2021-01-29
Renzi, lodi al regime e comizio al Colle
Nel suo intervento a Riad, il leader di Iv ha coperto di elogi l'autocrate Mohammed bin Salman: «Da qui può partire un nuovo rinascimento». Poi è decollato verso Roma per le consultazioni. Ma per il centralino del ministero, chi torna dall'Arabia deve stare in isolamentoIl lussuoso jet privato che l'ha riportato in Italia era un benefit per i conferenzieriLo speciale contiene due articoliDa Italia viva a Italia Saudita, passando per una possibile violazione della quarantena celebrata con spavalderia, in diretta televisiva (dal Quirinale!). Sono state molto intense le ultime 48 ore di Matteo Renzi, che non avrebbe osservato le disposizioni sanitarie cui ogni italiano deve attenersi. Malgrado avesse innescato lui stesso una crisi, il leader di Iv aveva pensato di volare a Riad, per una conferenza organizzata da un istituto che è diretta emanazione della famiglia regnante saudita. Un particolare di cui nessuno sarebbe forse venuto a conoscenza se l'imminenza delle consultazioni non avesse costretto l'uomo di Rignano a tornare precipitosamente in Italia, e se un inchiestista di Domani - Emiliano Fittipaldi - non lo avesse rintracciato. Peccato che l'Arabia sia uno dei Paesi per cui esiste un obbligo di quarantena in isolamento volontario. Dopo aver consultato il regolamento sul sito del ministero, compongo il numero informativo «1500» del ministero della Salute. Rispondono diverse operatrici. Alla prima chiedo: «Se sono stato a Riad per un viaggio di lavoro sono vincolato all'isolamento volontario?». Risponde con tono inflessibile: «Per il bene suo, e della sua famiglia lei non deve avere contatti con nessuno per 14 giorni». Alla seconda chiedo: «Mi perdoni, sono tornato dall'Arabia Saudita ma ho un importante e indifferibile colloquio di lavoro a Roma». Anche questa è netta: «Guardi, non c'è solo il problema delle sanzioni a cui lei può andare incontro. C'è il rischio di trasmettere il virus qualora lei lo stesse incubando». Nel questionario a disposizione del sito: «Sono previste eccezioni alla sorveglianza sanitaria» per «funzionari e agenti dell'Unione europea, di organizzazioni internazionali, agenti diplomatici, personale amministrativo e tecnico delle missioni diplomatiche, funzionari e impiegati consolari, personale militare e della polizia di Stato, personale del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e dei vigili del fuoco, nell'esercizio delle loro funzioni». Non sono citati esplicitamente i parlamentari, e in ogni caso si specifica «nell'esercizio delle loro e funzioni». Ma, come è noto, Renzi non era lì in missione diplomatica ma per un suo impegno lavorativo alle dipendenze della Future investment initiative. Siede nel board di questo organismo, e percepisce dall'organizzazione saudita che promuove gli eventi una retribuzione di 80.000 dollari. Tuttavia l'uomo di Rignano non si deve essere preoccupato nemmeno del potenziale rischio a cui ha sottoposto Sergio Mattarella. Fra l'altro, malgrado solo questo quotidiano, il Fatto, Tpi e Domani abbiano scritto degli aspetti paradossali di questa vicenda e dei possibili conflitti di interessi che comporta, da Italia viva, in via informale ieri erano trapelate indiscrezioni preventive secondo cui il tema della quarantena sarebbe stato risolto per effetto di una presunta vaccinazione anti-Covid fatta da Renzi in Arabia Saudita. Poi che Renzi avrebbe fatto un tampone sia alla sua partenza per l'Arabia, sia al ritorno in Italia tre notti fa, e che questo avrebbe tutelato il presidente della Repubblica e i suoi collaboratori. In attesa di chiarimenti da parte del senatore, resta il fatto che nessun vaccino garantisce copertura dal virus in così poco tempo, né preserva da un eventuale rischio e (soprattutto) nessun vaccino esclude dal rischio di contagiare terzi, nel caso si stesse incubando. E in terzo luogo perché un tampone negativo non esclude purtroppo che il soggetto possa essere contagioso: ed è proprio questo che ha spinto Speranza e Brusaferro a stringere i protocolli (in particolare da alcuni paesi) abolendo addirittura la soglia di 48 ore che in alcuni casi era stata prevista come eccezione alla regola. Ma il punto più basso di questa vicenda resta il video di 17 lunghissimi minuti che in qualsiasi altro Paese del mondo avrebbe esposto un rappresentante eletto allo sdegno, al ridicolo, o a entrambi i sentimenti. In quei 17 minuti Renzi, come fosse una Daria Bignardi delle monarchie teocratiche, intervista, gratificandolo di entusiastici appellativi «my friend, your Royal Highness» Bin Salman. Fatto singolare: l'uomo che ha rinfacciato le relazioni con Putin alla Lega, quelle con Maduro al M5s, si dimentica di qualsiasi violazione dei diritti civili in Arabia Saudita. L'uomo che si veste come entusiasta interprete della causa dem ignora la privazione dei diritti delle donne del regime di Riad, parla come se non conoscesse i dettagli del supplizio a cui è stato sottoposto l'editorialista del Washington Post Jamal Kashoggi, entrato intero è uscito a pezzi (nell'ottobre 2018) dal consolato saudita di Istanbul. Renzi intervista il sovrano con un piglio apologetico che fa sembrare le interviste di Fabio Fazio feroci, e si concede persino (in un Paese in cui molti lavoratori stranieri operano in condizioni proibitive) una battutina su di loro: «Non mi parli del costo del lavoro a Riad, come italiano io sono geloso». Ma il cuore di questa intervista è il ruolo: Renzi, che pure percepisce uno stipendio dallo Stato italiano per rappresentare i suoi cittadini, agisce, parla e decanta (in inglese) la necessità «di investire nel nuovo rinascimento saudita». Una chicca: questi slogan, il titolo del convegno internazionale di Riad, sono sue idee. Ieri, però, la sfortuna ha colpito ancora una volta lo statista di Rignano: nella stessa giornata in cui lui celebrava la sua apologia della teocrazia, l'America di Joe Biden sceglieva, tra le sue prime azioni di governo, di sospendere la vendita di armi al regime di Riad. Se Renzi sogna la poltrona della Nato, forse, l'enfasi da lobbista della teocrazia misogina non è stata la mossa più furba.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lex-premier-dai-sauditi-e-giallo-quarantena-2650172681.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-taxi-volante-del-senatore-semplice-pagato-dagli-arabi-28-620-dollari" data-post-id="2650172681" data-published-at="1611867969" data-use-pagination="False"> Il taxi volante del senatore semplice. Pagato dagli arabi 28.620 dollari Una Rolls Royce dei cieli ha scarrozzato nella notte tra il 25 e il 26 gennaio il leader di Italia viva, Matteo Renzi, durante il ritorno dalla sua trasferta in Arabia Saudita, interrotta precipitosamente per rientrare a Roma a seguire da vicino gli sviluppi della crisi di governo. La conferenza, intitolata «Future investment initiative», si è svolta il 27 e 28 gennaio e gli interventi dell'ex Rottamatore erano entrambi previsti il secondo giorno. Il jet privato con cui l'ex premier è partito da Riad alla volta di Roma è un Gulfstream G450 immatricolato HZ-A23 della compagnia privata Alpha Star, che ha sede proprio nella città saudita dove Renzi si è recato per partecipare ad un evento organizzato dal Fii institute, organismo controllato dal fondo sovrano saudita. Una compagnia nota anche in Italia, per aver ordinato aerei Atr 72, fabbricati dal consorzio partecipato da Leonardo. Il volo però risulta essere stato gestito da un'altra compagnia saudita con sede a Jeddah, la Aviation Horizon, proprietaria anch'essa di un G450, che non risulta aver volato durante l'ultimo anno. Sembra che Renzi abbia usufruito del lussuoso transfert nella sua qualità di membro del board di Fii (ruolo ben specificato nel programma dell'evento), che gli permetterebbe di avere a disposizione l'aereo, un 14 posti della categoria Super large jet, capace di volare senza scali da Ginevra a New York. A bordo i passeggeri vengono ospitati in tre aree salotto separate, dotate di poltrone e divani in pelle e possono usufruire di una cucina. Il volo su un aereo come quello che ha trasportato il leader di Italia viva è un benefit che ai suoi ospiti sauditi può essere costato circa 5.300 dollari l'ora (il prezzo dei voli business varia in base al numero di passeggeri trasportati). Partendo da questa cifra indicativa un volo come quello Riad-Roma, durato 5 ore e 40 minuti, ha un costo di 28.620 dollari. A questo va aggiunto l'eventuale ritorno a vuoto presso l'aeroporto di stazionamento, che normalmente è a carico del cliente e che, nel caso di HZ-A23 è durato 4 ore e 10 minuti. Del resto, il Gulfstream G450 non è un aereo alla portata di molti: sul mercato dell'usato i prezzi spaziano tra 8,4 e 15,5 milioni di dollari. Il 25 gennaio, mentre Renzi è a Riad la giornata politica è scandita dai rumor su imminenti dimissioni del premier Giuseppe Conte, alle 19.22 le agenzie di stampa iniziano a diffondere la nota di Palazzo Chigi che annuncia il Consiglio dei ministri delle 9 del giorno dopo, «nel corso del quale il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, comunicherà ai ministri la volontà di recarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni. A seguire, il presidente Conte si recherà dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella». La crisi è quindi ufficiale mentre Renzi sta forse limando i due interventi che avrebbe dovuto tenere ieri in due diversi panel. Alle 22.27 il Gulfstream G450 immatricolato in Arabia Saudita decolla da Riad con a bordo l'ex premier, e atterra a Fiumicino alle 2.06. In tempo per dettare la linea ai suoi parlamentari senza che nessuno si sia accorto della sua assenza. O quasi.
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La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
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Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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