2019-06-10
Alberto Cirio: «Forza Italia va rilanciata, non sciolta»
Il neogovernatore del Piemonte: «Sono d'accordo con Giovanni Toti, ci vuole rinnovamento nel partito, però il Cav resta il leader. Il movimento del presidente ligure? Alla sua costituente non sono stato nemmeno invitato».Quando si vincono le elezioni, come è successo a lui, bisogna brindare con il barolo. Se invece si va a cena con una bella signora meglio stappare una bottiglia di barbaresco, infine sulla tavola di tutti i giorni non deve mancare un buon bicchiere di nebbiolo.Alberto Cirio, neogovernatore del Piemonte, viene da Alba. Nel cuore delle Langhe cantate da Cesare Pavese, terra di cultura, vino, tartufi bianchi e delle colline patrimonio dell'Unesco. Ma con Cirio, l'eurodeputato di Forza Italia che ha sbaragliato il centrosinistra di Sergio Chiamparino e che oggi si insedia, parleremo d'altro. Cominciamo proprio da Chiamparino, perché in quest'epoca funestata dai battibecchi tra i due contendenti piemontesi non c'è stata una parola fuori luogo.Questione d'educazione, presidente?«Nella coalizione non tutti apprezzavano il mio fair play in campagna elettorale. Ho voluto tenere questa linea perché è una competizione e non una guerra. E poi io di Chiamparino ho stima come persona, anche se non condivido le sue scelte politiche».Parliamo di futuro: il Piemonte è la Regione del Nord che cresce meno e ha più disoccupati. Che fare?«La fotografia purtroppo non è positiva. Abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile che a Torino tocca il 30 per cento, dieci punti in più della Lombardia. In questi mesi ho incontrato tante, troppe, persone in cerca di un lavoro o precarie. Questo non è dignitoso per le famiglie e per i piemontesi».Quindi? «Bisogna intervenire subito, mentre Lombardia ed Emilia Romagna sono riuscite a uscire dal cono d'ombra della crisi noi ci siamo ancora dentro. In questi primi cento giorni mi dedicherò a un piano finanziato con i fondi europei per rilanciare le industrie e l'occupazione. Prima di tutto aiuterò le aziende: gli economisti ci insegnano che se tassi chi lavora e dai soldi a chi non lavora sei destinato a fare una brutta fine».La convince il reddito di cittadinanza?«Non ci credo per il motivo che ho appena detto. Quei soldi li darei piuttosto alle imprese per abbattere il cuneo fiscale, non è possibile che per dare uno stipendio da 1.500 euro ce ne vogliano 3.000. Posso continuare a parlare del piano per creare posti?».Prego…«Vareremo misure pratiche che vanno dall'esenzione totale dell'Irap per le attività che si insediano in Piemonte, poi ci sarà un piano straordinario contro la burocrazia che prevede misure semplificate e agevolate per i capannoni e le strutture produttive. Questo meccanismo è proporzionale al numero delle persone che assumi in Piemonte. Le faccio un esempio: se impieghi un lavoratore il taglio dell'Irap è al 50 per cento, se ne prendi di più sale al 100 per cento».Oltre all'industria ci sono anche turismo e agricoltura.«Sono due leve in grande salute. L'agricoltura d'eccellenza sta dando grandi risultati con l'export e siamo una delle dieci mete da visitare nel mondo secondo Lonely Planet. Abbiamo questi tre asset su cui spingere: industria, che nella nostra Regione continua a pagare il 30 per cento dei salari, turismo e agricoltura».A proposito d'industria, che dice della saltata fusione Fca-Renault?«Ho già preso contatti con Fca per un incontro in settimana con i vertici. So che lo stesso ha fatto anche la sindaca Chiara Appendino, sarebbe opportuno farlo insieme. Io vedevo positivamente la fusione perché quando ci si allea si è più forti, poi però mi sono preoccupato quando il governo francese ha dimostrato di voler entrare nella trattativa con tutto il suo peso».Sul tavolo c'è anche la chiusura del Mercatone Uno di Beinasco.«Lasciare a casa 250 lavoratori con un sms da un'azienda che da un giorno all'altro non ha più aperto i cancelli è inaccettabile. Sono in contatto con il ministro Luigi Di Maio, perché qui abbiamo una serie di vertenze che sono inaccettabili, come anche quella Pernigotti».Prima ha citato i fondi europei, vengono spesi bene?«Sono stato parlamentare a Bruxelles cinque anni e conosco il meccanismo. Oggi il Piemonte a un anno e mezzo dalla rendicontazione, che sarà nel 2021, ha speso su 900 milioni meno del 30%. Questo la dice lunga su come vengono utilizzati, ogni sette anni l'Italia restituisce 2 miliardi e mezzo di euro perché non è riuscita a spenderli. Nella mia Regione non avverrà più, non solo lavoreremo per spendere bene e in fretta i fondi che arrivano, ma anche per programmarli insieme a Bruxelles. In questi anni ho imparato che le misure del vestito che viene cucito a Bruxelles se vai là le concordi, ma se non sei presente le subisci».E allora cosa farà?«Andrò a Bruxelles, dove per altro sono ancora parlamentare fino a luglio, per ricontrattare le misure e renderle attuali, perché le situazioni cambiano e da lì che possiamo attingere le risorse per far crescere i nostri territori in modo armonico».A proposito di Unione europea, le crede che Matteo Salvini riuscirà a scardinare i parametri?«Credo possa riuscirci. Salvini dichiara che lo sforamento servirà per la flat tax e per rivedere il sistema fiscale italiano. Vede, Bruxelles non è contraria a farti sforare però ti chiede per quale motivo intendi farlo. Il problema con l'Europa non sono i debiti, ma contrarli per lo sviluppo e non per assistenzialismo».Lei ha incontrato il governatore della Liguria, Giovanni Toti. Cosa ne pensa della sua idea di rifondare il centrodestra?«Condivido la necessità di rinnovare Forza Italia, che però rimane il mio partito con il mio presidente che si chiama Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha parlato con chiarezza e concretamente dei passi che dovremmo fare per rinnovarci, quindi io mi fido di questo percorso e mi batterò perché venga attuato. Credo nella necessità di cambiare Forza Italia, ma dall'interno».E Toti?«Toti è un amico ed è stato europarlamentare con me, è una persona che dice anche molte cose giuste. Ma a differenza del suo pensiero io credo ancora nella possibilità di rilanciare Forza Italia da dentro».Quindi sì al rinnovamento e no alla rottura?«Se vuole metterla così».Lei andrà all'assemblea costituente del 6 luglio a Roma organizzata da Toti?«Nessuno mi ha ancora invitato e non so neppure bene di cosa si tratti. Con Toti ho parlato di tante cose che riguardano le nostre Regioni, ma le dico la verità: in questo momento devo fare il governo del Piemonte e le questioni di politica nazionale le lascio in secondo piano».Allora mi parli di Chiara Appendino. In che rapporti siete?«C'è assoluto rispetto istituzionale. Collaborerò con la sindaca nel momento in cui condivideremo progetti nell'interesse di Torino e del Piemonte, ma non farò sconti e sarò anche un fermo oppositore se dovessero verificarsi di nuovo errori gravi come quello delle Olimpiadi. Se le Olimpiadi non le vuole Torino, vorrà dire che le faremo in un'altra città piemontese».Comunque vi divide anche la Torino-Lione.«Guardi, la Tav è imprescindibile. Il referendum sulla Tav c'è già stato la domenica delle elezioni: sommando i miei voti e quelli di Chiamparino si arriva all'86%. Questa percentuale di piemontesi ha deciso di votare coalizioni schierate a favore dell'alta velocità, che avevano al loro interno liste civiche Sì Tav».A suo giudizio questo governo Lega-5 stelle durerà?«Non lo so. Posso però dirle che credo nel centrodestra unito e spero di avere lo stesso governo del Piemonte, con gli amici della Lega e di Fratelli d'Italia, anche a livello italiano. Quando ci presentiamo insieme vinciamo, lo dicono i cittadini e io ne sono la prova vivente». Lei era nella Lega, poi è passato a Forza Italia…«Parliamo di 30 anni fa, comunque sono uscito dalla Lega quando prese campo la posizione secessionista che va contro i miei ideali».Però l'autonomia le piace?«È fondamentale per lasciarci alle spalle la crisi. Ci siederemo al tavolo romano per rivendicare una autonomia più forte, con più materie per il nostro Piemonte. L'Emilia Romagna come pure Lombardia e Veneto sono andate a ricontrattare il prezzo per stare in Italia, noi invece siamo rimasti a guardare».Colpa di Chiamparino?«Non ha saputo raccogliere questa opportunità, le sue richieste a Roma sono state timide. Gli altri hanno chiesto di gestire in proprio la viabilità, prendendosi in carico soldi e strade di Anas. Noi, invece, siamo fermi ai tavoli tecnico-giuridici. Praticamente un modo per restare bloccati». Qual è la sua ricetta? «Il Piemonte deve recuperare i ritardi: versiamo ogni anno 10 miliardi in più di euro di quelli che riceviamo da Roma e poi non abbiamo i fondi per riasfaltare le strade, che sono in uno stato terribile. Se gestiamo tutto in casa saremo più rapidi, efficienti e spenderemo meno. Lavoreremo alla rivendicazione della nostra autonomia regionale e rivendicheremo il prezzo con cui il Piemonte sta in Italia».