2025-11-11
Berlino accusa l’ex generale di Kiev. «Diresse lui l’attacco ai gasdotti»
Gli investigatori tedeschi: dietro il raid su Nord Stream c’è Zaluzhny, già capo dell’esercito, ora ambasciatore in Uk. Il presunto sabotatore detenuto in Italia proclama lo sciopero della fame: «Violati i miei dritti umani».Era il segreto di Pulcinella. Adesso lo ha svelato il Wall Street Journal, citando fonti della polizia e della Procura tedesche: a guidare l’attacco ai gasdotti Nord Stream nel Baltico, il 26 settembre 2022, sarebbe stato l’allora capo delle forze armate ucraine, il generale Valeriy Zaluzhny, oggi ambasciatore nel Regno Unito. Gli investigatori hanno indagato sulle società di noleggio delle barche coinvolte nel blitz, su telefoni e targhe, arrivando a emettere mandati d’arresto per tre soldati di un’unità speciale di Kiev e per quattro sommozzatori veterani. Tra loro, l’uomo che per un curioso caso del destino si chiama Volodymyr Z. La Polonia si era rifiutata di estradarlo in Germania: il premier Donald Tusk aveva detto che ciò sarebbe stato contrario agli interessi di Varsavia; poi, i magistrati ne hanno disposto il rilascio. È ancora in cella, invece, l’ex soldato Serhii Kuznietsov, catturato ad agosto vicino Rimini e detenuto a Ferrara, in attesa che la Cassazione, su ricorso della difesa, si pronunci sulla decisione della Corte d’Appello di Bologna di consegnarlo a Berlino. Ieri, il presunto sabotatore è entrato in sciopero della fame. In una lettera trasmessa al suo avvocato, ha lamentato che «gli italiani ignorano le mie richieste e violano i miei diritti di prigioniero di guerra e di essere umano», trattandolo da «criminale numero uno».Zaluzhny era stato rimosso dalla guida dell’esercito e destinato al suo attuale incarico a Londra in seguito al fallimento della controffensiva del 2023, che Volodymyr Zelensky aveva fatto in modo di imputare a lui, considerato un eroe dalla gente. Non è stato mai accertato se il presidente ucraino fosse coinvolto nel raid contro la pipeline che avrebbe portato in Europa gas a buon mercato. Secondo alcune ricostruzioni, Zelensky sarebbe stato al corrente del piano, ma non lo avrebbe approvato. È possibile che gli gli ucraini siano stati supportati da polacchi e inglesi. In più, l’8 febbraio 2022, poche settimane prima che iniziasse la cosiddetta «operazione speciale» di Vladimir Putin, il presidente americano, Joe Biden, aveva espresso una minaccia esplicita: «Se la Russia invade l’Ucraina, allora non ci sarà più il gasdotto Nord Stream 2, vi porremo fine». Gli Stati Uniti si erano opposti al progetto sin dall’inizio, temendo che si sarebbe aggravata la dipendenza di Berlino da Mosca. Pezzi grossi della classe dirigente della Germania avevano da anni i piedi in scarpe russe: basti ricordare che, al vertice del consorzio Nord Stream Ag, c’era l’ex cancelliere socialdemocratico, Gerhard Schröder. Costretto a dimettersi, a maggio 2022, dalla presidenza di Rosneft, il colosso russo del metano e del petrolio. Sorgono nuovi interrogativi sul trasferimento di Zaluzhny in Gran Bretagna: il generale è caduto in disgrazia per le sconfitte sul campo o per certe ardite iniziative? Gli attriti con Zelensky lo hanno costretto ad accettare una sorta di rifugio nel Paese che avrebbe spalleggiato la sua missione nel Baltico? Resta un fatto: in Europa monta l’isteria per le incursioni di droni russi, ma l’unico vero attacco a un membro della Nato lo hanno condotto gli alleati ucraini. La proprietà del Nord Stream era suddivisa tra cinque società: il 51% era dei russi di Gazprom; il rimanente era in capo ai tedeschi di Wintershall Dea Ag, agli svizzeri di Peg Infrastruktur Ag, ai francesi di Engie e agli olandesi di Nederlandse Gasunie. Le esplosioni si sono verificate in acque internazionali, ma all’interno delle zone economiche esclusive di Danimarca e Svezia (entrata nell’Alleanza atlantica solo a marzo 2024).L’energia continua a rivestire un ruolo fondamentale nel conflitto. Anche se è tornato il riscaldamento nel 67% dei condomini, la nazione aggredita, specie nell’area di Zaporizhzhia, non riesce a risolvere i blackout provocati dai bombardamenti nemici sulle centrali. L’Ue accusa Putin di mettere a repentaglio la sicurezza nucleare del continente, colpendo gli impianti atomici, tanto che Kiev vuole sia convocato il Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Al contempo, proseguono le incursioni ucraine sulle infrastrutture russe: le forze speciali hanno bersagliato un deposito di greggio in Crimea. E almeno 20 regioni della Federazione hanno iniziato a reclutare riservisti per proteggere le infrastrutture strategiche. Il Cremlino, che ha smentito attriti con Sergej Lavrov, ci ha tenuto a definire «illusoria» la speranza degli europei in una vittoria ucraina e ha ribadito che la guerra finirà «quando la Russia raggiungerà gli obiettivi prefissati». Il portavoce dello zar, Dmitry Peskov, ha anche escluso che Putin abbia illustrato i risultati dei colloqui con Donald Trump a Viktor Orbán. Il premier magiaro, reduce dalla visita a Washington, stando ai media ungheresi, avrebbe ottenuto uno «scudo finanziario» per tutelarsi da rappresaglie dell’Ue. La quale, per ora, glissa sulle eventuali esenzioni Usa a Budapest dall’osservanza delle sanzioni al petrolio russo.Zelensky fa la corte al tycoon: ieri ha annunciato l’acquisto di 25 sistemi Patriot americani. Intanto, sul campo, scorre il sangue. Pokrovsk, avamposto strategico del Donetsk, non è caduta ma vacilla e la resistenza ammette problemi nei rifornimenti. La battaglia è pure mentale: entrambi i belligeranti rivendicano successi e negano accerchiamenti. È la nebbia di guerra.
Robert W.Malone (Getty Images)
Il liceo classico Berchet di Milano. Nel riquadro, il prof Antonino Orlando Lodi (Ansa)
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