2025-10-05
«L’Europa alimenta l’estremismo dei Paesi islamici»
Il leader della resistenza afgana Ahmad Massoud : «Il terrorismo non si batte con le concessioni. I fondamentalisti sono un pericolo reale».Ahmad Massoud è il figlio del leggendario Leone del Panjshir che combatté prima contro i sovietici in Afghanistan e poi contro i talebani. Dopo il ritiro occidentale da Kabul guida la resistenza contro gli studenti del Corano. Lo abbiamo intervistato.Qual è la situazione in Afghanistan ora?«L’Afghanistan è immerso in uno stato di profondo caos e anarchia. La nazione è di fatto diventata ostaggio dei talebani, i quali hanno sistematicamente smantellato i diritti fondamentali, in particolare quelli delle donne, e distrutto le istituzioni democratiche. Il paese è isolato dalla comunità internazionale e la sua economia vacilla sull’orlo del collasso, sostenuta soltanto da sporadici trasferimenti di denaro dagli Stati Uniti. Milioni di afghani affrontano una fame devastante e centinaia di migliaia sono stati costretti ad abbandonare le proprie case. Oggi l’Afghanistan somiglia a una prigione a cielo aperto, con cittadini che anelano alla libertà e a una via di fuga».Cosa sta facendo la resistenza contro i talebani?«La resistenza non ha mai cessato di combattere. Siamo determinati a difendere i valori per i quali innumerevoli afghani hanno sacrificato la loro vita negli ultimi due decenni: libertà, dignità e giustizia. Sul piano politico, stiamo costruendo attivamente una rete di sostegno internazionale, mentre sul piano militare continuiamo a resistere al regime illegittimo e ai suoi alleati terroristi. La nostra lotta trascende i confini nazionali: è una battaglia per la sicurezza globale e per la salvaguardia dei diritti umani».Al consolato di Bonn in Germania arriveranno i talebani. L’Europa si è arresa?L’Europa ha perso la sua visione strategica riguardo all’Afghanistan. L’attuale politica europea si è allontanata da un approccio fondato sui principi e sui valori, scivolando invece in una posizione reattiva focalizzata unicamente sulla gestione dell’immigrazione. Oggi i talebani dettano le politiche, mentre le nazioni europee restano divise e troppo deboli per difendere i propri interessi collettivi. Permettere ai rappresentanti talebani di occupare il consolato di Bonn tradisce i sacrifici dei soldati tedeschi caduti nella guerra al terrorismo. Questo sviluppo rappresenta un duro promemoria del compromesso dell’Occidente con un regime brutale che prospera punendo il proprio popolo. L’accesso dei talebani all’Europa non solo incoraggia i jihadisti, ma alimenta anche l’islamismo radicale nel continente, con il rischio di favorire un radicalismo interno e di risvegliare il trauma collettivo di quegli afghani fuggiti dai talebani. Simili azioni sono riprovevoli e non devono mai essere normalizzate. Accogliere i talebani negli spazi diplomatici equivale a legittimare un’organizzazione terroristica. L’Europa non deve ripetere gli errori degli anni ’90, quando chiuse gli occhi di fronte all’estremismo talebano, poiché ogni concessione ai talebani rafforza la mano del terrorismo internazionale».Spesso da parte europea si assiste a una resa di fronte ai movimenti islamisti più radicali. È un pericolo?«Sì, rappresenta una minaccia reale. Ogni volta che l’Europa o l’Occidente mostrano debolezza verso gli estremisti, questi lo interpretano come una vittoria. Il terrorismo non può essere placato con concessioni; richiede invece una strategia chiara, unità politica e un sostegno deciso ai paesi che resistono a tali forze. Esiste una correlazione diretta tra l’ascesa del radicalismo in Europa e il trionfo di terroristi come i talebani a livello globale. Strategie di appeasement e ricompense non fanno che incoraggiare questi gruppi, rendendoli ancora più brutali e violenti».Un altro elemento in Afghanistan è l’Isis. Tornerà a colpire?«Isis e talebani condividono un fondamento ideologico comune, entrambi sostenendo l’imposizione globale della legge islamica (Sharia) attraverso la forza e la coercizione. Utilizzano tattiche simili e condividono una geografia del terrore. La recente vittoria dei talebani ha portato al rilascio di migliaia di membri dell’Iskp (Stato islamico Provincia del Khorasan) dalle carceri della ex repubblica. Isis non ha mai interrotto le proprie operazioni; gli attacchi contro moschee, scuole e ospedali dimostrano la loro attività costante e la volontà di espandersi. Le affermazioni dei talebani di combattere Isis sono spesso ingannevoli, poiché sfruttano la minaccia di Isis come pretesto per opprimere la popolazione afghana. Se la comunità internazionale ignora questa minaccia imminente, Isis colpirà nuovamente, non solo entro i confini dell’Afghanistan, ma anche oltre. Sebbene talebani e Iskp possano ingaggiarsi in scontri locali, le loro ideologie e i loro obiettivi generali restano profondamente intrecciati. I talebani non possono essere considerati partner affidabili nella lotta al terrorismo.Ci sono ancora molti collaboratori afghani rimasti indietro. Cosa chiede ai governi occidentali?«Imploro che non vengano dimenticati. Questi uomini e donne hanno creduto nei principi di libertà e hanno servito al fianco delle missioni internazionali, spesso a grande rischio personale. L’Occidente ha un obbligo morale e politico di proteggerli; pertanto, i programmi di evacuazione e protezione devono essere accelerati per metterli al riparo dalle ritorsioni dei talebani».Ci sono ancora speranze che l’Afghanistan torni libero?«Sì, c’è speranza. Finché anche un solo afghano sarà disposto a combattere per la libertà, quella speranza sopravviverà. La nostra storia ha dimostrato che nessuna dittatura in Afghanistan è durata indefinitamente. La libertà richiede sacrificio, ma alla fine il popolo afghano si rialzerà, come ha fatto in passato».Cosa chiede all’Italia?«Chiedo all’Italia di ricordare l’Afghanistan. La vostra nazione ha investito sangue, risorse e sacrifici negli ultimi due decenni per coltivare una società libera e giusta. Esorto l’Italia a continuare a sostenere la resistenza politica, a difendere i diritti delle donne afghane e a non legittimare un regime che calpesta i diritti umani fondamentali. È imperativo che l’Italia resti salda nel suo impegno verso il popolo afghano e la sua ricerca di libertà».