
Le istituzioni comunitarie, che non chiedono mai l'opinione di qualcuno, pare abbiano fatto un referendum sulla abolizione dell'ora legale. Un trucchetto finto pop con cui l'Ue, ancora una volta, fa prevalere la volontà di Berlino e degli amici nordiciScatta l'ora legale, panico a Bruxelles. Ma l'eroico commissario Jean-Claude Juncker, sprezzante del pericolo, sfida la bomba (ovviamente a orologeria) e tira fuori dal calice la proposta risolutiva: l'ora legale sarà abolita. Ma sicuro: proprio abolita. E poi dicono che l'Europa non sa prendere decisioni importanti. Inutile narrare l'entusiasmo che immediatamente si è scatenato in ogni angolo del Vecchio Continente: i pensionati in coda alla mensa dei poveri, i piccoli artigiani sull'orlo del suicidio, nonché i contadini sommersi da riso cambogiano e dai pomodori marocchini, hanno finalmente capito che l'Europa non lascia mai soli i suoi cittadini. Si preoccupa del loro benessere. A cominciare dalle cose importanti: le lancette dell'orologio, per esempio. In attesa delle prossime fondamentali direttive sul pendolo e sul cucù, materie su cui l'Europa vanta da sempre un'autorità indiscussa, ora ci preme soprattutto far notare il motivo per cui Juncker ha gettato il cuore oltre la radiosveglia: «Ce lo hanno chiesto milioni di cittadini», ha spiegato. Rivelando l'esistenza di un referendum organizzato da Bruxelles proprio su questo tema essenziale per la nostra vita: l'ora legale. Meglio le lancette avanti o meglio le lancette indietro? Cambiare o non cambiare? In primavera o in autunno? Decisioni importanti. Che non possono essere prese senza consultare l'intera popolazione europea. Oddio: intera forse è troppo. Io, per esempio, non sono stato consultato. Non so voi. Comunque, dai, l'intenzione era buona: finalmente Bruxelles ha scoperto il valore della democrazia. Ci tengono a sapere quello che pensano i cittadini. Sull'euro? Sulle tasse? Sulla politica sociale? Macché: sulle lancette dell'orologio. Da qualcosa bisogna pur cominciare, no? E così quelle stesse istituzioni comunitarie che hanno spianato Paesi, imposto massacri, cambiato le tradizioni, senza mai chiedere l'opinione di nessuno, ora sentono il bisogno di consultare il popolo sull'ora legale. Naturalmente accogliamo l'innovazione con democratica gioia e attendiamo con ansia i prossimi fondamentali referendum. Che, probabilmente, saranno: vuoi più bene alla mamma o al papà? In vacanza meglio mare o montagna? E soprattutto: a Natale pandoro o panettone? Del resto, non c'è da stupirsi: quella magnifica Ue che nella sua storia è stata capace di legiferare sulla curvatura delle banane e sulla circonferenza dei piselli (per il momento: solo nel senso degli ortaggi), non si ferma davanti a nulla. O meglio, si ferma solo quando ci sono da far decidere ai cittadini le questioni davvero importanti: vogliamo sottoporre a referendum la moneta unica? O le politiche sull'immigrazione? O gli stipendi degli euroburocrati? O le loro pensioni? O la geniale idea di buttare via milioni con la doppia sede Bruxelles-Strasburgo? O gli altri sprechi assortiti? Macché: su quello non c'è referendum. Sulle lancette dell'orologio sì. Vi sembra una presa in giro? Ma no dai, bisogna sforzarsi di vedere il bicchiere mezzo pieno. Anche se, per la verità, trattandosi di Juncker trovare un bicchiere mezzo pieno non è facilissimo. Ma non disperate: per esempio il presidente della Commissione Ue ha detto (almeno così si è capito) che una volta abolita l'ora legale ci sarà sempre l'ora solare, però non è detto che sia sempre l'ora solare, potrebbe anche essere l'ora legale dal momento che decideranno i singoli Stati nazionali. Dal che si deduce: a) che Juncker è piuttosto confuso ma questa non è una novità; b) che l'Europa finalmente riconosce l'esistenza degli Stati nazionali e la loro possibilità di decidere qualcosa. L'ora legale o solare, per esempio. Non vi sembra meraviglioso? In una sola botta, grazie all'orologio che fa tic tac, i ras della commissione Ue hanno scoperto che esistono gli Stati nazionali, capaci di decidere qualcosa. E che i cittadini europei non sono solo limoni da spremere. Ma hanno anche un'idea e forse persino un'anima. Incredibile, no? Immagino, per esempio, la festa grossa in Grecia, nell'apprendere la lieta novella dell'abolizione dell'ora legale: «Davvero esiste ancora qualcosa di legale in Europa?», si saranno chiesti. E subito dopo avranno cercato di verificare la fondamentale questione sul loro orologio. Ci sarebbero anche riusciti, in effetti, se solo i tedeschi gliene avessero lasciato uno. Che ci volete fare? I tedeschi sono fatti così: vogliono prendersi tutto. Anche l'ora legale. Pare infatti che anche questa decisione, per la prima volta apparentemente democratica, sia in realtà soltanto un trucchetto con cui l'Europa, ancora una volta, fa prevalere la volontà di Berlino e degli amici nordici. Proprio non gliela fanno i dirigenti Ue a non inginocchiarsi davanti ai veri padroni. Secondo la commissione Ue, infatti, sul fondamentale tema orario si sarebbero espressi 4,6 milioni di cittadini (l'84 per cento contrari allo spostamento): due terzi di loro, però, sarebbero proprio tedeschi. Quasi tutti i votanti sono del Nord Europa. Cioè degli stessi Paesi che nel febbraio scorso avevano chiesto al Parlamento europeo di intervenire sulla materia, vedendosi bocciare la proposta. E cosa si fa se il Parlamento europeo boccia una proposta che piace alla Germania e ai suoi alleati del Nord? Semplice, si organizza un referendum farlocco e poi si tuona con abuso di faccia tosta: «Lo vuole il popolo». Proprio come ha fatto Juncker. Il quale, dal canto suo, bisogna capirlo: non vede l'ora di tirare avanti di un'ora le lancette dell'orologio. Non foss'altro perché così arriva prima l'ora dell'aperitivo.
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