2025-07-09
L’euro-vispa Teresa fissa le sue priorità: contare le farfalle e farle riprodurre
Il regolamento sul ripristino della natura impone di aumentare gli insetti entro il 2030. Appello ai cittadini perché collaborino.al regolamento Ue, purtroppo, il passo è breve. E così veniamo a scoprire, dalle austere colonne del Sole 24 Ore, che l’Europa nei prossimi mesi dedicherà impegno e energia a inseguire i lepidotteri colorati in tutti i prati e i boschi del continente. Insomma l’Ue come la vispa Teresa. Chi osa ancora dire che non è capace di far nulla? Dopo aver discusso per anni sulla curvatura delle banane, sulla gibbosità dei cetrioli e sul diametro dei piselli (nel senso degli ortaggi, ma non solo), ora riesce a far di meglio entrando finalmente nel vivo dei problemi che toccano i cittadini. Si mette, infatti, a contare le farfalle. Non è uno scherzo. È un progetto serio su cui si muovono fior di centri studi e ricercatori e a cui possono partecipare tutti i cittadini, secondo lo strombazzato modello della citizen science. Del resto chi di voi non aspira a contare farfalle per conto dell’Unione europea? Sappiate che potete farlo. Ma prima dovete conoscere le ragioni per cui si muove questa imponente macchina euro-lepidottera. Ve le dico? Semplice: bisogna applicare il regolamento Ue sul ripristino della natura, entrato in vigore nell’agosto 2024, che «impone» (si badi bene: impone) l’aumento del numero degli insetti entro il 2030. Dal che si deduce che i volontari non saranno chiamati soltanto a contare le farfalle, ma anche a moltiplicarle. Come, per il momento non è dato sapere. Accoppiamenti forzati? Stimoli erotici a base di farfal porn? Distribuzione di nettare afrodisiaco? Introduzione del bonus uova e del bonus crisalide? Clonazione dei bruchi? Selezione di farfalle stallone? Utero farfallino in affitto? Ammucchiate di falene? Siamo in attesa del responso dei (numerosi) farfal-cervelloni europei. Come dicevamo, infatti, lo spiegamento di forze attorno a questo progetto è impressionante. Del resto, si sa che su certi temi, l’Europa non guarda in faccia nessuno, a parte gli insetti, ovviamente. Così nei palazzi di Bruxelles hanno cominciato col preparare un apposito «indicatore» che «monitora l’evoluzione delle farfalle», un «indice» che è stato sviluppato (nientemeno che) dalla Commissione Ue. Direttamente dalla Commissione Ue, capite? Non è forse commovente? Emozionante? Fondamentale? Non vi conforta forse sapere che, con tutto quello che succede nel mondo, la Commissione Ue passa il suo tempo a sviluppare indici per monitorare l’evoluzione delle farfalle? Non vi rassicura? Ma non è tutto. Quando si vuole «ripristinare la natura» (vaste programme, direbbe il generale De Gaulle) nei palazzi dell’Ue si fa di tutto. Per questo l’indice sviluppato dalla Commissione viene poi integrato con i dati del Butterfly Conservation Europe, elaborati in parternariato con l’European Butterfly Monitoring Scheme (Ebms) e con il progetto Embrace (qualsiasi cosa esso sia), senza dimenticare però la collaborazione (per l’Italia) dell’Ispra e della sua apposita «divisione conservazione specie» che ovviamente «avrà un ruolo di primo piano», oltre che del Centro nazionale per le biodiversità (Nbfc), il cui direttore Massimo Labra ci tiene a far sapere che «le farfalle appartengono alle catene trofiche dell’ecosistema». Con le catene trofiche dell’ecosistema siamo arrivati evidentemente al dunque. E perciò avanti, tutti insieme nei prati, a cantare in coro: «L’ho presa, l’ho presa, la vispa Teresa…». Non crediate che sia uno scherzo. I farfal-cervelloni europei, nel dedicarsi a questa fondamentale attività, si impegnano senza risparmio. E infatti sulla pagina dell’European Butterfly Monitoring Scheme c’è già la chiamata alle armi: «Diventa un volontario che conta le farfalle», dice l’appello. Seguono istruzioni per registrarsi e diventare subito operativi. Attenti, però, è piuttosto impegnativo: infatti bisogna applicare rigorosamente il «metodo transetto», una procedura scientifica standardizzata, messa a punto da Ernie Polland nel 1974 nel Regno Unito. In che cosa consiste? Di fatto si tratta di contare le farfalle una per una, sperando che ci sia bel tempo. In effetti, senza la procedura standardizzata nessuno ci sarebbe mai arrivato che è meglio contare le farfalle quando c’è il sole rispetto a quando piove. Per fortuna Ernie Polland nel 1974 ha avuto questo colpo di genio. Così oggi, spiegano gli esperti, «ogni volontario può contare da qualche dozzina a qualche centinaia di farfalle al giorno» con il metodo del transetto. Unica avvertenza, mentre si è sul transetto a contare le farfalle, evitate di contare pure le pecore. Oppure rischiate di addormentarvi. Per il resto l’Europa può essere giuliva, magari stringendola viva, e gridando distesa «l’ho presa, l’ho presa». Finalmente, infatti, potremo sapere con precisione quante farfalle ci sono in Europa. Senza questo dato sarebbe difficile continuare a prendere sonno ogni sera. Qualcuno potrebbe pensare che sarebbe più interessante sapere quanti sono in Europa gli immigrati clandestini. O i delinquenti in libertà. O i truffatori a piede libero. O gli aspiranti kamikaze. Ma che ci volete fare se per l’Europa la priorità è contare i lepidotteri? Del resto così prevede il piano di ripristino della natura, che per altro «impone» pure l’aumento dei medesimi entro il 2030. Resta il dubbio, irrisolto finora, di come si faccia a passare dalla fase del conteggio a quella della moltiplicazione, ma su questo Bruxelles non rispondono. Si sa: sono i soliti farfalloni.
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta