bassi».