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2019-07-16
L’indagata di Bibbiano faceva campagna per il «corso gender» nelle scuole emiliane
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Martedì 26 marzo, a Reggio Emilia, si tiene un convegno intitolato: «W l'amore. Facciamo il punto». Sulla locandina si può leggere: «Per contrastare la violenza in tutte le sue forme è necessario che nelle scuole sia inclusa, tra le discipline, l'educazione sentimentale, affettiva, sessuale, alle relazioni e alle differenze di genere». A promuovere l'evento sono Sinistra italiana, Arcigay, Rete degli studenti e altri. Sul sito di Radio Spada (radiospada.org) potete trovare un ampio servizio che contiene anche filmati dell'incontro. A prima vista, sembra trattarsi del consueto dibattito fra illuminati progressisti sui temi della sessualità, con l'immancabile orientamento Lgbt. Ma, in questo caso, c'è anche qualcosa di più.
Al tavolo dei relatori - prima a prendere la parola - c'è una donna di nome Fadia Bassmaji. È lei a coordinare la discussione. Ed è sempre lei a contribuire all'organizzazione dell'evento tramite Sinonimia, la sua società che «organizza eventi, progetti culturali, fornisce consulenze per Comuni e associazioni». Il nome della Bassmaji probabilmente non vi suonerà nuovo. La signora, infatti, è una dei protagonisti dell'inchiesta «Angeli e demoni», in qualità di indagata.
La nostra, in passato, ha avuto una relazione sentimentale con l'assistente sociale Federica Anghinolfi. E proprio grazie ai buoni uffici di quest'ultima, Fadia - assieme alla sua attuale compagna Daniela Bedogni (con cui è unita civilmente) - aveva ottenuto in affidamento una bambina, la piccola Katia, che ora è stata tolta alla coppia per maltrattamenti.
Come la Anghinolfi, anche la Bassmaji è - secondo il gip di Reggio Emilia - «assai attiva» nel mondo arcobaleno. In particolare, si è dedicata alla promozione dell'affido a coppie Lgbt, molto spesso all'interno di eventi sponsorizzati o comunque sostenuti dalle amministrazioni rosse. Eventi come quello che si è tenuto il 26 marzo scorso.
In quel frangente non si parlava di affido, bensì di un altro argomento che al mondo arcobaleno sta molto a cuore: l'educazione sessuale. Scopo dell'incontro, infatti, era quello di celebrare «W l'amore». Si tratta di un «progetto sperimentale» che la Regione Emilia Romagna ha lanciato nel 2013 (e giunto alla 6 edizione) per «l'educazione all'affettività e alla sessualità nei preadolescenti delle scuole secondarie di primo grado».
Tale progetto, ha spiegato Silvana Borsari (referente per l'Area materno infantile della Regione Emilia Romagna) presentava un aspetto particolarmente innovativo: «Il target di età più basso (13-14 anni) rispetto a quello fino ad allora di riferimento». Insomma, stiamo parlando di un corso di educazione sessuale che si tiene nelle scuole e si rivolge ai giovanissimi. A quanto risulta, nel corso degli anni l'età dei piccoli destinatari è ulteriormente scesa. Sul sito di «W l'amore», infatti, si trova materiale studiato anche per ragazzini dagli 8 ai 12 anni.
È sempre il sito a mostrare con chiarezza quale sia l'orientamento ideologico di tutta l'iniziativa. Entrando nella sezione adolescenti, subito si apre una finestrella che propaganda la contraccezione gratuita in Emilia Romagna. E basta un paio di clic per trovare la pagina in cui si spiega che «in Italia le ragazze minorenni possono prendere i contraccettivi e la pillola del giorno dopo, anche senza dirlo ai genitori. È una cosa possibile per legge (194/78). Contatta lo spazio giovani più vicino a te tempestivamente se hai avuto un rapporto sessuale non protetto». Si trovano poi materiali informativi sulla masturbazione e sugli anticoncezionali in genere, sono consigliati film e serie da vedere. Soprattutto, però, ovunque sono presenti riferimenti alle differenze di genere e orientamento sessuale. Per farla breve, potremmo dire che «W l'amore» è il prototipo del «corso gender». Che sia questo l'approccio si evince anche da un volume uscito nel 2018 e intitolato Percorsi di educazione affettiva e sessuale per preadolescenti. Il progetto «W l'amore» (Erickson). Il testo in questione è curato da Loretta Raffuzzi assieme a Paola Marmocchi ed Eleonora Strazzari dell'Azienda Usl di Bologna, ovvero le due responsabili regionali di tutto l'ambaradan.
Nel libro troviamo un ampio capitolo curato da Margherita Graglia, coordinatrice del Tavolo interistituzionale per il contrasto all'omotransnegatività e per l'inclusione delle persone Lgbt del Comune di Reggio Emilia.Sll'omotransnegatività, infatti, il progetto «W l'amore» insiste particolarmente. La Graglia spiega che l'omotransnegatività «costituisce il fattore di rischio maggiore per la salute delle persone Lgbt», specie se adolescenti. Chi ne è vittima, precisa la signora, sperimenta lo «stress da minoranza», caratterizzato «non solo dalle esperienze dirette di discriminazione (discriminazione esperita), ma anche dalla paura di poterle subire (discriminazione anticipata)». Dunque l'omotransnegatività va sradicata subito: «Risulta necessario che gli educatori, gli insegnanti e le famiglie siano adeguatamente (in)formati sui temi dell'identità sessuale, rimuovendo stereotipi e pregiudizi personali». Insomma: serve una bella rieducazione arcobaleno, e «W l'amore» è perfetto per raggiungere l'obiettivo.
Il lavoro da fare, tuttavia, è ancora parecchio, come chiarisce, sempre nel volume succitato, l'antropologa Nicoletta Landi. Costei è stata invitata a seguire «W l'amore» e a produrre riflessioni in proposito. Sentendo parlare gli operatori e gli insegnanti coinvolti nel progetto, la studiosa ha «spesso percepito una visione di tipo eteronormativo». Già: l'approccio non era abbastanza arcobaleno per i suoi gusti. Inoltre - anche se parlano di sesso e masturbazione - i corsi non scendono abbastanza nello specifico.
La Landi, infatti, ha dovuto far notare alcune carenze a un'operatrice coinvolta in «W l'amore»: «Perché quando parlate di penetrazione considerate solo quella genitale tra un uomo e una donna? Perché non parlare anche di sesso anale o di uso di sex toys tra magari due ragazze?». E certo: un bel corso sull'uso dei vibratori a scuola sarebbe sicuramente molto apprezzato.
Ecco, questo è il progetto che Fadia Bassmaji, indagata di «Angeli e demoni», ha sponsorizzato il 26 marzo. Assieme a lei c'era l'immancabile Roberta Mori. Cioè la stessa esponente Pd che celebrava il modello Bibbiano e la stessa che, oggi, battaglia perché passi la legge bavaglio regionale sull'omotransnegatività. Sempre gli stessi nomi, sempre lo stesso ambiente: e vengono pure a dirci che, in tutta questa brutta storia, l'ideologia e la politica non c'entrano nulla...
Su eventi Lgbt e «servizi esemplari» è sempre il Pd a metterci il cappello
Dal Partito democratico continuano a far finta di nulla. Oppure, se proprio si sono esposti troppo nel recente passato, tentano qualche difesa d'ufficio. Ci sono esponenti dem che a partire dall'inaugurazione del centro La Cura di Bibbiano, teatro dell'inchiesta «Angeli e demoni», si sono trovati spesso a braccetto con alcuni degli indagati. Un esempio. Mentre Fadia Bassmaji, la mamma della coppia Lgbt di «Angeli e demoni», promuoveva l'educazione sentimentale nelle scuole, l'inchiesta racconta che lavorava ai fianchi, con l'assistente sociale e con la sua nuova compagna, la bambina che le avevano affidato per demolire l'affetto per i veri genitori. A marzo l'ultimo convegno: «W l'amore». Con i soliti patrocini, primi fra tutti Sinistra italiana e Arcigay. Al fianco della signora Bassmaji c'erano due insegnanti e Roberta Mori, presidente della Commissione per le pari opportunità della Regione Emilia Romagna, tra i promotori della legge sull'omotransnegatività, candidata Pd alle scorse elezioni europee e indicata dal sito Votoarcobaleno come candidato gayfriendly, che tra un gazebo per la campagna di adesione alla Conferenza nazionale delle donne dem, un retweet di Nicola Zingaretti, una prima pagina dell'Espresso contro Matteo Salvini e un tweet con le dichiarazioni dell'avvocato di Carola Rackete, senza tralasciare un articolo approfondito sull'icona Lgbt Lady Oscar per celebrare l'anniversario della presa della Bastiglia, non ha mai nascosto certe simpatie.
Tanto da finire, proprio insieme a Bassmaji, in un video che documentava un interessante convegno. Il luogo delle riprese è l'epicentro dello scandalo sugli affidi illegali, la Val d'Enza. Il paese è Bibbiano, quello del sindaco finito ai domiciliari, Andrea Carletti. Nel Teatro Metropolis il 26 maggio 2016 viene registrato «Quando la notte abita il giorno». Sottotitolo: «L'ascolto del minore vittima di abuso sessuale e maltrattamento. Sospetto, rivelazione, assistenza e giustizia». Patrocinio della Provincia Reggio Emilia e della Regione Emilia Romagna. La regista è Bassmaj. All'incontro partecipano alcuni dei protagonisti dell'inchiesta. Uno su tutti, il guru della onlus Hansel e Gretel, Claudio Foti (anche lui finito ai domiciliari), Fausto Nicolini, direttore generale dell'Ausl di Reggio Emilia (indagato per abuso d'ufficio).
Roberta Mori interviene per 5 minuti. Il suo è un endorsement «all'esperienza esemplare» di «prevenzione e contrasto della violenza» messa in campo con il modello Val d'Enza. Ossia il Sistema di Angeli e demoni. Un'esperienza che all'epoca la Mori riteneva «esemplare per tutta la regione Emilia Romagna». Ed è per questo che nell'incipit dell'intervento e nelle conclusioni ringrazia gli amministratori. Uno dei quali ai domiciliari e altri due indagati. «Tra i plausi», scrivono sul sito web di Radio Spada, «di Federica Anghinolfi (la responsabile del servizio sociale dell'Unione della Val d'Enza finita nell'inchiesta, ndr). Il tutto con neoconsiglieri ed ex assessori comunali Pd». E non è l'unico incontro pubblico con la stessa squadra in campo. È nel settembre 2016 che la Mori partecipa all'inaugurazione del centro La Cura, con tanto di saluti introduttivi del sindaco Carletti. Ma non è necessario andare troppo indietro nel tempo per documentare le relazioni.
Uno degli eventi più recenti a cui la signora Bassmaji ha partecipato è il convegno «Affido e adozioni nel mondo Lgbt», andato in scena al Cassero di Bologna il 13 giugno scorso. Quando la Bassmaji ha pubblicato su Facebook la notizia dell'evento, qualcuno sotto ha commentato: «Ottima iniziativa da replicare a Reggio Emilia».
L'idea è molto piaciuta anche a Roberta Mori, che ha commentato pubblicando un grosso cuore arcobaleno. E dopo tutto questo sostegno fare un passo indietro forse è diventato imbarazzante. E allora il 6 luglio, nonostante i contenuti dell'inchiesta «Angeli e demoni» fossero già sui giornali, Mori ha continuato a difendere il modello che tanto le piaceva: «Il sistema dei nostri servizi contribuisce alla tenuta sociale». E il sito web Reggionline ha sottolineato che la presidente della Commissione Parità «non ci sta a vedere messa in dubbio la validità di un sistema sociale che ha contribuito a fare dell'Emilia Romagna un esempio in Italia e non solo».
Cristina Fantinati, commissaria provinciale di Reggio Emilia di Forza Italia, ha ricordato, a proposito delle componenti Pd che sostenevano il modello Val d'Enza, citando anche Roberta Mori, che «probabilmente erano tutti in buona fede, probabilmente hanno preso tutti un abbaglio, probabilmente nessuno si era mai accorto di nulla, ma la responsabilità politica c'è tutta ed è gravissima».
E Roberta Mori, dal canto suo, su Twitter postava: «Riconoscere un errore e scusarsi è un'azione importantissima, trasforma un paradigma, ripara antiche ferite, rende possibile l'elaborazione collettiva di un pregiudizio e delle sue ripercussioni traumatiche». La frase era dell'American psychoanalytic association che si scusava per aver, sottolinea Mori, «patologizzato Lgbt». Parole che, però, dovrebbero valere anche per Bibbiano e per gli affidi illeciti.
Fabio Amendolara
«L’Espresso» schiera l’amico di Foti
Voi credevate che lo scandalo di Bibbiano fosse sparito dai giornaloni. E invece no. Prima, è arrivato il Corriere della Sera, che spiegava come gli assistenti sociali emiliani avessero inventato gli abusi delle famiglie in Val d'Enza solo perché, da piccoli, erano stati a loro volta abusati. Poi, L'Espresso, che ospita un commento dello psichiatra Luigi Cancrini, ex deputato comunista, già vicepresidente della Commissione parlamentare infanzia e socio del Cismai, il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia. Un'associazione la cui sigla compare in quasi tutti i recenti casi di abusi sui minori. A partire da Veleno: una ginecologa, all'epoca vicina al Cismai, lavorava a stretto contatto con l'ex moglie di Claudio Foti, il direttore scientifico del centro Hansel e Gretel. E, ancora, le consulenti del tribunale di Torino, la psicologa dei servizi sociali di Mirandola, Valeria Donati e le sue colleghe emiliane, avevano fatto parte, o avevano seguito i corsi di formazione, proprio del Cismai. L'ente si è attirato, negli anni, anche numerose critiche dalla comunità scientifica. In molti, infatti, hanno rilevato che le sue linee guida sull'ascolto dei bambini tendono a far affiorare gli abusi pure dove non ci sono: basta indulgere nelle cosiddette «domande suggestive» («dove ti ha toccato papà?», il che implica che papà ti abbia toccato).
Ebbene, che cosa s'è inventato ora il settimanale di Marco Damilano? Due pagine in cui Cancrini prova a smorzare i toni, lamentando che «Angeli e demoni» ha scatenato «uno scontro ideologico» che mina «la capacità di riflettere». Alla fine della giostra, viene fuori che il vero pericolo non sono gli assistenti sociali che strappano i figli ai genitori con false accuse di violenze, bensì le «famiglie maltrattanti». Osserva Cancrini: «A subire maltrattamenti in famiglia sono il 9,5% dei bambini italiani e più del 90% degli abusi sessuali su minori avvengono dentro le famiglie». Siamo alle solite: sono mamme e papà «tradizionali» l'origine del male. Sarà per questa endemica diffusione della violenza in famiglia, per «l'enormità di un problema da affrontare con tutta l'urgenza che merita», che «fra gli operatori» si è creato «un clima di vicinanza eccessiva alla sofferenza dei bambini», tale da portare «alcuni di loro a immaginare degli abusi e a non valutare con sufficiente pazienza le risorse dei loro genitori».
E che volete che sia. Le famiglie «naturali» sono talmente inclini a maltrattare i figli, che è normale se gli assistenti sociali «immaginano» pure le violenze che non esistono e non ascoltano «con sufficiente pazienza» i genitori. Vorrete mica prendervela con loro? Vorrete mica contestare l'affido di una bimba, da parte dell'attivista Lgbt Federica Anghinolfi, alla sua ex amante lesbica e alla nuova compagna, che poi hanno «imposto un orientamento sessuale» alla ragazzina, con un comportamento che il gip ha definito «ideologicamente e ossessivamente orientato? Vorrete mica insinuare che c'è un mercimonio di bambini? Folli! Cancrini, anzi, ci rassicura persino sul risvolto più impressionante dello scandalo di Bibbiano, quello della fabbricazione di falsi ricordi nel bambino attraverso strumentazioni elettriche: «Anche nel caso in cui un terapeuta decide di indurre in lui una leggera trance (utilizzando tecniche del tipo Emdr, che io non uso, ma di cui ho tuttavia un grande rispetto), la possibilità di indurre in lui dei ricordi falsi è sostanzialmente assente». Ecco: sono tecniche di cui avere «grande rispetto».
Eppure, l'assurdità più grande è un'altra. Ed è che L'Espresso chiami a minimizzare il caso in cui è coinvolto il dominus di Hansel e Gretel, Claudio Foti… un amico di Claudio Foti. Già, perché che Cancrini e Foti fossero, da anni, almeno professionalmente vicini, è evidente. Nel lontano giugno del 2004, ad esempio, parteciparono insieme a un convegno in Campidoglio a Roma, tra i cui organizzatori figurava il centro Hansel e Gretel. Nel 2010, erano entrambi al V congresso del Cismai a Taormina. Nel 2014, intervennero nello stesso ciclo di conferenze a Pirri (Cagliari), organizzato dalla fondazione Domus de luna, di cui Cancrini era direttore scientifico. Nel 2013, un nuovo congresso del Cismai, al Lingotto di Torino, entrambi relatori lo stesso giorno. In parole povere, è un po' come se L'Espresso avesse chiamato il Gatto a difendere la Volpe.
E meno male che Cancrini chiede «una campagna stampa» sull'emergenza dei bambini maltrattati. La campagna stampa serve ai minori, o ai (presunti) orchi di Bibbiano?
Alessandro Rico
L’Emilia crea una commissione per assolversi
Dovrebbe essere una «commissione tecnica» formata da esperti super partes, capace di valutare «l'intero sistema di tutela dei minori» e individuare «le eventuali falle e distorsioni» a protezione dei più piccoli. Peccato che tutti i suoi membri abbiano lavorato, fino ad oggi, non solo nel medesimo ambito ma anche nello stesso territorio di coloro dei quali ora sono chiamati a dare un giudizio. La Regione Emilia Romagna, sull'onda dello scandalo sui bambini rubati, emerso con l'inchiesta Angeli e Demoni ha optato per una reazione d'ufficio. Da un lato il Pd ha fatto calare il silenzio sui legami strettissimi della sinistra con i servizi e i soggetti coinvolti, dall'altro il presidente, Stefano Bonaccini, ha giocato la carta istituzionale della commissione d'inchiesta. I nomi chiamati a giudicare l'operato di quel pool di psicologi, assistenti sociali, neuropsichiatri e operatori che secondo gli inquirenti avrebbero creato un sistema tentacolare, intessendo rapporti oltre il lecito con le più disparate figure e con la complicità della politica sono professionisti che lavorano nell'ambito dell'infanzia e nel territorio regionale e, a loro volta, sono stati indicati dall'assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi. Il coordinatore è Giuliano Limonta, neuropsichiatra infantile, già direttore del dipartimento di Salute mentale e delle dipendenze patologiche dell'Azienda sanitaria di Piacenza e di coordinatore dei programmi aziendali per i disturbi del comportamento alimentare dell'area Vasta Emilia Nord (Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena). Gli altri membri del gruppo di lavoro sono: Susi Pelotti, professoressa ordinaria e direttrice della Scuola di specializzazione di Medicina legale dell'Università di Bologna; Francesca Mantovani, ricercatrice dell'Università di Bologna su valutazione delle capacità genitoriali nei casi di rischio e di pregiudizio e valutazione delle cure parentali attraverso l'utilizzo di strumenti e un lavoro multidisciplinare; Filippo Dario Vinci, avvocato, responsabile dell'Ufficio metropolitano tutele del Comune di Bologna e coordinatore del Tavolo metropolitano sui temi tutelari; Stefano Costa, neuropsichiatra infantile nell'Azienda sanitaria di Bologna; Pietro Pellegrini, psichiatria e psicoterapeuta direttore di Unità operativa complessa del Centro di salute mentale e di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Azienda sanitaria di Parma. E ancora provengono dalla Regione Emilia-Romagna, le dottoresse Maura Forni, responsabile del Servizio politiche sociali e Mila Ferri, responsabile del Servizio salute mentale.
Alessia Pedrielli
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Fadia Bassmaji, protagonista dell'inchiesta di Reggio Emilia, promuoveva il progetto pro Lgbt «W l'amore» per i ragazzini.La dem Roberta Mori era una presenza costante agli incontri organizzati dal giro della Val d'Enza. Sia che si trattasse di attività rivolte a bambini e adolescenti, sia che fossero in gioco temi arcobaleno.Sul settimanale, lo psichiatra Luigi Cancrini, socio Cismai, minimizza i fatti di Bibbiano Peccato che abbia partecipato a numerosi convegni assieme al capo di Hansel e Gretel.A indagare sulla gestione dei minorenni sono stati chiamati solo esperti «interni».Lo speciale contiene quattro articoli Martedì 26 marzo, a Reggio Emilia, si tiene un convegno intitolato: «W l'amore. Facciamo il punto». Sulla locandina si può leggere: «Per contrastare la violenza in tutte le sue forme è necessario che nelle scuole sia inclusa, tra le discipline, l'educazione sentimentale, affettiva, sessuale, alle relazioni e alle differenze di genere». A promuovere l'evento sono Sinistra italiana, Arcigay, Rete degli studenti e altri. Sul sito di Radio Spada (radiospada.org) potete trovare un ampio servizio che contiene anche filmati dell'incontro. A prima vista, sembra trattarsi del consueto dibattito fra illuminati progressisti sui temi della sessualità, con l'immancabile orientamento Lgbt. Ma, in questo caso, c'è anche qualcosa di più. Al tavolo dei relatori - prima a prendere la parola - c'è una donna di nome Fadia Bassmaji. È lei a coordinare la discussione. Ed è sempre lei a contribuire all'organizzazione dell'evento tramite Sinonimia, la sua società che «organizza eventi, progetti culturali, fornisce consulenze per Comuni e associazioni». Il nome della Bassmaji probabilmente non vi suonerà nuovo. La signora, infatti, è una dei protagonisti dell'inchiesta «Angeli e demoni», in qualità di indagata. La nostra, in passato, ha avuto una relazione sentimentale con l'assistente sociale Federica Anghinolfi. E proprio grazie ai buoni uffici di quest'ultima, Fadia - assieme alla sua attuale compagna Daniela Bedogni (con cui è unita civilmente) - aveva ottenuto in affidamento una bambina, la piccola Katia, che ora è stata tolta alla coppia per maltrattamenti. Come la Anghinolfi, anche la Bassmaji è - secondo il gip di Reggio Emilia - «assai attiva» nel mondo arcobaleno. In particolare, si è dedicata alla promozione dell'affido a coppie Lgbt, molto spesso all'interno di eventi sponsorizzati o comunque sostenuti dalle amministrazioni rosse. Eventi come quello che si è tenuto il 26 marzo scorso. In quel frangente non si parlava di affido, bensì di un altro argomento che al mondo arcobaleno sta molto a cuore: l'educazione sessuale. Scopo dell'incontro, infatti, era quello di celebrare «W l'amore». Si tratta di un «progetto sperimentale» che la Regione Emilia Romagna ha lanciato nel 2013 (e giunto alla 6 edizione) per «l'educazione all'affettività e alla sessualità nei preadolescenti delle scuole secondarie di primo grado». Tale progetto, ha spiegato Silvana Borsari (referente per l'Area materno infantile della Regione Emilia Romagna) presentava un aspetto particolarmente innovativo: «Il target di età più basso (13-14 anni) rispetto a quello fino ad allora di riferimento». Insomma, stiamo parlando di un corso di educazione sessuale che si tiene nelle scuole e si rivolge ai giovanissimi. A quanto risulta, nel corso degli anni l'età dei piccoli destinatari è ulteriormente scesa. Sul sito di «W l'amore», infatti, si trova materiale studiato anche per ragazzini dagli 8 ai 12 anni. È sempre il sito a mostrare con chiarezza quale sia l'orientamento ideologico di tutta l'iniziativa. Entrando nella sezione adolescenti, subito si apre una finestrella che propaganda la contraccezione gratuita in Emilia Romagna. E basta un paio di clic per trovare la pagina in cui si spiega che «in Italia le ragazze minorenni possono prendere i contraccettivi e la pillola del giorno dopo, anche senza dirlo ai genitori. È una cosa possibile per legge (194/78). Contatta lo spazio giovani più vicino a te tempestivamente se hai avuto un rapporto sessuale non protetto». Si trovano poi materiali informativi sulla masturbazione e sugli anticoncezionali in genere, sono consigliati film e serie da vedere. Soprattutto, però, ovunque sono presenti riferimenti alle differenze di genere e orientamento sessuale. Per farla breve, potremmo dire che «W l'amore» è il prototipo del «corso gender». Che sia questo l'approccio si evince anche da un volume uscito nel 2018 e intitolato Percorsi di educazione affettiva e sessuale per preadolescenti. Il progetto «W l'amore» (Erickson). Il testo in questione è curato da Loretta Raffuzzi assieme a Paola Marmocchi ed Eleonora Strazzari dell'Azienda Usl di Bologna, ovvero le due responsabili regionali di tutto l'ambaradan. Nel libro troviamo un ampio capitolo curato da Margherita Graglia, coordinatrice del Tavolo interistituzionale per il contrasto all'omotransnegatività e per l'inclusione delle persone Lgbt del Comune di Reggio Emilia.Sll'omotransnegatività, infatti, il progetto «W l'amore» insiste particolarmente. La Graglia spiega che l'omotransnegatività «costituisce il fattore di rischio maggiore per la salute delle persone Lgbt», specie se adolescenti. Chi ne è vittima, precisa la signora, sperimenta lo «stress da minoranza», caratterizzato «non solo dalle esperienze dirette di discriminazione (discriminazione esperita), ma anche dalla paura di poterle subire (discriminazione anticipata)». Dunque l'omotransnegatività va sradicata subito: «Risulta necessario che gli educatori, gli insegnanti e le famiglie siano adeguatamente (in)formati sui temi dell'identità sessuale, rimuovendo stereotipi e pregiudizi personali». Insomma: serve una bella rieducazione arcobaleno, e «W l'amore» è perfetto per raggiungere l'obiettivo. Il lavoro da fare, tuttavia, è ancora parecchio, come chiarisce, sempre nel volume succitato, l'antropologa Nicoletta Landi. Costei è stata invitata a seguire «W l'amore» e a produrre riflessioni in proposito. Sentendo parlare gli operatori e gli insegnanti coinvolti nel progetto, la studiosa ha «spesso percepito una visione di tipo eteronormativo». Già: l'approccio non era abbastanza arcobaleno per i suoi gusti. Inoltre - anche se parlano di sesso e masturbazione - i corsi non scendono abbastanza nello specifico. La Landi, infatti, ha dovuto far notare alcune carenze a un'operatrice coinvolta in «W l'amore»: «Perché quando parlate di penetrazione considerate solo quella genitale tra un uomo e una donna? Perché non parlare anche di sesso anale o di uso di sex toys tra magari due ragazze?». E certo: un bel corso sull'uso dei vibratori a scuola sarebbe sicuramente molto apprezzato. Ecco, questo è il progetto che Fadia Bassmaji, indagata di «Angeli e demoni», ha sponsorizzato il 26 marzo. Assieme a lei c'era l'immancabile Roberta Mori. Cioè la stessa esponente Pd che celebrava il modello Bibbiano e la stessa che, oggi, battaglia perché passi la legge bavaglio regionale sull'omotransnegatività. Sempre gli stessi nomi, sempre lo stesso ambiente: e vengono pure a dirci che, in tutta questa brutta storia, l'ideologia e la politica non c'entrano nulla...<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lindagata-di-bibbiano-faceva-campagna-per-il-corso-gender-nelle-scuole-emiliane-2639198979.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="su-eventi-lgbt-e-servizi-esemplari-e-sempre-il-pd-a-metterci-il-cappello" data-post-id="2639198979" data-published-at="1765395244" data-use-pagination="False"> Su eventi Lgbt e «servizi esemplari» è sempre il Pd a metterci il cappello Dal Partito democratico continuano a far finta di nulla. Oppure, se proprio si sono esposti troppo nel recente passato, tentano qualche difesa d'ufficio. Ci sono esponenti dem che a partire dall'inaugurazione del centro La Cura di Bibbiano, teatro dell'inchiesta «Angeli e demoni», si sono trovati spesso a braccetto con alcuni degli indagati. Un esempio. Mentre Fadia Bassmaji, la mamma della coppia Lgbt di «Angeli e demoni», promuoveva l'educazione sentimentale nelle scuole, l'inchiesta racconta che lavorava ai fianchi, con l'assistente sociale e con la sua nuova compagna, la bambina che le avevano affidato per demolire l'affetto per i veri genitori. A marzo l'ultimo convegno: «W l'amore». Con i soliti patrocini, primi fra tutti Sinistra italiana e Arcigay. Al fianco della signora Bassmaji c'erano due insegnanti e Roberta Mori, presidente della Commissione per le pari opportunità della Regione Emilia Romagna, tra i promotori della legge sull'omotransnegatività, candidata Pd alle scorse elezioni europee e indicata dal sito Votoarcobaleno come candidato gayfriendly, che tra un gazebo per la campagna di adesione alla Conferenza nazionale delle donne dem, un retweet di Nicola Zingaretti, una prima pagina dell'Espresso contro Matteo Salvini e un tweet con le dichiarazioni dell'avvocato di Carola Rackete, senza tralasciare un articolo approfondito sull'icona Lgbt Lady Oscar per celebrare l'anniversario della presa della Bastiglia, non ha mai nascosto certe simpatie. Tanto da finire, proprio insieme a Bassmaji, in un video che documentava un interessante convegno. Il luogo delle riprese è l'epicentro dello scandalo sugli affidi illegali, la Val d'Enza. Il paese è Bibbiano, quello del sindaco finito ai domiciliari, Andrea Carletti. Nel Teatro Metropolis il 26 maggio 2016 viene registrato «Quando la notte abita il giorno». Sottotitolo: «L'ascolto del minore vittima di abuso sessuale e maltrattamento. Sospetto, rivelazione, assistenza e giustizia». Patrocinio della Provincia Reggio Emilia e della Regione Emilia Romagna. La regista è Bassmaj. All'incontro partecipano alcuni dei protagonisti dell'inchiesta. Uno su tutti, il guru della onlus Hansel e Gretel, Claudio Foti (anche lui finito ai domiciliari), Fausto Nicolini, direttore generale dell'Ausl di Reggio Emilia (indagato per abuso d'ufficio). Roberta Mori interviene per 5 minuti. Il suo è un endorsement «all'esperienza esemplare» di «prevenzione e contrasto della violenza» messa in campo con il modello Val d'Enza. Ossia il Sistema di Angeli e demoni. Un'esperienza che all'epoca la Mori riteneva «esemplare per tutta la regione Emilia Romagna». Ed è per questo che nell'incipit dell'intervento e nelle conclusioni ringrazia gli amministratori. Uno dei quali ai domiciliari e altri due indagati. «Tra i plausi», scrivono sul sito web di Radio Spada, «di Federica Anghinolfi (la responsabile del servizio sociale dell'Unione della Val d'Enza finita nell'inchiesta, ndr). Il tutto con neoconsiglieri ed ex assessori comunali Pd». E non è l'unico incontro pubblico con la stessa squadra in campo. È nel settembre 2016 che la Mori partecipa all'inaugurazione del centro La Cura, con tanto di saluti introduttivi del sindaco Carletti. Ma non è necessario andare troppo indietro nel tempo per documentare le relazioni. Uno degli eventi più recenti a cui la signora Bassmaji ha partecipato è il convegno «Affido e adozioni nel mondo Lgbt», andato in scena al Cassero di Bologna il 13 giugno scorso. Quando la Bassmaji ha pubblicato su Facebook la notizia dell'evento, qualcuno sotto ha commentato: «Ottima iniziativa da replicare a Reggio Emilia». L'idea è molto piaciuta anche a Roberta Mori, che ha commentato pubblicando un grosso cuore arcobaleno. E dopo tutto questo sostegno fare un passo indietro forse è diventato imbarazzante. E allora il 6 luglio, nonostante i contenuti dell'inchiesta «Angeli e demoni» fossero già sui giornali, Mori ha continuato a difendere il modello che tanto le piaceva: «Il sistema dei nostri servizi contribuisce alla tenuta sociale». E il sito web Reggionline ha sottolineato che la presidente della Commissione Parità «non ci sta a vedere messa in dubbio la validità di un sistema sociale che ha contribuito a fare dell'Emilia Romagna un esempio in Italia e non solo». Cristina Fantinati, commissaria provinciale di Reggio Emilia di Forza Italia, ha ricordato, a proposito delle componenti Pd che sostenevano il modello Val d'Enza, citando anche Roberta Mori, che «probabilmente erano tutti in buona fede, probabilmente hanno preso tutti un abbaglio, probabilmente nessuno si era mai accorto di nulla, ma la responsabilità politica c'è tutta ed è gravissima». E Roberta Mori, dal canto suo, su Twitter postava: «Riconoscere un errore e scusarsi è un'azione importantissima, trasforma un paradigma, ripara antiche ferite, rende possibile l'elaborazione collettiva di un pregiudizio e delle sue ripercussioni traumatiche». La frase era dell'American psychoanalytic association che si scusava per aver, sottolinea Mori, «patologizzato Lgbt». Parole che, però, dovrebbero valere anche per Bibbiano e per gli affidi illeciti. Fabio Amendolara <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lindagata-di-bibbiano-faceva-campagna-per-il-corso-gender-nelle-scuole-emiliane-2639198979.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="lespresso-schiera-lamico-di-foti" data-post-id="2639198979" data-published-at="1765395244" data-use-pagination="False"> «L’Espresso» schiera l’amico di Foti Voi credevate che lo scandalo di Bibbiano fosse sparito dai giornaloni. E invece no. Prima, è arrivato il Corriere della Sera, che spiegava come gli assistenti sociali emiliani avessero inventato gli abusi delle famiglie in Val d'Enza solo perché, da piccoli, erano stati a loro volta abusati. Poi, L'Espresso, che ospita un commento dello psichiatra Luigi Cancrini, ex deputato comunista, già vicepresidente della Commissione parlamentare infanzia e socio del Cismai, il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia. Un'associazione la cui sigla compare in quasi tutti i recenti casi di abusi sui minori. A partire da Veleno: una ginecologa, all'epoca vicina al Cismai, lavorava a stretto contatto con l'ex moglie di Claudio Foti, il direttore scientifico del centro Hansel e Gretel. E, ancora, le consulenti del tribunale di Torino, la psicologa dei servizi sociali di Mirandola, Valeria Donati e le sue colleghe emiliane, avevano fatto parte, o avevano seguito i corsi di formazione, proprio del Cismai. L'ente si è attirato, negli anni, anche numerose critiche dalla comunità scientifica. In molti, infatti, hanno rilevato che le sue linee guida sull'ascolto dei bambini tendono a far affiorare gli abusi pure dove non ci sono: basta indulgere nelle cosiddette «domande suggestive» («dove ti ha toccato papà?», il che implica che papà ti abbia toccato). Ebbene, che cosa s'è inventato ora il settimanale di Marco Damilano? Due pagine in cui Cancrini prova a smorzare i toni, lamentando che «Angeli e demoni» ha scatenato «uno scontro ideologico» che mina «la capacità di riflettere». Alla fine della giostra, viene fuori che il vero pericolo non sono gli assistenti sociali che strappano i figli ai genitori con false accuse di violenze, bensì le «famiglie maltrattanti». Osserva Cancrini: «A subire maltrattamenti in famiglia sono il 9,5% dei bambini italiani e più del 90% degli abusi sessuali su minori avvengono dentro le famiglie». Siamo alle solite: sono mamme e papà «tradizionali» l'origine del male. Sarà per questa endemica diffusione della violenza in famiglia, per «l'enormità di un problema da affrontare con tutta l'urgenza che merita», che «fra gli operatori» si è creato «un clima di vicinanza eccessiva alla sofferenza dei bambini», tale da portare «alcuni di loro a immaginare degli abusi e a non valutare con sufficiente pazienza le risorse dei loro genitori». E che volete che sia. Le famiglie «naturali» sono talmente inclini a maltrattare i figli, che è normale se gli assistenti sociali «immaginano» pure le violenze che non esistono e non ascoltano «con sufficiente pazienza» i genitori. Vorrete mica prendervela con loro? Vorrete mica contestare l'affido di una bimba, da parte dell'attivista Lgbt Federica Anghinolfi, alla sua ex amante lesbica e alla nuova compagna, che poi hanno «imposto un orientamento sessuale» alla ragazzina, con un comportamento che il gip ha definito «ideologicamente e ossessivamente orientato? Vorrete mica insinuare che c'è un mercimonio di bambini? Folli! Cancrini, anzi, ci rassicura persino sul risvolto più impressionante dello scandalo di Bibbiano, quello della fabbricazione di falsi ricordi nel bambino attraverso strumentazioni elettriche: «Anche nel caso in cui un terapeuta decide di indurre in lui una leggera trance (utilizzando tecniche del tipo Emdr, che io non uso, ma di cui ho tuttavia un grande rispetto), la possibilità di indurre in lui dei ricordi falsi è sostanzialmente assente». Ecco: sono tecniche di cui avere «grande rispetto». Eppure, l'assurdità più grande è un'altra. Ed è che L'Espresso chiami a minimizzare il caso in cui è coinvolto il dominus di Hansel e Gretel, Claudio Foti… un amico di Claudio Foti. Già, perché che Cancrini e Foti fossero, da anni, almeno professionalmente vicini, è evidente. Nel lontano giugno del 2004, ad esempio, parteciparono insieme a un convegno in Campidoglio a Roma, tra i cui organizzatori figurava il centro Hansel e Gretel. Nel 2010, erano entrambi al V congresso del Cismai a Taormina. Nel 2014, intervennero nello stesso ciclo di conferenze a Pirri (Cagliari), organizzato dalla fondazione Domus de luna, di cui Cancrini era direttore scientifico. Nel 2013, un nuovo congresso del Cismai, al Lingotto di Torino, entrambi relatori lo stesso giorno. In parole povere, è un po' come se L'Espresso avesse chiamato il Gatto a difendere la Volpe. E meno male che Cancrini chiede «una campagna stampa» sull'emergenza dei bambini maltrattati. La campagna stampa serve ai minori, o ai (presunti) orchi di Bibbiano? Alessandro Rico <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lindagata-di-bibbiano-faceva-campagna-per-il-corso-gender-nelle-scuole-emiliane-2639198979.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="lemilia-crea-una-commissione-per-assolversi" data-post-id="2639198979" data-published-at="1765395244" data-use-pagination="False"> L’Emilia crea una commissione per assolversi Dovrebbe essere una «commissione tecnica» formata da esperti super partes, capace di valutare «l'intero sistema di tutela dei minori» e individuare «le eventuali falle e distorsioni» a protezione dei più piccoli. Peccato che tutti i suoi membri abbiano lavorato, fino ad oggi, non solo nel medesimo ambito ma anche nello stesso territorio di coloro dei quali ora sono chiamati a dare un giudizio. La Regione Emilia Romagna, sull'onda dello scandalo sui bambini rubati, emerso con l'inchiesta Angeli e Demoni ha optato per una reazione d'ufficio. Da un lato il Pd ha fatto calare il silenzio sui legami strettissimi della sinistra con i servizi e i soggetti coinvolti, dall'altro il presidente, Stefano Bonaccini, ha giocato la carta istituzionale della commissione d'inchiesta. I nomi chiamati a giudicare l'operato di quel pool di psicologi, assistenti sociali, neuropsichiatri e operatori che secondo gli inquirenti avrebbero creato un sistema tentacolare, intessendo rapporti oltre il lecito con le più disparate figure e con la complicità della politica sono professionisti che lavorano nell'ambito dell'infanzia e nel territorio regionale e, a loro volta, sono stati indicati dall'assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi. Il coordinatore è Giuliano Limonta, neuropsichiatra infantile, già direttore del dipartimento di Salute mentale e delle dipendenze patologiche dell'Azienda sanitaria di Piacenza e di coordinatore dei programmi aziendali per i disturbi del comportamento alimentare dell'area Vasta Emilia Nord (Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena). Gli altri membri del gruppo di lavoro sono: Susi Pelotti, professoressa ordinaria e direttrice della Scuola di specializzazione di Medicina legale dell'Università di Bologna; Francesca Mantovani, ricercatrice dell'Università di Bologna su valutazione delle capacità genitoriali nei casi di rischio e di pregiudizio e valutazione delle cure parentali attraverso l'utilizzo di strumenti e un lavoro multidisciplinare; Filippo Dario Vinci, avvocato, responsabile dell'Ufficio metropolitano tutele del Comune di Bologna e coordinatore del Tavolo metropolitano sui temi tutelari; Stefano Costa, neuropsichiatra infantile nell'Azienda sanitaria di Bologna; Pietro Pellegrini, psichiatria e psicoterapeuta direttore di Unità operativa complessa del Centro di salute mentale e di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Azienda sanitaria di Parma. E ancora provengono dalla Regione Emilia-Romagna, le dottoresse Maura Forni, responsabile del Servizio politiche sociali e Mila Ferri, responsabile del Servizio salute mentale. Alessia Pedrielli
Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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Ecco #DimmiLaVerità del 10 dicembre 2025. Con il nostro Alessandro Rico analizziamo gli ostacoli che molti leader europei mettono sulla strada della pace in Ucraina.