2023-05-23
Così l’Europa vuole controllare la nostra agenzia dello spazio
Josef Aschbacher (Getty Imges)
Il numero uno (austriaco) dell’Esa Josef Aschbacher prova a piazzare a Roma un suo fedelissimo. E intanto i francesi se la prendono con Avio.Mentre nel resto del mondo il settore aerospaziale conquista sempre più rilevanza economica e politica, l’Italia continua a contare poco, ormai spinta dalle decisioni dell’agenzia spaziale europea (Esa) e soprattutto del direttore generale, l’austriaco Josef Aschbacher. È l’era della new space economy e il problema per l’Europa è che rischia di arrivare ultima. In Italia nei prossimi giorni entrerà nel vivo la partita per nominare il nuovo presidente di Asi, l’agenzia spaziale italiana che gestisce centinaia di milioni di euro destinati alla ricerca e alle iniziative del nostro Paese nello spazio. Reduce dagli anni di Roberto Battiston, il nipote di Romano Prodi, come da quelli di Giorgio Saccoccia, nominato a suo tempo dal governo giallorosso di Giuseppe Conte, l’agenzia avrebbe bisogno di una mano di vernice fresca. Anzi, forse, dicono i ben informati nel settore, ci vorrebbe un commissario scelto dal governo, che non debba fare carriera, competente, noto e rispettato in Italia da tutti, in grado di rimettere in piedi Asi in un anno e poi farla ripartire lasciando poi il suo posto. Forse non sarà così. Perché anche questa volta si vocifera che ci sarebbe un tentativo da parte di Aschbacher di piazzare un proprio fedelissimo, come fatto con la nomina di Elena Grifoni (molto vicina al presidente della Repubblica Sergio Mattarella) messa dall’ex ministro Vittorio Colao nel nuovo ufficio spazio della presidenza del Consiglio dei ministri. Ufficio quest’ultimo, che ha esautorato il Comint (Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale). Grifoni è poi in ottimi rapporti con il solito Battiston, candidato del Pd non eletto alle ultime Europee. Quando era presidente Asi si adoperò perché lo spazio entrasse negli accordi della Via della Seta con Pechino scatenando la reazione di Washington. Un’eredità che ora la Meloni è chiamata a confermare o meno ma che farebbe meglio ad azzerare ripartendo ex novo con un nuovo organico.E mentre il direttore generale di Esa muove le sue pedine, la politica italiana cerca ancora il bandolo della matassa. Tanto che ci sarebbero anche malumori nel nostro comparto militare, poco coinvolto, mentre il ministro dell’Università Anna Maria Bernini avrebbe preteso ben 2 posti su 5 nella commissione di valutazione. C’è anche chi sta cercando di riciclarsi come Simonetta Di Pippo, funzionaria Asi in aspettativa, da sempre in quota Pci-Ds-Pd più tardi 5S, oggi cerca una nuova ribalta promuovendo una fantomatica legge sullo spazio insieme a Luciano Violante. Un paio d’anni fa tentò senza successo di rientrare in Esa ma fu bocciata, facendosi sponsorizzare dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, 5 stelle, oggi in conflitto di interessi per un incarico di consulenza avuto dall’americana Axiom dopo che, come membro del governo, aveva negoziato gli accordi tra l’Italia e la stessa Axiom.Il governo Meloni è in sostanza chiamato a mettere ordine in una situazione che rischia di penalizzare il nostro Paese, dove il solito mondo universitario legato al centrosinistra continua a voler contare. L’anno scorso Mosca e Pechino hanno lanciato nello spazio più di 50 razzi vettori; i cinesi hanno completato la loro stazione spaziale in orbita terrestre; la Nasa è tornata a volare intorno alla Luna e la SpaceX ha lanciato un Falcon-9 quasi ogni settimana; l’Europa solo cinque volte. Un gap quasi incolmabile. I 17 miliardi di euro stanziati dai governi alla ministeriale Esa di novembre, un record storico dove l’Italia ha fatto la sua parte con ben 3,3 miliardi, potrebbero non essere sufficienti per accorciare le distanze con gli altri Paesi. Nello spazio non ci si va senza lanciatori e quelli europei, nonostante la pioggia di miliardi, sono a terra. Da dieci anni Esa finanzia lo sviluppo del nuovo lanciatore Ariane 6, fiore all’occhiello dell’industria transalpina, che però nonostante 6 miliardi di euro già spesi accumula continui ritardi e non volerà prima del prossimo anno. A Parigi non l’hanno presa bene e l’amministratore delegato della Esa aveva una carta da giocare, poteva puntare su una versione più potente del piccolo lanciatore Vega dell’italiana Avio e così avrebbe almeno avuto l’indipendenza dai russi, ma a Parigi si sono sempre opposti a questo piano con buona pace della solidarietà europea.Purtroppo, a dicembre Vega ha fallito un lancio con a bordo due satelliti ottici francesi. Un brutto colpo per Avio ma soprattutto per Parigi che contava di avere due «spie» spaziali nuove di zecca. Non a caso la stampa francese ha attaccato l’azienda italiana dopo che la commissione d’inchiesta ha identificato la causa dell’incidente in un difetto di fabbricazione di un materiale prodotto in Ucraina e acquistato da Avio per risparmiare sui costi. Questa battuta d’arresto sta dando il pretesto a Parigi per provare a indebolire Avio e la posizione del governo ai tavoli bilaterali sullo spazio previsti dal Trattato del Quirinale.A dare una mano sembra essersi prestato il Pd. Alcuni deputati, tra cui l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, hanno presentato il 20 aprile un’interrogazione parlamentare criticando la gestione di Avio. Vicenda strana, data la firma dell’ex Guardasigilli, ma il fatto è che la politica industriale dovrebbe essere nell’agenda del governo e non dell’opposizione. Lo Spazio porta sviluppo economico, porta posti di lavoro, soprattutto è strategico per la difesa. A Parigi il concetto è ben chiaro e infatti Macron, ha istituito una forza armata spaziale. La nuova legge di programmazione finanziaria della Difesa da 413 miliardi di euro proposta dall’Eliseo, ne assegna 6,5 allo spazio.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)