2019-11-11
Alfio Krancic: «Chiederò asilo politico alla Russia»
Il vignettista: «Facebook e Twitter mi hanno oscurato, trovo più libertà sui “social" di Mosca. La campagna sul razzismo è un pretesto per colpire i sovranisti. La sinistra sparge odio con la copertura del grande potere».Alfio Krancic è uno tra i vignettisti più noti e caustici in Italia. È politicamente scorretto, come dev'essere chi voglia fare satira non di regime, e corrosivo come tutti i fiorentini. Lui in realtà è toscano d'adozione: è nato a Fiume nel 1948, dopo che la Dalmazia era già passata alla Jugoslavia comunista. Quando aveva pochi mesi, la sua famiglia trovò riparo in un campo profughi di Firenze, dal quale Krancic uscì a 6 anni. I comunisti non gli stanno granché simpatici. E neppure «il clima intimidatorio», parole sue, che oggi regna in Italia per chi non segue la corrente.Quali sono i suoi margini di libertà oggi?«Attorno a me si sta stringendo un cerchio mica da poco. Il clima è da caccia alle streghe».Allo stregone, nella fattispecie.«Mi hanno espulso da Facebook e oscurato su Twitter».Su Facebook non può pubblicare?«Ero su Facebook da 10 anni, sospeso e riammesso più volte. Improvvisamente, poco prima delle elezioni del marzo 2018, mi cancellano. Non sono più potuto rientrare e non ho potuto recuperare nulla, foto, scritti, disegni, tutto andato perso».Che cosa le hanno contestato?«Di non seguire le regole standard, la solita menata che scrivono loro quando ti sospendono».Lei che ha fatto?«Ho continuato sull'altro social, Twitter, dove ho oltre 30.000 follower. Ogni volta che mettevo una vignetta o facevo un commento partivano quei 1.000-2.000 like, ritwittate a bizzeffe. Ora se pubblico qualcosa ho 10 retweet e una decina di like».Che è successo?«Qualcuno che se ne intende di queste cose mi ha spiegato che sono sotto uno “shadow ban"».Un blocco ombra?«Un oscuramento. Mi vedono pochissime persone. Questo è quanto. A quel punto mi sono spostato su Vk».Vkontakte? Il social russo?«Dove stanno arrivando migliaia di persone. Siamo una banda di fuoriusciti, sembra di essere durante il fascismo».Una colonia di esiliati.«È una cosa comica se uno ci pensa».Si è preso una querela anche da Francesca Angeli, la giornalista romana di Repubblica che vive sotto scorta.«Questa è una storia curiosa. Non sono stato denunciato per una vignetta ma per un commento che misi sotto una sequenza di foto della Angeli ripresa in una trasmissione di Formigli. Erano tutte immagini con boccacce ed espressioni strane. La sequenza era stata pubblicata da Alessandro Meluzzi. Sotto ci scrissi: “Che orrore di donna, povero marito". In senso ironico, non ci sarebbe manco bisogno di dirlo. E mi sono ritrovato con una denuncia per diffamazione sulla groppa. E con me Meluzzi e un'altra ventina di commentatori».Siete a processo?«Sono rinviato a giudizio, la prima udienza è a giugno 2020. Il pubblico ministero è Christine von Borries, quella che ha sostenuto l'accusa contro i genitori di Renzi. È una tosta, mi aspetto di tutto».Come vede la commissione Segre?«La vedo male. Con la storia dell'interpretazione estensiva dei giudici, non so dove si va a finire. Chi mi garantisce che non mi capiti un giudice che interpreta a modo suo? Oggi uno non ha molte armi per difendersi se si trova da una certa parte politica. Sono molto preoccupato».Come rappresenterebbe questo clima?«C'è una vignetta sul mio blog. Un treno con diversi vagoni: uno per i razzisti, uno per i sovranisti, gli omofobi eccetera. L'ultimo è vuoto: è per quelli che credono di essere al sicuro. L'atmosfera è pesante».Ha sentito i cori razzisti contro Balotelli?«Non ho capito se ci sono stati o no, dal sindaco di Verona in giù non hanno sentito nulla. Naturalmente se fosse vero, sarebbe da condannare. Io comunque non mi fido, potrebbero essere stati anche dei provocatori che volevano creare uno scandalo: guarda caso, è capitato proprio in questo ambaradan di antisemitismo, razzismo e compagnia bella. Sono armi usate contro i sovranisti e chi la pensa in un certo modo, non ci sono dubbi».È un complotto? Non c'è razzismo in Italia?«Il terrore della sinistra sono quelli che si oppongono a questa Europa e all'euro: li definiscono sovranisti e per combatterli gli appiccicano addosso pure la nomea di razzisti perché si oppongono anche all'immigrazione fuori controllo. Come del resto la maggior parte degli italiani».Sono accuse false?«Sono accuse puramente strumentali che fanno parte del loro modo di portare la guerra ideologica contro gli avversari politici».Chi fa satira da sinistra è più tutelato?«Lì non ci sono problemi, possono offendere, insultare, diffamare, come Ellekappa che raffigurò Salvini come un maiale o come Vauro l'altra sera in tv. Loro hanno tutte le coperture, con le corazzate giornalistiche che fanno opinione e scudo. Se offendono, dicono che è per reazione all'odio sparso dai fasciosovranisti. Ovviamente ci aggiungono del loro, e noi dobbiamo tacere. Loro spargono odio ma dicono che è colpa della destra».Trent'anni fa lei collaborava con Repubblica. Come si trovava?«Mandai le prime vignette al Secolo d'Italia e alla redazione toscana di Repubblica. Direttore Mario Sconcerti. Gli chiesi: come la mettiamo se i miei disegni non collimano con la vostra linea politica?».E lui?«Nessun problema. Ora sarebbe impensabile».Si restringe la libertà di stampa e di satira?«Certo. E questo porta all'autocensura. Se devi fare una vignetta che potrebbe essere tacciata di razzismo, antisemitismo, omofobia e chi più ne ha più ne metta, ci pensi prima di pubblicarla, sempre che te la pubblichino».La satira dovrebbe essere una zona franca?«Dovrebbe, ma oggi non lo è più. Sui social la censura esiste: ti cancellano subito, e questo è un fatto gravissimo. Sui giornali ci sono le querele. Anche se finiscono in un nulla di fatto, sono una forma di intimidazione. Ti tocca andare dall'avvocato, pagarlo, andare in udienza, presentare ricorso. Anche se vinci hai perso tempo e salute. Per evitare queste cose uno che fa?».Abbassa il tiro.«C'è anche da dire che la mia parte politica non prende troppo le mie difese. Vauro imperversa anche su Mediaset, Sgarbi il Diario l'ha fatto fare a Staino. Noi a destra non siamo mai contati un piffero, mai che un politico mi abbia citato. Di recente alla trasmissione della Palombelli hanno mostrato una mia vignetta con Renzi che dice a Conte: “Giuseppi stai sereno". Ci fosse stato uno che abbia detto: questa vignetta è di Krancic. C'è sempre questo complesso d'inferiorità verso la sinistra. Una palla immensa».Ha avuto grossi guai per le sue vignette?«Qualche querela. La più grossa mi capitò al Giornale con Belpietro direttore. C'era un articolo su uno, in passato vicino al terrorismo, che si era candidato al Parlamento in un partito di estrema sinistra. Feci una vignetta con il simbolo delle Brigate rosse sopra quello del partito. Fummo querelati io, Belpietro e il giornalista che aveva scritto il pezzo».Come finì?«Gli avvocati trovarono un accordo prima di finire in tribunale. Avevano chiesto qualcosa come 1 milione di euro. Fu allora che mi posi davvero il problema: se mi condannano che faccio? Scappo in Uruguay?».Le capita di autocensurarsi?«Mi pongo qualche limite anche se cerco di dire le cose con libertà. Non è facile esprimersi quando la libertà viene coartata. Spero di non dovere chiedere asilo politico alla Russia». Se il centrodestra vincesse le elezioni?«Spero in un cambiamento ma non ho grande fiducia. Una cosa è essere al governo, un'altra è avere il potere. La sinistra ha in mano scuola, magistratura, media, finanza: non so come il centrodestra potrebbe cambiare in poco tempo questa situazione. E comunque ho sempre la paura che da qui alle elezioni non ci sia qualche inchiesta giudiziaria che metta i bastoni tra le ruote a Salvini e compagnia». Ha nostalgia di Laura Boldrini che è stato uno dei suoi bersagli prediletti?«Un must. Mi manca, lo ammetto».Oggi si deve accontentare di Di Maio.«Nessuno dà grandi spunti».Renzi?«Per carità».Zingaretti?«È un brav'uomo, ride sempre, beato lui che è contento. Sembra uno che passa per caso. Però una certa ironia te la fa venire».Toninelli?«Quand'era ministro lo bersagliavano soprattutto i vignettisti di sinistra». Mattarella? «Con Napolitano è diventato difficile toccare il Quirinale. Quando l'Italia bombardò la Serbia nel 1999 c'era Scalfaro presidente: fu lui ad autorizzare i cannoneggiamenti. Gli aerei partivano dalla base di Gioia del Colle, così disegnai Scalfaro contento con la scritta “Gioia del Colle". Oggi non so se una vignetta così sarebbe possibile».