2024-02-03
        Lezione Usa: agricoltura è sovranità. E la politica dà miliardi ai contadini
    
 
In America non si registrano grosse rimostranze. Questo perché, a differenza dell’Ue, lì il comparto è corteggiato da repubblicani e democratici. Anche se le promesse green mettono in difficoltà la sinistra.La protesta esplode anche in Polonia. Solidarnosc: «Bloccheremo i valichi con l’Ucraina, pazienza finita con Bruxelles». I trattori infiammano il Belgio, un morto in un incidente a margine degli ingorghi.Lo speciale contiene due articoli.Le cause alla base delle proteste agricole nell’Unione europea sono di varia natura. Tuttavia una responsabilità significativa è da attribuire ai provvedimenti ideologici green di Bruxelles. Ebbene, davanti alle poderose manifestazioni in atto in questi giorni, va rilevato che, al contrario, il settore agricolo statunitense non è attraversato da fibrillazioni paragonabili. Per quale ragione? Innanzitutto il governo di Washington tende a prestare forte attenzione al comparto agricolo. Secondo Politico, il dipartimento dell’Agricoltura dell’amministrazione Trump approvò in quattro anni un totale di 109 miliardi di dollari in pagamenti diretti agli agricoltori: di questa cifra complessiva, 52 miliardi furono stanziati nel solo 2020. Si trattò, sempre stando a Politico, della somma più alta versata dal 1933. Anche il Dipartimento dell’Agricoltura dell’amministrazione Biden si è dato da fare su questo fronte: ha infatti approvato finora circa 56 miliardi in pagamenti diretti (più o meno quanto stanziato dal predecessore nei primi tre anni del suo mandato). Non solo. Durante l’amministrazione Biden il reddito agricolo medio è migliorato rispetto al passato, raggiungendo la cifra record di quasi 189 miliardi nel 2022.Questo però non significa che l’attuale presidente sia granché amato dalla classe agricola statunitense. A gennaio, Fox News riportò che «i produttori di mais americani temono che la spinta dei veicoli elettrici da parte dell’amministrazione Biden ridurrà drasticamente la domanda di etanolo a base di mais, utilizzato per alimentare i motori a gas». Si tratta di un problema rilevante per l’attuale inquilino della Casa Bianca soprattutto in riferimento all’Iowa: Stato in gran parte agricolo, che ha un’economia largamente legata all’etanolo. Da questo punto di vista, non bisogna infatti ignorare le notevoli pressioni esercitate da Joe Biden a favore delle auto elettriche: un elemento che, oltre a creare malumori in ampie fette dei metalmeccanici del Michigan, sta adesso irritando anche molti agricoltori dell’Iowa. E non è finita qui. Poche settimane fa, l’American farm bureau federation ha criticato l’Epa per aver rafforzato la protezione delle fonti d’acqua naturali negli Stati Uniti: una misura che, secondo gli agricoltori, prevederebbe un aumento dei costi ai loro danni. Era invece l’estate scorsa, quando vari gruppi di contadini e allevatori biasimarono la Casa Bianca per un incremento delle tutele a favore della fauna selvatica. Infine, a settembre Politico ha riferito dell’irritazione espressa dai piccoli contadini, che accusano Biden di fare troppo poco per loro.D’altronde, il presidente deve barcamenarsi tra le esigenze degli agricoltori e le promesse green che aveva fatto in campagna elettorale: una situazione, la sua, in cui è assai difficile trovare una quadratura del cerchio. È anche in quest’ottica che l’anno scorso Biden ha messo a punto un piano di stanziamento di circa tre miliardi di dollari: l’idea è quella di pagare gli agricoltori, affinché testino delle tecniche di coltivazione che dovrebbero ridurre le emissioni di carbonio. Si tratta di un’iniziativa rispetto a cui, secondo quanto riferito da Politico ad agosto, «il settore agricolo sta rispondendo positivamente». Certo: non è ancora chiaro se questo piano darà dei frutti. Tuttavia è innegabile che poggi su una logica interessante, perché persegue l’obiettivo ambientalista, cercando però di non calpestare gli interessi dei contadini. Una linea quindi meno ideologica di quella che si registra dalle parti di Bruxelles: quella Bruxelles che ha invece fatto infuriare gli agricoltori europei. Guarda caso, alcuni esperti vicini alle ragioni green dure e pure hanno storto il naso nei confronti del piano di Biden. A livello di logica, è chiaro il parallelismo con l’Inflation reduction act sul piano energetico: quel provvedimento conteneva infatti importanti stanziamenti a favore delle rinnovabili ma, al contempo, sosteneva il settore dell’energia tradizionale. Il tema d’altronde è anche geopolitico. Davanti a delle crisi come quella ucraina e quella del Mar Rosso, supportare l’agricoltura interna è una questione di sovranità nazionale. E questo Washington l’ha compreso.Infine, non mancano le considerazioni elettorali. Gli agricoltori costituiscono appena il 2% della popolazione americana. Tuttavia, in alcuni Stati risultano essere una quota elettorale potenzialmente decisiva. È stato lo stesso Politico a sostenere che «l’amministrazione Biden spera che l’afflusso di denaro produrrà un’impresa impressionante: spostare alcuni agricoltori, generalmente un gruppo conservatore, verso Biden». Un obiettivo non certo facile da raggiungere. Il 10 gennaio, Agri-Pulse ha pubblicato un sondaggio, secondo cui il 39% degli agricoltori si diceva sostenitore di Donald Trump, il 19% di Ron DeSantis, il 13% di Nikki Haley e solo l’8% di Biden. Il vantaggio dell’ex presidente è significativo alla luce della sua volontà di riprendere la linea dura sul commercio con Pechino. Non a caso, Trump sta da tempo puntando molto sull’elettorato agricolo. «Entro poche ore dal mio insediamento, annullerò ogni politica di Biden che sta brutalizzando i nostri agricoltori», dichiarò a luglio in Iowa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lezione-usa-agricoltura-e-sovranita-2667159800.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-protesta-esplode-anche-in-polonia" data-post-id="2667159800" data-published-at="1706954037" data-use-pagination="False"> La protesta esplode anche in Polonia Mentre in Francia la protesta degli agricoltori sembra essere destinata a calmarsi, in Belgio e Olanda i trattori rimangono schierati. E anche in Polonia la situazione si infiamma. Il Belgio ieri era spaccato in due. Se a Bruxelles era tornata la calma dopo le scene di guerriglia di giovedì, altrove il traffico è stato fortemente perturbato dai presidi degli agricoltori locali e olandesi. La giornata di ieri si è aperta con dei blocchi alla frontiera tra Belgio e Olanda sulle autostrade A12, E19 e la E34. Tra i valichi bloccati, uno dei più importanti è stato quello di Anversa che è la seconda città belga per importanza nonché uno dei principali porti dell’Unione europea. Qui circa duemila mezzi pesanti sono rimasti immobilizzati, come riferito dalla televisione locale di lingua fiamminga Vrt. I manifestanti hanno mantenuto la pressione anche sul porto di Zeerbrugge. Già l’altro ieri gli agricoltori avevano bloccato questo porto, tanto da indurre l’amministrazione della provincia delle Fiandre occidentali ad attivare un piano d’urgenza. Una persona è inoltre rimasta uccisa in un grave incidente sulla E40 in direzione di Bruxelles. Un camion bloccato nell’ingorgo è stato tamponato da un furgone, il cui conducente è morto. Le agitazioni si sono svolte nel corso di tutta la giornata nonostante in mattinata il premier belga Alexander De Croo abbia lanciato un appello ai manifestanti. «Abbiamo mandato un segnale» agli agricoltori, ha detto il premier ai microfoni di Radio 1, «li abbiamo ricevuti al livello federale. Oggi il governo fiammingo farà la stessa cosa. Ci siamo impegnati a continuare a lavorare con loro nelle prossime setttimane». Poi De Croo ha auspicato la fine della crisi affermando: «Penso che sia venuto il momento di abbandonare i blocchi». In Olanda si sono viste scene simili. L’emittente Rtv Drenthe ha riferito che ad Assen decine di trattori sono arrivati davanti al palazzo dell’amministrazione provinciale per protestare contro la politica agricola locale, nazionale e europea. Anche nel Brabante settentrionale gli agricoltori hanno protestato contro la sovrapposizione delle leggi locali ed europee in materia agricola. Il quotidiano Eindhovens Dagblad ha rivelato che attivisti del Farmers Defence Force vorrebbero bloccare le strade che portano alle frontiere, non solo con il Belgio, anche nel corso di questo weekend. Come anticipato, anche in Polonia, gli agricoltori rimangono sul piede di guerra e sono pronti ad azioni eclatanti alle frontiere. Secondo la radio polacca Rmf24, il sindacato Solidarnosc ha proclamato uno sciopero generale che inizierà il 9 febbraio prossimo e durante il quale saranno bloccati i valichi di frontiera con Ucraina. «La posizione di Bruxelles è inaccettabile e la nostra pazienza è finita», ha scritto in una nota Solidarnosc. Tra le questioni contestate all’Unione Europea c’è l’importazione di pollame da Kiev. In Francia intanto, ieri la maggior parte dei posti di blocco era stata rimossa, come richiesto giovedì sera dai leader del sindacato agricolo Fnsa e dei Giovani agricoltori. Invece gli aderenti alla Coordination rurale restano parzialmente mobilizzati. Sui media francesi si leggono le dichiarazioni di vari agricoltori che si possono riassumere con questo ragionamento: se il governo non mantenesse le promesse siamo pronti a muoverci di nuovo. Dopo gli annunci dei giorni scorsi di Emmanuel Macron e Gabriel Attal, il ministro dell’agricoltura Marc Fesneau ha promesso aiuti ai viticoltori bio. Gli agricoltori tedeschi, nel frattempo, hanno ottenuto una vittoria perché il governo federale ha approvato la soppressione graduale dell’esenzione fiscale sul gasolio agricolo. In Italia invece, il leader della rivolta degli agricoltori Danilo Calvani ha dichiarato all’Ansa: «Porteremo la protesta a Roma. Nei prossimi giorni ammasseremo i trattori fuori dalla città. Non ci saranno blocchi, ma sicuramente disagi: ci aspettiamo migliaia di adesioni da tutta Italia».
        Ursula von der Leyen (Getty Images)
    
        Edmondo Cirielli (Imagoeconomica)
    
        Il palazzo dove ha sede Fratelli d'Italia a Parma
    
        Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)