2020-09-15
L’indagine gira attorno alla sede della Lega
Alberto Di Rubba (YouTube)
I pm dell'inchiesta sulla Lombardia film commission sono a caccia dei «mitici» 49 milioni. Che però per il commercialista Andrea Manzoni non sono mai esistiti. L'ex direttore di banca accusa il revisore del partito. Oggi previsto il via agli interrogatori.«Personalmente reputo che non vi siano mai stati 49 milioni quali disponibilità liquide sui conti della Lega nel periodo di mia competenza». È la mattina del 3 settembre quando Andrea Manzoni, revisore della Lega alla Camera, si presenta in procura di Milano per rilasciare dichiarazioni spontanee sul caso Lombardia film commission. Lo accompagna l'avvocato Piermaria Corso. Ma invece di discutere solo del cineporto di Cormano, Manzoni parla «spontaneamente» anche dei presunti 49 milioni che la Lega avrebbe fatto sparire in questi anni, questione su cui indagano anche le procure di Genova e Bergamo. Quell'incontro con i pm Eugenio Fusco e Stefano Civardi non andrà bene, anche perché il gip Giulio Fanales, nelle 60 pagine di ordinanza di custodia cautelare che porteranno ai domiciliari Manzoni, definirà il resoconto del commercialista della Lega «non attendibile».Bisogna partire da qui per capire la matassa di materiale probatorio su cui stanno lavorando i magistrati della procura milanese. Perché se da un lato ci sono le indagini e gli interrogatori sul caso Lombardia film commission, dall'altro c'è sempre aperto quel faro sui rimborsi elettorali scomparsi all'epoca del tesoriere Francesco Belsito. Oggi sono previsti gli interrogatori di garanzia dello stesso Manzoni e dell'altro arrestato, Alberto Di Rubba, revisore della Lega al Senato, entrambi difesi da Corso. Era previsto anche quello del terzo commercialista, Michele Scilieri, ma ieri l'avvocato Massimo Dinoia ha deciso di tirarsi indietro per la troppa pressione dei media: si terrà nei prossimi giorni.Il 3 settembre, durante le dichiarazioni spontanee, Manzoni ha raccontato di come è entrato in contatto con la Lega. «Quando Matteo Salvini fu eletto segretario a fine del 2013 e Giulio Centemero nominato tesoriere nel settembre 2014, Centemero mi chiamò quale contabile e quindi mi occupai personalmente della contabilità e dell'amministrazione del partito». Proprio qui Manzoni fa un inciso: «Personalmente reputo che non vi siano mai stati 49 milioni quali disponibilità liquide sui conti della Lega nel periodo di mia competenza, in quanto occorre distinguere fra i conti di disponibilità dell'associazione federale e i conti in disponibilità delle articolazioni locali che, sebbene prima del 2015 non fossero istituite come associazioni indipendenti, anche prima del 2015 di fatto avevano conti correnti sui quali aveva firma solo il delegato locale». Non solo. Manzoni ricorda anche il caso Sparkasse del 2017, quando ci fu una segnalazione di Bankitalia su 3 milioni di euro. «Quando venne perquisita la Sparkasse io temevo che fosse successo qualcosa prima della gestione Centemero». E «allora» continua Manzoni «si decise di affidare una revisione completa allo stesso gruppo della divisione forensic della Pwc (PricewaterhouseCoopers) che qualche anno prima fece un controllo alla Lega credo nel 2012 quando ci fu Maroni».Manzoni ricorda di fronte ai pm anche quando conobbe Michele Scilieri, l'altro commercialista agli arresti domiciliari. «Ho lavorato per lui nel suo studio quando era ubicato in via Vincenzo Monti a Milano, fino al 2010, 2011». Manzoni è rimasto sempre in ottimi rapporti con Scilieri. «A mio giudizio è sempre stato un professionista stimato, era inoltre considerato competente in quello che è il settore fallimentare, essendo nominato anche in concordati, ad esempio «Viaggi nel ventaglio» o «Valtour». Dopo aver raccontato anche come aveva conosciuto Sostegni (factotum di Scilieri), Manzoni ha parlato anche del capannone di Cormano, acquistato da Lombardia film commission, ai tempi in cui il presidente era proprio Di Rubba. «Da questa operazione immobiliare né io né Di Rubba abbiamo guadagnato alcunché, immagino anche Scilieri». Ma allo stesso tempo, in mano ai pm ci sono le parole di Marco Ghilardi ex responsabile Ubi Banca di Seriate, che il 31 luglio scorso parlò ai pm delle operazioni «sospette» sui conti riconducibili a Di Rubba: «Mi spiegava dei suoi movimenti in denaro solo a parole». Ghilardi per questo motivo sostiene di aver perso il posto di lavoro. E Sostegni, nel carcere di San Vittore il 29 luglio, raccontò che «Scilieri si vantava delle amicizie che aveva con Di Rubba e altri esponenti locali della Lega, tanto da aver ricevuto l'incarico di vendere la sede della Lega in via Bellerio». Secondo Sostegni «c'era l'esigenza di concludere l'operazione, perché, trattandosi di un immobile di proprietà della Lega Nord, si correva il rischio di sequestro della procura di Genova, in relazione alle indagini per la truffa sui rimborsi elettorali». L'intenzione, a quanto pare, «era di vendere a un ipermercato, forse la Crai».