2019-01-15
L’ha catturato Salvini e la sinistra va fuori di testa
Più che con Cesare Battisti se la prendono con Matteo Salvini. Sì, è vero, il terrorista dei Proletari armati per il comunismo era ricercato da poco meno di quarant'anni per l'assassinio a sangue freddo di quattro persone, e nessuno finora era riuscito a prenderlo. Però è poco importante che lo si sia assicurato alla giustizia italiana e che, nonostante tutte le coperture anche intellettuali di cui ha goduto per decenni, non gli sia stato consentito di continuare a spassarsela su una spiaggia brasiliana. Più che con Battisti se la prendono con Salvini. Sì, è vero, il terrorista dei Proletari armati per il comunismo era ricercato da poco meno di quarant'anni per l'assassinio a sangue freddo di quattro persone, e nessuno finora era riuscito a prenderlo. Però è poco importante che lo si sia assicurato alla giustizia italiana e che, nonostante tutte le coperture anche intellettuali di cui ha goduto per decenni, non gli sia stato consentito di continuare a spassarsela su una spiaggia brasiliana. Più rilevante è che ad attenderlo ci fosse il ministro dell'Interno. Già, perché se un criminale finalmente è in galera, il capo della Lega è ancora a piede libero, anzi, più libero di prima dopo che in Bolivia la polizia ha acciuffato Cesare Battisti. Insomma, che l'arresto sia avvenuto mentre il Viminale è retto dal leghista, per gli avanzi della sinistra è un fatto insopportabile, che non riescono in nessun modo a digerire, in quanto il terrorista in cella giova alla popolarità di Salvini. Così ieri, non potendo dolersi per la fine della latitanza di un criminale che giornalisti e scrittori hanno a lungo guardato con simpatia, se non addirittura coperto, c'è chi si è lamentato della parata ministeriale all'aeroporto di Ciampino. Ma come? Ad aspettare l'uomo che per anni si è fatto beffe della giustizia italiana c'era Salvini? E perché? Ancora non siamo alle interrogazioni parlamentari, ma alle lamentazioni sì. «Quando è giunta la salma di Antonio Megalizzi, il giovane ucciso in un attentato a Bruxelles, non c'era nessuna parata, nessun plotone di polizia», si è sfogato Massimo Giannini, direttore di Radio Capital ed editorialista della Repubblica. «Ad attendere la salma del giovane innamorato dell'utopia dell'Europa unita c'erano solo la mamma e il papà, Sergio Mattarella e il ministro Riccardo Fraccaro». E Salvini? Dov'era il numero uno dell'Interno? La colpa, per dirla tutta, è che presentandosi a Ciampino mentre sbarcava Battisti, Salvini si è preso i meriti dell'operazione. Che è della polizia, ma è stata agevolata dal nuovo corso brasiliano, che guarda caso ora non è più comunista, ma sovranista. Se ci fosse stato Lula al posto di Bolsonaro, il terrorista dei Pac se ne starebbe ancora tranquillo nella sua villetta di Cananeia. Invece, temendo che il nuovo presidente carioca lo volesse rispedire in Italia per fare un piacere a Salvini, Battisti è fuggito in Bolivia e qui gli agenti del compagno Evo Morales lo hanno estradato più in fretta che a San Paolo, senza neppure farlo passare dal Brasile, con il risultato che l'ergastolo a cui è stato condannato il super latitante se lo sconterà tutto, senza cioè il limite imposto dalla costituzione carioca. Ma non c'è solo Giannini a dolersi per la presenza del ministro dell'Interno all'aeroporto di Ciampino. Dal sottosuolo della politica si è fatto vivo pure Paolo Gentiloni, il quale commentando l'arresto di Battisti si è lasciato sfuggire una frase rivelatrice dello stato d'animo che lo pervade: «Mi sarei evitato qualche passerella di troppo». Proprio lui, il tenero Gentiloni, uno che quando faceva il ministro degli Esteri stava sempre in aeroporto a farsi vedere. Quando arrivarono Vanessa Marzullo e Greta Ronchi, le due pacifiste che andarono a farsi rapire in Siria, chi c'era a fare la passerella? Lui, il nobile decaduto nel Pd. E quando tornarono Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due italiani rapiti in Libia? Sempre lui, Er Moviola, che sarà anche uno che procede piano, ma quando c'era da accogliere qualcuno era sempre pronto allo scatto. Alle istantanee non si sottraeva neppure Maria Elena Boschi, la quale appena diventata ministro delle Riforme si preoccupò di dare di sé un'immagine positiva, portando in Italia 31 bambini congolesi adottati da famiglie italiane. Che cosa c'entrava l'incaricata di riscrivere la Costituzione con il Congo? Niente. E nulla aveva a che fare con la famiglia o con le adozioni, ma pur essendo priva di titoli per essere lì, Maria Elena percorse a uso dei fotografi tutta la passerella di Ciampino. E però il meglio lo diede Oliviero Diliberto, che da ministro della Giustizia del governo D'Alema si recò in aeroporto con la madre di Silvia Baraldini. Se non ci fossero state polemiche, l'esponente di Rifondazione comunista avrebbe accolto l'italiana condannata per terrorismo negli Stati uniti con tutti gli onori, aspettandola sotto la scaletta, ma le interrogazioni al governo lo costrinsero a fare dietrofront un'ora prima che arrivasse, lasciando che ad attenderla ci fosse solo la madre. Ci pensò però il suo compagno di partito, Armando Cossutta, a riparare, presentandosi a Rebibbia con un mazzo di rose rosse. Certo, erano altri tempi, allora si accoglieva con trasporto anche Ocalan, il capo dei terroristi curdi. Adesso, invece, il truce Salvini indossa la divisa. C'è da stupirsi se poi un cronista del Mattino di Napoli scrive che il ministro dell'Interno è più pericoloso di Battisti? No, c'è da stupirsi che qualcuno in Italia ancora non abbia capito che la rivoluzione è finita.
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta