2025-05-29
L’Europa ci riprova: «Agenti razzisti». Meloni furente: «Parole vergognose»
Il Consiglio insiste con l’accusa infamante sulle presunte discriminazioni della polizia italiana. Il premier si indigna: «Approccio ideologico». Antonio Tajani: «Fomenta l’odio». Invitato al Colle il capo delle forze dell’ordine.I poliziotti e i carabinieri italiani si sono svegliati stamattina e hanno scoperto di essere razzisti. «Glielo dice l’Europa», secondo una delle formule più deliranti in voga. L’Unione europea infatti si raccomanda che il governo «conduca al più presto uno studio indipendente sul fenomeno della profilazione razziale delle sue forze di polizia per poter valutare la situazione». Così, dopo essere stati presi a calci e pugni dai fanatici pro Pal, insultati dai leonka, criminalizzati dalla sinistra tendenza Ilaria Salis, abbandonati da partiti della legalità (a parole) come il Pd e mandati a processo dai pm, i difensori dell’ordine vengono allegramente paragonati agli sceriffi americani con il ginocchio sulla giugulare di George Floyd. Tutto questo per 1.400 euro al mese. Sono soddisfazioni.Atterrando dalla luna come spesso capita ai burocrati di Bruxelles e Strasburgo, il presidente della commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa, Bertil Cottier, ci riprova, si esibisce in un’uscita intollerante con pochi eguali nel suo genere e spara nel mucchio esattamente come aveva fatto nell’ottobre scorso. Stesse parole, stessi argomenti, stesso senso di impunità. A supportarlo è la sua vice, la croata Tena Simonovic Einwalter, che aggiunge: «È un fenomeno crescente in molti Paesi europei, agenti di polizia fermano le persone basandosi sulla base del colore della pelle, o sulla loro presunta identità o religione, tutto ciò viola i valori europei. Nel nostro report annuale 2024 non citiamo Paesi nello specifico ma basandoci sui report passati, tra cui quello sull’Italia, possiamo certamente dire che il problema della profilazione razziale nell’operato delle forze dell’ordine si riscontra frequentemente in Italia e Francia». Al di là della curiosa circonlocuzione per citare dicendo di non citare, l’accusa è pesantissima, ripetuta ed esplicitata con una leggerezza dilettantesca. A cosa si riferiscano Cottier e la sua vice non è dato di sapere, nei palazzi delle quadriglie con l’Inno alla gioia come colonna sonora amano rimanere nel vago. Ma è facile sospettare che le ricostruzioni ideologiche fasulle sulla vicenda milanese relativa alla morte di Ramy Elgalm e le derive gruppettare di parte dei media abbiano fatto centro. Dal quadro dipinto a Strasburgo sembra di essere in presenza di lampi da macelleria messicana e invece le forze dell’ordine non possono neppure esercitare (senza rischiare la denuncia) il sacrosanto diritto-dovere alla difesa propria e dei cittadini.Il ribaltamento della realtà ha suscitato l’indignazione del premier, Giorgia Meloni, che ha immediatamente difeso polizia e carabinieri: «Le parole della Commissione sono semplicemente vergognose. Tutti conoscono i numerosi episodi in cui agenti delle forze dell’ordine vengono aggrediti, spesso da immigrati irregolari, mentre svolgono il proprio dovere con coraggio, dedizione e rispetto della legge. Purtroppo non è la prima volta che organismi del Consiglio d’Europa, finanziato anche con i soldi dei cittadini italiani, si abbandonano a giudizi infondati, frutto di un approccio ideologico e di pregiudizi evidenti». Poi una sottolineatura che contiene il senso di una disillusione profonda: «L’Italia fu tra i dieci Stati fondatori del Consiglio d’Europa, nato per difendere la democrazia e i diritti umani. Quello spirito originario sembra smarrito, sostituito da dichiarazioni sempre più faziose e lontane dalla realtà».L’uscita al pistacchio viene stigmatizzata anche dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Le osservazioni sono talmente astruse che se non fossero offensive sarebbero ridicole. Quel report è stato scritto da qualcuno che non conosce la realtà perché le forze dell’ordine italiane sono le più rispettose delle minoranze, quindi affermazioni come quelle di Cottier rischiano di fomentare l’astio nei confronti delle forze dell’ordine». L’europarlamentare della Lega, Susanna Ceccardi, rimanda al mittente l’accusa: «Il nostro Paese non ha niente da imparare in termini di rispetto dei diritti umani, i vertici del Consiglio d’Europa andrebbero denunciati per diffamazione».Anche sindacati di polizia stigmatizzano la reiterata uscita a vuoto europea. «Parole vergognose, rimaniamo basiti di fronte a tanta disinformazione», tuona il segretario del Siulp, Felice Romano. «È inaccettabile che si continui a costruire una narrazione distorta, basata su pregiudizi ideologici, mettendo in discussione il lavoro di chi opera in prima linea contro illegalità e criminalità», aggiunge Domenico Pianese (Coisp). Si attende una parola da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che già nell’ottobre scorso telefonò al capo della polizia, Vittorio Pisani, per esprimergli «lo stupore per le affermazioni» e per ribadire «stima e vicinanza alle forze dell’ordine».Continuando nel suo monologo autoreferenziale, il Consiglio d’Europa premia invece le forze dell’ordine britanniche, che il sindaco di Londra, Sadiq Khan, vorrebbe sollevare dalla preoccupazione di arrestare gli spacciatori immigrati, per la felicità di Cottier e della sua vice. Ha infatti dichiarato per la quinta volta (è un’ossessione) che «la cannabis non deve essere considerata reato». Il mayor non può promulgare leggi ma spinge perché il governo di Keir Starmer depenalizzi lo spinello. Ha fatto due conti e ha scoperto che un colpo di spugna porterebbe nelle casse londinesi 1,2 miliardi di euro di tasse dalla vendita legalizzata. Quindi non vede l’ora di fare lui il pusher.
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)